Era già accaduto negli anni Sessanta, allora i migranti erano italiani, ma la frontiera, la stessa: quella del Brennero. Ora, il governo austriaco annuncia per bocca del ministro della Difesa, Hans Peter Doskozil, che il confine fra Italia e Austria potrebbe essere completamente chiuso, per impedire che il flusso di migranti dal nostro Paese, previsto in aumento per i prossimi mesi, si possa riversare senza controllo nel territorio tirolese. “Se l’Italia continuasse a far passare i profughi e non prendesse indietro i respinti con il Tirolo trasformato in sala d’attesa”, ha dichiarato il ministro, “chiederemo all’Italia di poter controllare noi anche sul suo territorio. Pronti, nel caso più estremo, a chiudere i confini”. Il progetto di Vienna comprende la costruzione di una recinzione di 250 metri che consenta il controllo più efficiente dei passaggi; non un muro alla guisa di quello Ungherese, ma comunque un messaggio chiaro: il tetto prefissato a 37.500 richieste d’asilo all’anno dall’Austria sarà credibile solo se, raggiunto tale limite, nessun migrante potrà passare il confine. Una mossa ineccepibile in un’ottica puramente nazionale, ma che nel contesto dell’Unione Europea scarica l’onere di accogliere i migranti sui quei partner che dovrebbero essere, in questa crisi umanitaria, alleati e solidali.
Le reazioni della politica italiana, infatti, non si sono fatte attendere. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, si auspica fra le righe che la mossa abbia un valore più propagandistico che concreto, in vista delle prossime elezioni che a breve si terranno in Austria. Ma se così non fosse “sarebbe grave perché significa dimenticare che i problemi vanno affrontati insieme” e sarebbe “un brutto segnale per l’Europa. Vediamo di che si tratta, nel senso che se si tratta solo di parole e gesti simbolici penso che non ci saranno conseguenze sul terreno alla frontiera, se invece ci saranno davvero muri sarebbe molto grave”. Analogo anche commento del presidente del Consiglio Matteo Renzi: “Agli amici austriaci dico che il Brennero non è solo il tunnel per collegare i nostri Paesi, il Brennero è un luogo di lavoro per molte aziende, ed è un simbolo. Non faremo finta di nulla se qualcuno viola le regole”.
Dal passaggio del Brennero passano 140 miliardi di euro d’interscambio, rallentarne il passaggio avrebbe costi non indifferenti, a partire dal turismo che dal Nord si riversa in Alto Adige e Trentino. Quella dell’Austria è la seconda “reintroduzione temporanea” dei controlli ai confini interni all’area Schengen operata a danno dell’Italia dopo quella della Francia al confine fra Ventimiglia e Mentone.