Oggigiorno la sostenibilità è uno degli elementi chiave per un’azienda di successo. Ma quante di esse sono veramente attente all’ambiente? Poche dice un’analisi effettuata da Bernoni Grant Thornton.
Valutando un campione di bilanci di sostenibilità delle società quotate nel segmento STAR di Borsa Italiana, emerge uno scenario in cui risultano essere ancora poche le società che forniscono dati precisi circa i risultati delle loro azioni in termini di minori emissioni e/o minore consumo di risorse.
“L’analisi mostra che solo il 20% delle società quotate al segmento STAR di Borsa Italiana fornisce dati precisi (in termini di minori emissioni /minore consumo di risorse) circa i risultati delle proprie azioni; un altro 20% informa di aver incrementato l’uso di energia da fonti rinnovabili, tramite impianti propri o tramite acquisto di energia ‘certificata’ come rinnovabile. I trend sono però incoraggianti in quanto tutte le 70 società del segmento, sebbene alcune in maniera superficiale, affrontano il tema dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale. Le indicazioni variano da società a società e si passa da semplici politiche di monitoraggio delle emissioni dei cicli produttivi a investimenti per ridurre i consumi, dall’uso di fonti energetiche rinnovabili all’attenzione alla selezione delle materie prime”.
Ha affermato Stefano Salvadeo, Co-Managing Partner e Head of Advisory Services di Bernoni Grant Thornton. Secondo gli ultimi dati disponibili (Energy Efficiency report 2018 Politecnico di Milano) il totale complessivo degli investimenti in efficienza energetica sostenuti dalle imprese nel 2017 è stato pari a 6,7 miliardi di euro e lo scenario futuro al 2021 mostra numeri ottimistici. Si prevedono, infatti, sostanziali incrementi degli investimenti che al 2021 potranno superare i 10 miliardi di euro.
Secondo l’analisi di Bernoni Grant Thornton il punto dolente riguarda la condivisione di obiettivi e risultati.
“Se si osservano i bilanci delle imprese in termini di programmi di sensibilizzazione verso i propri dipendenti, lo scenario risulta essere ancora peggiore. Le aziende che dichiarano di realizzare programmi di formazione e supporto al risparmio energetico rappresentano solo il 10% del totale. Un punto in realtà importante, poiché i dipendenti trascorrono molte ore sul luogo di lavoro e le aziende hanno la possibilità di dare il loro contributo anche in termini di educazione al consumo responsabile.Questo aspetto deve far riflettere gli imprenditori, solo con un miglioramento continuo, che coinvolga tutto il personale, i risultati potranno essere duraturi e rilevanti”.
Salvadeo sottolinea infine che oltre che ad essere eticamente giusta, l’attenzione all’ambiente e allo sviluppo sostenibile è anche una leva economica e finanziaria conveniente per le imprese.
“Questi aspetti risultano sempre più cruciali perché, da un lato migliorano il conto economico delle imprese portando benefici diretti e tangibili a livello di redditività, dall’altro perché sono in grado di attirare quegli investitori, come i fondi etici, che sempre più sono alla ricerca di aziende nelle quali la sostenibilità ambientale permea davvero tutti gli aspetti dell’impresa. La giuria del Good Energy Award, a settembre, premierà proprio le aziende che sapranno dimostrare di aver saputo investire concretamente in sostenibilità e, quindi, quegli imprenditori che sono stati così lungimiranti da aver capito che una maggior attenzione all’ambiente si può tradure in importanti ritorni economici per l’impresa, i dipendenti e la società”.
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