ROMA (WSI) – “Dobbiamo tutti augurarci che il Monte Paschi risolva finalmente i suoi problemi di ricapitalizzazione e di sistemazione dei crediti in sofferenza, che le quattro good bank (Marche, Ferrara, Chieti, Etruria) trovino un compratore, che il fondo Atlante completi il salvataggio degli istituti veneti e non solo”.
Scrive così dalle pagine de Il Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli che in un lungo articolo definisce “un’opaca vicenda bancaria” la storia del Monte dei Paschi e del licenziamento dell’ad Fabrizio Viola che, “in altri tempi, avrebbe scatenato forti polemiche”.
De Bortoli ripercorre le tappe del caso MPS, dalla telefonata del ministro Padoan, su richiesta di Renzi per licenziare l’amministratore delegato Fabrizio Viola al cui posto arriva Marco Morelli – “professionista molto apprezzato ma con un passato nell’ istituto senese” – all’accordo tra il governo e la banca americana Jp Morgan del quale non sappiamo nulla.
“Renzi incontra a pranzo a palazzo Chigi il numero uno Jamie Dimon su sollecitazione di Claudio Costamagna, presente l’ex ministro Vittorio Grilli, oggi in Jp Morgan. Una delle più grandi banche d’ investimento mondiali promette di impegnarsi nell’ aumento di capitale di Siena, nella concessione di un finanziamento ponte (bridge financing) finalizzato alla successiva cartolarizzazione dei crediti in sofferenza (non performing loans). Agli americani Viola non piace, preferiscono Morelli che ha lavorato con loro. La Bce non gradisce la sostituzione”.
De Bortoli sottolinea come a destare preoccupazione sono proprio gli accordi che l’istituto senese ha sottoscritto con la banca d’investimento Usa:
“Qui la vicenda si complica. E si fa oscura. Al momento non risulterebbe firmato alcun contratto tra Mps e Jp Morgan per il prestito e la cartolarizzazione. Particolare curioso. Solo un pre underwriting agreement, e solo per l’ aumento di capitale: poco più di una stretta di mano (…) In sintesi, l’ operazione è questa. Mps cede 9 miliardi di sofferenze nette su 28 lorde (…) Il prestito guidato da Jp Morgan però sarebbe concesso con la garanzia di tutti i non performing loans. Se qualcosa dovesse andare storto, la banca d’ affari si prenderebbe tutti i 28 miliardi a un prezzo effettivo di 18 centesimi contro i 33 riconosciuti alla banca, di cui 27 pagati subito. Il margine di guadagno potenziale sarebbe elevatissimo. E Atlante, cui partecipano 69 istituzioni italiane, compresa la Cassa depositi e prestiti con i soldi del nostro risparmio postale, perderebbe tutto”.
Da qui l’accusa alla banca di investimento Usa definita sì un’istituzione seria, ma certo “un po’ più di trasparenza nei rapporti con il governo e nella ristrutturazione del capitale Mps” appare opportuna.