Prezzi ai minimi di un anno e 1,7 miliardi di dollari di capitalizzazione in fumo: non si arresta la caduta dei titoli Kobe Steel alla Borsa di Tokyo. Oggi hanno lasciato sul terreno il 17% del loro valore dopo il -20% di ieri in seguito all’ammissione del terzo gruppo siderurgico del Giappone di aver falsificato per anni (forse anche per dieci anni) i dati sulla qualità dell’alluminio, rame ma anche di polvere di ferro.
Il crollo delle ultime sedute non ha paragoni nella storia del gruppo. Con l’ondata di vendita odierna, le azioni sono precipitate ai minimi da un anno, per una perdita di $1,7 miliardi della capitalizzazione rispetto ai $4 miliardi e mezzo della chiusura di venerdì scorso. Nel frattempo, il costo per assicurarsi contro un eventuale default (prezzi dei Cds a 5 anni) sono quadruplicati in appena due giorni (vedi grafico sotto).
Nel corso di una conferenza stampa nel fine settimana, Naobe Umehara, vice presidente di Kobe Steel, ha ammesso che i dati sull’alluminio e sui prodotti in rame sono stati falsificati “sistematicamente”, una pratica che potrebbe risalire già ad una decina di anni fa senza che gli attuali amministratori ne fossero a conoscenza.
Nel mirino, in particolare, 20mila tonnellate di metalli realizzati negli ultimi due anni. Solo la positiva atmosfera complessiva del mercato azionario ha limitato i danni sui titoli delle aziende industriali coinvolte. Tra le case automobilistiche, Toyota, Mazda, Subaru e Nissan hanno ammesso di aver utilizzato prodotti di Kobel Steel, così come ha fatto Hitachi per i treni venduti in Gran Bretagna.
Finora i danni sembrano contenuti. Qualora dovessero emergere problemi di sicurezza su autoveicoli, aerei e treni, tuttavia, i mezzi di trasporto andrebbero ritirati immediatamente dal mercato, con conseguenze pesantissime sui loro costruttori. Lo scandalo di Kobe Steel ha spinto multinazionali del mondo dell’auto e degli aerei, come Toyota Motor, Ford Motor, Boeing e Mitsubishi Heavy Industries a ordinare delle indagini interne.
A questo proposito, oggi il ministero dell’Economia giapponese ha provato a riportare la calma in merito alla questione sicurezza, dichiarando che in nessun impianto nucleare sono stati utilizzati dei prodotti potenzialmente a rischio di Kobe Steel. Ma sui mercati finanziari i timori che il gruppo faccia crack crescono giorno dopo giorno.