NEW YORK (WSI) – Tempo due anni, nel 2020, e in Europa si realizzerà la tempesta perfetta. Tanti i fattori in gioco: Jens Weidmann che porrà fine al quantitative easing, la riforma di Macron che non risolverà nessuno dei problemi strutturali della regione, l’Italia sempre più euroscettica e infine la guerra commerciale di Trump. Ma andiamo per ordine.
È sempre più evidente che alla fine del 2019 Jens Weidmann, attuale presidente della Bundesbank, sostituirà Mario Draghi al timone della Banca centrale europea. Il cambiamento in termini di politiche economiche sarà radicale. Il falco Weidmann crede in una moneta forte e in una bassa inflazione e più volte ha espresso la sua opposizione a tutto ciò che Mario Draghi ha rappresentato negli ultimi anni manifestando la sua volontà di fermare il programma di Quantitative easing e di sostituirlo con tassi di interesse più elevati. Cosa succede quando i tassi di interesse aumentano? Se salgono troppo in fretta, i mercati crollano.
Poi c’è Emmanuel Macron. La stampa finanziaria ridicolizza il Presidente americano Donald Trump e considera il suo omologo francese una manna dal cielo. Eppure, se si considerano le loro politiche precedenti, si trovano similitudini ma a livello di risultati no. Poi c’è l’imminente guerra commerciale di Donald Trump.
E infine le elezioni italiane. L’Italia è ufficialmente un paese euroscettico. Le parti principali impegnate nel progetto di integrazione europea sono state sconfitte ed è difficile prevedere se il paese avrà un governo. Il Movimento 5 stelle ha ottenuto il maggior numero di seggi, mentre il Partito Democratico sta implodendo: la base vuole sostenere un governo M5S perché “è qui che sono andati i nostri elettori”, ma la probabile leadership futura sotto l’ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda non ha alcuna intenzione di farlo. La Lega ha la coalizione più forte, ma non ha i numeri.
Mario Draghi sarà eventualmente disponibile per la carica di primo ministro di un governo presumibilmente tecnico solo nel 2019 e il M5S potrebbe finire per aiutarlo, ma sostenere un esecutivo tecnocratico sarebbe la fine del movimento di protesta. L’altra faccia della medaglia è che una volta che Draghi non sarà più a capo della BCE, e non si potranno mantenere bassi i tassi di interesse a vantaggio dell’Italia, le argomentazioni a favore di un’Italia che rimanga nell’area dell’euro si esauriranno.