SIENA (WSI) – Il presidente di BMps Giuseppe Mussari e l’allora deputato del Pd, poi sindaco della citta’, Franco Ceccuzzi, avevano un confronto ”pressoche’ quotidiano sui temi politici nazionali e locali e in particolare quindi sulle decisioni da assumere in seno alla banca”.
E’ quanto si legge negli atti di un’inchiesta su Millevini, ristorante di Enoteca Italiana di Siena. Cinque le persone indagate.
Oggi sono stati ascoltati Mussari e Ceccuzzi a Salerno: i verbali sono stati subito secretati. L’ex presidente del Montepaschi e l’ex sindaco Pd di Siena sono stati messi sotto torchio per ore nella caserma della Guardia di Finanza.
Intanto e’ saltato l’interrogatorio previsto domani dell’ex dg Antonio Vigni. Oggi sarà ascoltato invece Morelli, già direttore generale di Mps.
(Agenzie)
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Di Gian Marco Chiocci
Ecco la prova dell’asse Mussari-Pd. Fra le carte di un’inchiesta indirettamente collegata al Monte dei Paschi e concernente l’affidamento del ristorante senese «Millevini» dell’ente pubblico «Enoteca italiana» a una società (la Montenegro Srl) riconducibile al figlio del fantino Andrea «Aceto» Degortes, esce il riscontro del patto d’acciaio tra il partito di Bersani e la banca rossa che più rossa non si può.
E soprattutto escono comprovati i rapporti di un certo tipo fra 1’ex presidente dell’istituto di credito Giuseppe Mussari (molto amico di «Aceto jr») e l’ex sindaco Pd Franco Ceccuzzi, ricandidato a sindaco dal Pd nazionale come faccia «nuova» del partito nella città del Palio, costretto però a rinunciare alla corsa per un avviso di garanzia relativo al crac del pastificio Amato, avviso ricevuto in tandem con l’onnipresente Mussari.
«ACCORDI SU TUTTO» – Stando a un’ informativa dei carabinieri di 27 pagine, riassuntiva di un bel po’ di intercettazioni disposte sull’utenza di Mussari tra il gennaio e l’aprile 2010, la coppia si confrontava «pressoché quotidianamente sui temi politici nazionali e locali e in particolare quindi sulle decisioni da assumere in seno alla banca» con tutto ciò che ne consegue a livello di amministrazione della città perennemente in mano alla sinistra.
Il fascicolo aperto dal pm Natalini, già nel pool che indaga su Antonveneta ha riguardato non solo l’affidamento della gestione del ristorante «Millevini» ma alcune verifiche preliminari sulla vendita di appartamenti da parte della «Valorizzazioni immobiliari», già controllata Mps, che con escamotage avrebbe garantito «garanzie preferenziali» a persone orbitanti intorno al «gruppo politico imprenditoriale» conosciuto, per l’appunto, come «gruppo della Birreria».
QUEI LEGAMI COL PD – Nell’inchiesta ci son finiti dentro i figli di «Aceto», Antonio e Alberto Degortes, e avvisi di garanzia sono piovuti all’indirizzo del presidente dell’Enoteca italiana, Claudio Galletti, al direttore Fabio Carlesi, e alla compagna di Antonio Degortes. L’ipotesi di reato è concorso in «turbata libertà degli incanti» rispetto alle presunte anomalie verificatesi nelle procedura di affidamento «non in evidenza» e senza gara.
A pagina 5 dell’informativa dei carabinieri ecco uscire la bomba politica: «Le intercettazioni hanno messo in evidenza come in quel periodo l’avvocato Giuseppe Mussari, espressione dell’anima diessina del Partito democratico, riconfrontasse pressoché quotidianamente su temi politici nazionali e locali, e in particolare quindi sulle decisioni da assumere in seno alla banca da egli presieduta, con i conseguenti riverberi sulle amministrazioni e imprese ad esse collegate, con l’onorevole Franco Ceccuzzi (nelle note definito già deputato con l’Ulivo e col Pd, che a maggio 2012 ha annunciato le dimissioni legate principalmente alla crisi finanziaria che ha colpito Mps)».
