Alla prima “defezione” nella zona euro da parte di una delle economie più grandi, un’ondata di default rischia di abbattersi sull’Eurozona. Sono le previsioni catastrofiche messe in evidenza nell’ultima newsletter di Eurointelligence. Secondo gli analisti del sito economico americano “l’unico modo per evitare una situazione del genere è che la Bce inizi a stampare moneta per coprire le perdite”.
Un segnale che il rischio di default sta crescendo, con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali in Francia e con la possibilità che si tenga un voto anticipato in Italia, arriva dai Target2, il sistema dei pagamenti tra le economie e le banche centrali dell’Eurozona. Come viene messo in evidenza da Eurointellingence “mese dopo mese in Germania c’è un aumento del surplus dei Target 2, che a metà febbraio hanno raggiunto il record di 814 miliardi di euro, in crescita di 20 miliardi rispetto al mese precedente”.
Sono debiti che dovranno essere restituiti dalla banca centrale nazionale in caso di uscita di uno Stato membro dal blocco (Frexit, Grexit o Italexit che sia). Questo trend, sottolineano gli esperti, “lascia pensare che dall’altra parte ci sarà qualche paese, in cui il deficit aumenta. E’ il caso per esempio di Spagna e Italia, che a gennaio hanno visto il rosso salire rispettivamente a 350 e 364 miliardi di euro”. L’aggiornamento di questi dati accresce i timori sulla tenuta dei paesi deficitari.
Prendiamo il caso dell’Italia, che nei primi due mesi del 2017 ha visto aumentare le proprie esposizioni debitorie verso il resto dell’area di quasi 30 miliardi (+29,5 miliardi), arrivando alla cifra record d 386,1 miliardi. L’accelerazione dei deflussi di capitali dall’Italia è un segnale allarmante, perché segnalala progressiva perdita di fiducia del mercato verso la nostra economia, con una progressiva percezione del rischio default.
Dalla metà dello scorso anno, la posizione debitoria della Banca d’Italia verso la BCE è peggiorata di quasi 100 miliardi e non a caso, nello stesso arco di tempo, i rendimenti dei Btp si sono impennati. I titoli di Stato decennali sono passati dall’1,34% di fine giugno 2016 al 2,25% attuale e lo Spread tra Btp e Bund si è allargato.
Cosa succederebbe – si chiedono gli esperti – se qualunque dei governi in deficit non riuscisse a ripianare i debiti, soprattutto in caso di uscita dall’euro. Una situazione del genere causerebbe stress finanziari e conflitti politici su entrambi i fronti tali che difficilmente potrebbero essere risanate le posizioni debitorie. È il motivo per cui una uscita dell’euro costituisce l’anticamera a una serie di default massicci, che non avrebbe precedenti nella storia economica.