Investimenti

Private equity: strategia da rivedere, i trend da seguire per battere il mercato

Tra il 2014 e il 2021 il settore del Private Equity in Italia ha registrato un performance superiore a quella del mercato azionario (+10% rispetto all’indice FTSE IT Small Cap). E il trend sembra destinato a continuare. Almeno, secondo il 75% degli operatori del settore ritiene che continuerà a generare “alpha” per l’intero ciclo di investimento anche in futuro. A metterlo in luce è un’ indagine condotta in Italia da Deloitte su 32 società del settore Private Equity, che allo stesso tempo evidenzia gli ostacoli che rischiano di ostacolare la generazione di over-performance e i trend che invece possono favorire valore sostenibile.

Gli ostacoli alla crescita e i trend da seguire

In Italia, secondo gli intervistati, i rischi principali che possano ostacolare generazione di over-performance del comparto sono l’escalation delle tensioni geopolitiche a livello globale (44%), protezionismo e interruzioni della supply chain (31%), il costo del denaro e l’andamento dei tassi di interesse (17%), trend demografici(6%).

Negli ultimi dieci anni, i settori che hanno maggiormente attratto l’interesse degli operatori di Private Equity italiani sono stati il Manufacturing (36%), Telco (22%), Fashion, Food e arredamento (22%), servizi tra cui Education, salute e servizi finanziari (14%), Energy (6%).

Tra i meta-trend che i fondi di Private Equity possono seguire per generare valore sostenibile, la Green Technology e la Digital Transformation emergono come i più rilevanti, indicati rispettivamente dal 47,2% e dal 63,9% degli operatori del settore.

“Investire in queste aree non solo favorisce la crescita delle aziende del portafoglio, ma risponde anche alla crescente domanda di soluzioni sostenibili e tecnologicamente avanzate da parte del mercato” – ha commentato Claudio Scardovi, Senior Partner e Private Equity Leader di Deloitte, secondo cui “I cambiamenti strutturali in corso nel settore potrebbero però minacciare il successo ottenuto in passato. Questa over-performance decorrelata rispetto all’andamento del ciclo macroeconomico è stata raggiunta anche attraverso il ricorso al debito ed al taglio dei costi.  Per continuare a generare over-performance gli operatori dovranno ridefinire le loro strategie d’investimento, puntando in particolare sulla gestione attiva della società investita, per ottimizzarne la capacità prospettica di generare non solo la redditività e l’EBITDA di breve periodo ma anche una crescita sostenibile nel lungo periodo”. “I fondi di Private Equity – continua – dovranno puntare sempre di più su strategie di investimento in grado di anticipare selettivamente i meta trend di creazione di valore globali, focalizzandosi maggiormente sull’evoluzione del modello di business ed operativo delle società investite per una loro reale trasformazione. Il supporto del Private Equity all’imprenditore ed al management dell’azienda investita è un fattore chiave per la sua migliore evoluzione competitiva”.

Inoltre, per sfruttare appieno il potenziale strategico delle operazioni di M&A, indicato dal 64% degli operatori come strategia significativa per la creazione di extra-rendimento, il Private Equity deve necessariamente posizionarsi come un partner operativo e non solo finanziario. Tale approccio consente infatti di migliorare la performance delle aziende acquisite attraverso la fornitura di competenze operative e strategiche.

Come è andato il 2023

Nel corso del 2023, il mercato italiano del private equity e venture capital ha registrato un calo degli investimenti per un controvalore pari a 8.162 milioni di euro, -12% rispetto al boom dell’anno precedente. Tuttavia, 8 operatori di Private Equity su 10 in Italia ritengono che il settore abbia over-performato il mercato azionario nel corso dell’ultimo decennio prevalentemente grazie a operazioni di M&A (64%) e crescita organica (33%) basata su internalizzazione, lo sviluppo di nuovi prodotti e l’individuazione di nuovi segmenti di mercato.

Allargando lo sguardo all’Europa, i fondi di Private Equity disponevano nel 2023 di 338 miliardi di euro di “dry powder”, capitale non ancora investito, che rappresenta una risorsa significativa per nuove opportunità di investimento. A livello globale, secondo alcune previsioni, è possibile per il settore raggiungere l’ambiziosa soglia di 26.000 miliardi di dollari di AUM entro il 2026 (fonte Preqin).