ANIME DIVERSE NEL PARTITO – Le stesse intercettazioni- continuano i carabinieri – avevano messo in luce «come gli argomenti cardinali delle conversazioni fra il presidente dalla Banca Mps e 1′ onorevole del Partito ?democratico fossero il difficile equilibrio tra le due anime del partito, quella di loro riferimento ?e quella minoritaria di provenienza ciellina soprattutto in relazione alla candidatura a sindaco di Siena proprio del Ceccuzzi alle elezioni 2011».
L’ASSOCIAZIONE DEGLI AMICI – A forza di sentire telefonate i militari dell’Arma annotano come «numerosissime appaiono le conversazioni tra Mussari, Ceccuzzi, Antonio Degortes, Mauro Rosati (membro del Cda di Antonveneta, ndr) e Andrea Bellandi (socio della Birreria in piazza del Campo, ritrovo di Mussari &Co, ndr), personaggi accomunati da forti interessi economici ed impegnati tra l’altro, insieme all’ avvocato Roberto Martini, nell’ attività della neonata associazione culturale Per Siena» che nelle intenzioni dovrebbe essere apartitica e invece, per gli inquirenti, promuoveva l’ascesa di Ceccuzzi a ?sindaco di Siena.
LA CAMPAGNA ELETTORALE – Al telefono Mussari e Ceccuzzi intensificano gli sforzi. Parlano del «destino politico del sindaco Pd uscente Maurizio Cenni e della candidatura di Ceccuzzi alla successione». Si soffermano sulle iniziative dei vari Bellandi e Rosati e di altri personaggi iscritti all’associazione «e l’onorevole pare interessato a raccogliere consensi trasversali per la propria candidatura anche sostenendo le attività della compagine associativa». Tutto questo per concludere che «la presenza a Siena di un gruppo politico-economico facente riferimento a Mussari» e al «gruppo della birreria» spingeva per la candidatura dell’onorevole Ceccuzzi, «cui seguivano discutibili nomine a seguito del suo successo elettorale».
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Sistema MPS: vendita al peggior offerente, purche’ componente della “birreria”
Dall’articolo di Andrea Greco e Francesco Viviano per “La Repubblica”
Ieri è stata una giornata rilevante anche per le indagini sul passato, sulla gestione che ha condotto la banca ad affidarsi al Tesoro. L’ex presidente di Mps (e dell’Abi) Giuseppe Mussari e l’ex sindaco di Siena Franco Ceccuzzi (entrambi indagati per concorso in bancarotta) sono stati interrogati a Salerno dal pm Vincenzo Senatore nell’inchiesta sul finanziamento di 19 milioni, nel 2007, all’immobiliare del Pastificio Amato, fallita nel 2011. Nelle stesse ore a Siena uscivano le carte di un’altra inchiesta, sulla vendita di immobili Mps agli “amici” Alberto e Antonio Degortes, figli del fantino Aceto.
Informative dei Carabinieri e intercettazioni telefoniche da cui emerge che in città regnava una lobby «politico imprenditoriale» denominata «gruppo della birreria», con ai vertici proprio Mussari e Ceccuzzi, più altri notabili cittadini. Gli inquirenti sul “Ristorante Enoteca Millevini” hanno accertato che alcuni palazzi di “Valorizzazioni Immobiliari” (Vim, ai tempi costola della banca locale) sarebbero stati ceduti a prezzi di favore seguendo «corsie preferenziali», e provocando un danno alle casse di Mps.
Tutto nasce da una «fonte confidenziale»: un imprenditore che aveva offerto 1,55 milioni per acquistare immobili di Vim, ma fu escluso dalla trattativa e si preferì vendere a un prezzo inferiore (1,4 milioni) a una società milanese. Quando l’imprenditore chiese spiegazioni, un funzionario di Mps gli rispose «la banca può vendere come vuole e a chi vuole», e che l’offerta milanese «non poteva essere rifiutata perché sponsorizzata da Mussari».
Nell’informativa è anche scritto: «Mussari, espressione dell’anima diessina del Pd, si confrontava pressoché quotidianamente con Ceccuzzi su temi politici nazionali e locali, e in particolare su decisioni da assumere in seno alla banca». Nel filone principale dell’inchiesta su Mps, invece, slitta il terzo interrogatorio all’ex dg Antonio Vigni, che oggi non ci sarà per l’assenza di un difensore.
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