Mercati concentrati sulle prossime mosse delle banche centrali. Oggi appuntamento con la Bank of England che, come da previsioni dei trader, non ha toccato i tassi di interesse, rimasti invariati allo 0,25%. A Piazza Affari si fanno sentire i cali dei titoli bancari, su cui tornano nuovamente le vendite. I dati macro provenienti dal Regno Unito hanno confermato la solidità dell’economia britannica a dispetto della Brexit. Di conseguenza, i trader hanno tagliato le loro aspettative su un eventuale taglio dei tassi prima della fine dell’anno.
Tutti gli economisti intervistati da Bloomberg prevedevano anche che il programma di QE sarebbe stato lasciato invariato, con un target per l’acquisto di asset di 435 miliardi di sterline. Da segnalare che dal giorno del referendum nel Regno Unito, il 23 giugno, la sterlina è scesa dell’11% nei confronti del dollaro, alimentando la crescita dei prezzi alle importazioni. Le autorità monetarie del Regno Unito tengono d’occhio l’evoluzione dell’inflazione.
In generale, gli investitori non vogliono correre grandi rischi attesa delle riunioni anche di Bank of Japan e Fed, in calendario la prossima settimana. Chiusi per festività i mercati azionari di Cina, Taiwan e Corea del Sud. Sulla borsa di Tokyo, l’indice Nikkei ha ceduto oltre -1,26%, a 16.405,01 punti. sulla scia dell’apprezzamento dello yen.
Alert sul mercato monetario
Dai dati di Investment Company Institute resi noti da Bloomberg emerge che i fondi ‘prime’, ovvero i fondi che vanno a caccia di rendimenti più alti acquistando strumenti finanziari come titoli di credito a breve termine emessi da aziende, banche e finanziarie, hanno assistito a quello che viene definito un vero e proprio esodo. I loro asset sono crollati di quasi $700 miliardi dall’inizio del 2015, a $789 miliardi. E le previsioni non sono affatto positive. Peter Yi, direttore della divisione di reddito fisso a breve termine di Northern Trust, con sede a Chicago, che gestisce $906 miliardi, prevede un ulteriore fuga da parte degli investitori dei fondi prime fino a $200 miliardi nei prossimi 30 giorni. TD Securities stima un esodo maggiore, fino a $300 miliardi.
Il motivo si spiega con l’entrata in vigore di una nuova legge, il prossimo 14 ottobre, che richiederà agli istituti prime e ai fondi esenti da tasse di porre fine a una pratica, durata 30 anni, di fissare le azioni al valore di $1. Soltanto i fondi che detengono debito governativo potranno mantenere quel livello.
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