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È il giorno della BCE: perché taglierà i tassi di interesse

Fari dei mercati accesi oggi sulla riunione della BCE che – forte del raffreddamento dell’inflazione, vicina al target del 2% – dovrebbe procedere al secondo taglio dei tassi, dopo quello dello scorso giugno. Ma se il tasso sui depositi – da anni quello di riferimento per il costo del denaro – scenderà probabilmente di 25 punti base, con la riunione di giovedì entra in vigore il nuovo regime con cui la Bce orienta la politica monetaria. Con il risultato che il tasso sui rifinanziamenti alle banche scenderà probabilmente di 60 punti base: 25 dei quali di riduzione del costo del denaro, e 35 a causa di un aggiustamento tecnico previsto del nuovo ‘quadro operativo’ annunciato dalla Bce a marzo.

Ma questo è solo il primo passo di un processo di riduzione del costo del denaro destinato a continuare. Gli analisti si aspettano che, dopo il taglio da 25 punti base di oggi, la BCE possa ancora tagliare a dicembre e con cadenza trimestrale nel corso del 2025. Salvo sorprese in negativo dell’inflazione, che potrebbero aprire alla possibilità di tagli più frequenti: su questo le parole di Lagarde potrebbero fornire indizi oggi.

L’opinione degli analisti sui tassi

La decisione sembra scontata: grazie ad un’inflazione al 2,2%, parametro molto vicino al target di inflazione del 2%, la banca centrale europea dovrebbe agevolmente tagliare tassi di interesse, dopo la prima sforbiciata di giugno. La pensano così mercato e analisti, che mettono in conto un taglio del tasso sui depositi di 25 punti base dal 3,75% al 3,50%.

Al di là del nuovo intervento sul costo del denaro, gli esperti concentreranno l’attenzione su eventuali indicazioni in merito alle prossima mosse dell’istituto di Francoforte.

A questo proposito, Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO, ribadendo la sua stima di un terzo taglio a dicembre, dubita che il Consiglio direttivo fornirà molte indicazioni che vadano oltre settembre, mentre si aspetta la conferma di una strategia dipendente dai dati.

“Contrariamente a quanto avvenuto all’inizio dell’anno, l’attuale valutazione del mercato sembra ragionevole e sostanzialmente in linea con la nostra previsione di base, che da tempo vede tagli trimestrali dei tassi a partire da giugno 2024. Se da un lato pensiamo che la BCE non abbia fretta di tagliare i tassi, dall’altro non vuole tenerli troppo alti per troppo tempo. Riteniamo che le decisioni continueranno ad essere prese riunione per riunione e che i dati dei prossimi mesi determineranno la velocità secondo cui la BCE continuerà a rimuovere ulteriori restrizioni”.

Fari sulle previsioni macro

Nel corso della consueta conferenza stampa post-meeting, la BCE fornirà inoltre un aggiornamento sulle sue proiezioni economiche, che offriranno una panoramica sull’equilibrio dei rischi percepiti e sulle previsioni future per l’inflazione e la crescita economica.

Le attese sono per una lieve riduzione delle proiezioni di crescita data anche la sempre più preoccupante debolezza dell’economia tedesca che conta per il 29% sul Pil dell’eurozona dopo che in luglio la produzione industriale del paese ha registrato un pesante calo del 2,4% su mese e del 5,3% su anno.

Secondo quanto sostiene François Rimeu, Senior Strategist, Crédit Mutuel Asset Management, le stime dovrebbero inoltre confermare la fiducia dell’esecutivo nel conseguimento dell’obiettivo di inflazione nella seconda metà del 2025. La presidente Christine Lagarde dovrebbe inoltre ribadire che l’orientamento della politica monetaria rimane restrittivo ma aprire la strada ad ulteriori tagli dei tassi che con ogni probabilità continueranno a essere annunciati in concomitanza con le pubblicazioni delle nuove stime trimestrali dello staff Bce.

“La Presidente Lagarde sottolineerà ancora una volta che la BCE manterrà un approccio data-dipendente e meeting-by-meeting per i successivi aggiustamenti. Pertanto, non si prevede che Lagarde condivida alcuna indicazione futura al di là di questa riunione. Per quanto riguarda le proiezioni macroeconomiche aggiornate della BCE, con rischi al ribasso per le prospettive di crescita, ci aspettiamo cifre più basse soprattutto per il 2024 e proiezioni che prevedono una diminuzione dell’inflazione al target del 2% nell’ultimo trimestre del 2025 senza variazioni”.

Rimeau è inoltre convinto che la decisione della BCE di tagliare i tassi a settembre dovrebbe dunque essere motivata dall’indebolimento dello slancio economico dell’Eurozona. Nonostante il continuo aumento dei prezzi dei servizi – sostiene ancora l’esperto –  la BCE dovrebbe mantenere la fiducia nel percorso dell’inflazione (cioè verso l’obiettivo del 2% entro la fine del 2025).

“Riteniamo che i rischi siano di tipo dovish (riduzione dei tassi d’interesse europei e della valuta euro), considerando l’attuale slancio economico. Di conseguenza, è probabile che Lagarde tenga aperta la porta a un altro potenziale taglio in ottobre.”

Morgan Stanley vede euro debole

In attese dall’esito finale sui tassi, gli analisti di Morgan Stanley hanno rimesso a punto le stime sull’euro/dollaro. Secondo la banca americana, la moneta unica scenderà a 1,02 dollari entro fine anno, con un deprezzamento di circa il 7% rispetto ai livelli attuali, ha dichiarato in un’intervista a Bloomberg il responsabile della strategia sui cambi del Gruppo dei 10, David Adams. Questa visione di base si basa sul fatto che la banca centrale continuerà a tagliare i tassi d’interesse nelle sue prossime tre riunioni, insieme al potenziale di una mossa di mezzo punto.

L’opinione è la più ribassista tra gli analisti valutari intervistati dall’agenzia americana, con il consenso che prevede un aumento dell’euro per chiudere l’anno a 1,11 dollari.

“Il mercato può concentrarsi sul fatto che la BCE potrebbe effettuare tagli più profondi e più rapidi di quelli attualmente previsti”, ha dichiarato Adams, ex collaboratore della Federal Reserve Bank di New York. “La riunione di questa settimana potrebbe rivelarsi un importante catalizzatore per il mercato”.