Nel primo trimestre del 2018, il PIl degli Stati Uniti è cresciuto del 4,6% a tassi di cambi correnti durante il primo trimestre. Un dato dunque che – come fa notare come fa notare Peter Diekmeyer in un articolo pubblicato sul sito Sprott Money — se letto superficialmente conferma che tutto sta andando a gonfie vele.
“Le aziende hanno aumentato le vendite. I lavoratori hanno ottenuto aumenti salariali. Trump deve dunque aver ragione, l’America sta tornando grande di nuovo” si legge nell’articolo
Ma è realimente cosï? No, se si misura la produzione economica degli Stati Uniti in base al numero di Big Mac che si possono acquistare:
“Misurato in questo modo, quello che è emerge è che l’America è in una grande depressione da dieci anni”.
Facciamo un passo indietro. L’indicatore messo a punto dall’Economist utilizza il famoso hamburger come strumento per determinare il potere d’acquisto.
“L’idea è verificare se i tassi di cambio correnti misurano adeguatamente ciò che le persone possono acquistare con quei soldi. Un Big Mac, che ha gli stessi ingredienti in tutto il mondo e la cui ricetta è cambiata poco negli ultimi trent’anni, fornisce in tal senso uno strumento eccellente. L’hamburger contiene anche importanti input legati all’affitto, al lavoro e alle tasse” continua l’articolo.
Alla luce di questi indicatori, emerge che gli Stati Uniti sono in una grande depressione in questo momento.
In termini ufficiali, il PIL degli Stati Uniti è stato pari a $ 19,4 trilioni nel 2017. Si tratta di un aumento del 33% rispetto ai $ 14,5 trilioni registrati nel 2007. Tuttavia, mentre con quei con 14,5 trilioni di dollari si potevano acquistare 4,25 trilioni di Big Mac (allora costavano 3,41 dollari ciascuno), nel 2017, a il numero è sceso fino 3,83 trilioni (prezzo è salito a $ 5,06). Ciò suggerisce che il PIL degli Stati Uniti, misurato in termini di Big Mac, è diminuito del 10% tra il 2007 e il 2017.