ROMA (WSI) – E ora si scopre che Banca Etruria – una delle quattro banche salvate per il rotto della cuffia con il decreto salva banche del governo Renzi – è anche il magazzino d’oro più grande dopo Bankitalia. E’ quanto riporta un articolo del Corriere della Sera, da cui emerge che:
“la Etruria è una piccola Fort Knox con il suo carico protetto in vari caveau, tanto da meritarsi il soprannome di «Banca dell’oro». L’istituto possiede anche al 100% un banco metalli, la Oro Italia trading. Tra lingotti dei clienti per circa 3,5 tonnellate (oltre 10 mila pezzi), lingotti di proprietà della stessa banca che ha una giacenza media giornaliera sulle due tonnellate e impieghi per il distretto industriale orafo di Arezzo, altre 4 tonnellate, il conto totale è di 9 tonnellate e mezzo. Si tratta per buona parte di oro puro che viene distribuito in vari caveau segreti, di cui almeno uno è in località Arezzo anche se non segnato sulle mappe di Google, per ovvi motivi. Il controvalore di mercato fa una certa impressione: stiamo parlando di un tesoro da 310 milioni di euro. Sebbene a distanza siderale è la più grande concentrazione di oro in Italia dopo quella di Bankitalia. (….) Il pezzo che andava di più era quello da 250 grammi, seguito dal «lingottone classico» da un chilogrammo (31 mila euro). Esiste anche un identikit: il cliente tipo dell’istituto risulta avere circa 200 mila euro depositati, di cui il 10 per cento circa in oro fisico. Poi in banca, oltre ai privati, ci sono anche clienti istituzionali che hanno depositato lingotti per milioni di euro”.
Il quotidiano ricorda come proprio Luigi D’Angelo, il pensionato suicida correntista di Banca Etruria, avesse investito tramite l’istituto sull’oro. Esattamente, D’Angelo era in possesso di un
“lingotto d’oro di 100 grammi puro al 999 per mille con il timbro dalla London Good Delivery, una delle raffinerie più accreditate al mondo. Valore di mercato a ieri: 3.131 euro”.
Nelle ultime ore è emersa la possibilità che per la banca si prospetterebbero anche i reati di falso in bilancio e bancarotta (oltre che per conflitto di interesse, ostacolo alla vigilanza, truffa e false fatturazioni). Lo ha reso noto un articolo de La Stampa, facendo notare che, nel caso di bancarotta accertata, le condanne potrebbero essere da sei mesi a due anni – in caso di bancarotta semplice – e da tre a sei anni – in caso di bancarotta fraudolenta.
Ieri si è conclusa l’audizione presso la Prima commissione del Csm del procuratore di Arezzo Roberto Rossi, che sta indagando su Banca Etruria. Il presidente della Prima commissione, Renato Balduzzi, ha affermato:
“Allo stato non ci sono gli estremi per l’apertura di una pratica per incompatibilità ambientale o funzionale: abbiamo ascoltato un magistrato sereno che dà prova di imparzialità” e che dunque “Non c’è un caso Rossi”, in riferimento al fatto che il Pm indaga su Banca Etruria e allo stesso tempo è consulente giuridico della presidenza del Consiglio.
Ancora, Balduzzi ha definito l’intervento di Rossi nel corso dell’audizione “lineare e convincente”. Rossi dunque sarebbe a suo avviso un “magistrato indipendente e imparziale in un ambito giudiziario comunque relativo a una città di provincia” per questo l’orientamento della commissione è quello di “non aprire una pratica per incompatibilità ambientale e funzionale”. Il PM di Arezzo ha risposto “in modo convincente ed esauriente” a tutte le domande, “manifestando la disponibilità a chiarire tutti gli aspetti sia sull’incarico di consulenza sia sulle indagini in essere. Ed anche manifestando serenità, imparzialità ed indipendenza rispetto ai procedimenti di cui si occupa”.
Sempre ieri un gruppo di risparmiatori che hanno perso tutto puntando sulle obbligazioni subordinate di Banca Etruria si è radunato di fronte alla sede di Arezzo, cercando anche di entrare nella sede dell’istituto, e sferrando anche pugni contro i vetri. Momenti di tensione, le forze dell’ordine sono intervenute ma non c’è stato alcuno scontro. Il presidio è stato organizzato dal comitato ‘Vittime del salva-banche’