BRUXELLES (WSI) – Una specie di ritornello circola nei corridoi della Commissione Ue e riguarda l’Italia. A preoccupare l’Unione europea non è tanto il debito pubblico italiano ma le banche che, nonostante le misure del governo, restano vulnerabili agli choc, anche per via della montagna di sofferenze lorde iscritte in bilancio.
A dirlo, come riporta un articolo de La Stampa, un alto funzionario europeo che si riferisce a un rapporto a firma della Commissione che indaga sullo stato di salute degli istituti di credito italiani. Dall’analisi emerge una situazione preoccupante in cui gli ostacoli si chiamano crediti deteriorati e sofferenze, un problema ben noto.
La Commissione sottolinea la persistente incertezza connessa all’adeguatezza degli accantonamenti per far fronte all’elevata massa degli Npl.
“Saranno le banche italiane in grado di sostenere la ripresa quando questa dovesse manifestarsi davvero?” si chiede l’esperto europeo. In altre parole: sapranno rispondere alla domanda di finanziamento quando le imprese chiederanno liquidità per riprendere la corsa interrotta ormai da quasi dieci anni?”
La maggiore preoccupazione per la Commissione non è la manovra bis da 3,4 miliardi di euro chiesta all’Italia bensì le banche e il fatto che l’instabilità dell’Italia possa provocare un effetto domino sul resto d’Europa.
Una preoccupazione fondata sui numeri: l’esposizione delle banche francesi verso Roma pesa il 4% del Pil d’Oltralpe, quelle dell’Italia verso la Germania vale il 10% del nostro PIL.
“Numeri della paura di un contagio possibile – non ancora probabile – che dà da pensare a Bruxelles. Più del debito pubblico, almeno per ora. Anche se, visti i numeri, la situazione potrebbe cambiare nel giro di dodici mesi. In peggio“.