I mercati temono che il Quantitative Easing targato Bce possa concludersi a marzo e che Draghi non ne amplierà portata e durata. Al contempo scommettono sempre di più sulla vittoria di Hillary Clinton su Donald Trump, dopo il terzo e ultimo dibattito presidenziale televisivo tra i due candidati alla Casa Bianca. A confermarlo è stata la reazione dei futures su Wall Street, ma anche il trend del peso messicano sul forex, che si è attestato al massimo in sei settimane.
In generale, Wall Street guarda a una sempre più probabile vittoria di Hillary Clinton nell’Election Day come un fattore positivo per l’azionario, in quanto la sua presidenza viene interpretata come la conservazione dello status quo. E’ anche vero, tuttavia, che i mercati sarebbero meno rialzisti se i democratici conquistassero il controllo anche del Congresso in quanto, in quel caso, potrebbero essere varate norme su tasse e nuove regole per il mondo della finanza in particolare e corporate in generale.
Sul valutario, da segnalare che l’euro viaggia ai minimi da luglio verso il dollaro, a sua volta spinto dalle speculazioni su un imminente rialzo dei tassi da parte della Fed. Petrolio in retromarcia dopo la corsa di ieri in seguito ai dati Usa che hanno mostrato un calo delle scorte su base settimanale. Azionario asiatico positivo, con l’indice di riferimento MSCI Asia Pacific Index al massimo in un mese, sulla scia degli acquisti sui titoli del settore energetico.
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