Investimenti

Le confessioni di un banchiere su come la grande finanza vince sempre

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Dalla scatola nera della finanza, come ama definirla Guido Maria Brera, confondatore del gruppo Kairos, fuoriescono confessioni poco confortanti sul modo col quale i soldi, oggi, passano da una mano all’altra. Lo sanno bene gli obbligazionisti delle quattro banche regionali salvate, i quali hanno perso, in alcuni casi, i risparmi di una vita; minore consapevolezza esiste sul fatto che, qualcuno, con i prestiti problematici che hanno affossato le banche, riuscirà a estrarre, “pepite d’oro”.

A parlare è il personaggio del romanzo scritto dal golden boy della finanza e intitolato “I diavoli”: Bruno Livraghi. La libertà di queste opinioni è protetta dalla fantasia; anche se è chiaro che l’autore dispone certamente di tutta la consapevolezza della materia di cui tratta.

“Il mondo dei gestori si divide sostanzialmente in due grandi gruppi”, afferma Livraghi, “da una parte ci sono i gestori descritti dalla ‘Grande Scommessa’ (‘The Big Short’), il film candidato all’Oscar sulla crisi del 2008. Sono spesso dei matematici, sono molto tecnici e studiano le incongruenze dei mercati da un punto di vista quantitativo. La seconda categoria è molto più complessa: si tratta infatti di gestori che influenzano la vita politica ed economica dei Paesi in cui operano.

Ma non è che i secondi siano necessariamente i cattivi della finanza, perché la morale

“Non esiste in finanza, e non appartiene a nessuna delle due categorie. Chi fa soldi è pagato per far soldi”. “Il problema può nascere quando il rapporto tra regolato e regolatore diventa ambiguo”.

Nel gruppo dei gestori che influenzano la politica sono compresi quelli attivi dopo i crolli del mercato, quando lo stato interviene per ridefinire le condizioni per le quali avviene il risanamento.

Queste persone agiscono nelle fasi di ricostruzione ed investono su operazioni spesso garantite dalla politica. La loro sfera di influenza è ampia e va dalle riforme all’introduzione di strumenti innovativi generosamente suggeriti – da loro stessi o tramite banker – ai dicasteri finanziari di stati sovrani.

Un aspetto molto interessante per l’attualità, nella quale l’alter ego di Guido Maria Brera esprime un giudizio molto cinico sulla risoluzione del nodo dei crediti deteriorati del sistema bancario italiano:

Sono pronto a scommettere che a breve, in Italia, verrà varata una riforma sul diritto fallimentare e verranno accelerate tutte le procedure; verranno limitati i diritti dei debitori e questa riforma potrà essere servita su un piatto d’argento ai compratori di Npl’s che dovranno recuperare i crediti deteriorati.

In conclusione:

I grandi patrimoni, al contrario delle persone comuni, hanno accesso a strumenti di investimento più esclusivi e meno rischiosi. Quando la banca dei piccoli risparmiatori collassa, interviene un fund manager che va a rovistare nelle macerie ed estrae pepite d’oro. La falla sta nella circolarità di questo processo che massacra i piccoli e fa fare soldi a palate ai più grandi.