NEW YORK (WSI) – A giudicare dalle dichiarazioni del governo e dagli articoli dei media nazionali, la preoccupazione principale della Russia non sono Turchia e Arabia Saudita in Siria, il crollo del petrolio o la svalutazione del rublo, bensì l’espansione della Nato. La dimostrazione è stata offerta dalla polemica scaturita dalla recente annessione al blocco del Montenegro, un paese che appena 16 anni fa era sotto le bombe dell’organizzazione transatlantica.
La Nato è consapevole della minaccia reale russa e pertanto ha provveduto a mettere a punto un maxi piano di difesa preventiva. Prevede lo schieramento di un numero ingente di truppe, carri armati e altri veicoli corazzati al confine est del blocco, in modo da non farsi trovare impreparati nel caso di un’eventuale scontro diretto con la Russia.
Lo scrive il Wall Street Journal, sottolineando che si tratterebbe di un dispiegamento di forze armate come non si vedeva dalla fine della Guerra Fredda. Il progetto ha visto, solo per il momento, lo stanziamento di almeno 3,4 miliardi di dollari. Il quotidiano svizzero Il Giornale del Popolo parla di “rischio di escalation tra Usa e Russia”.
“Presenza costante” del Pentagono nel Baltico
Alcuni paesi della parte più orientale della Nato e quindi più vicini alla Russia, hanno espresso forti preoccupazioni circa la minaccia russa, citando la necessità di un maggiore impegno degli Stati Uniti a difesa del Baltico, in particolare dopo l’intervento del presidente russo Vladimir Putin in Ucraina, un paese tuttora in piena guerra civile.
Il Pentagono dice quindi di avere risposto presente all’appello. Il vice segretario alla Difesa Robert Work ha fatto sapere che il nuovo programma militare, che prevede lo schieramento nell’area minacciata dei migliori e più moderni macchinari dell’esercito statunitense, ha proprio come obiettivo quello di rassicurare i paesi dell’Est Europa dalle mire espansionistiche russe.
Da parte sua il generale Ben Hodges, comandante delle forze americane in Europa, ha spiegato come il piano è stato studiato con lo scopo di creare “una presenza costante” di forze americane lungo i confini orientali della Nato.
Fonte: Wall Street Journal