Economia

Tim Gurner, è polemica: “Più licenziamenti per combattere l’arroganza dei dipendenti”

Per aumentare la produttività del lavoro nell’economia australiana, l’imprenditore australiano Tim Gurner, fondatore della società immobiliare Gurner Group, ha proposto un approccio insolito durante il vertice immobiliare dell’Australian Financial Review.

Secondo Gurner, la disoccupazione dovrebbe essere mantenuta al 40-50%, concentrandosi in particolare sul settore edile. Non capita tutti i giorni di vedere un amministratore delegato volere un modello economico peggiore di quello che c’è adesso, ma secondo Gurner è quello che ci vuole per combattere l’arroganza dei dipendenti, che secondo lui è aumentata durante il periodo della pandemia da Covid-19.

Gurner gestisce una società che ha un portafoglio di sviluppo e gestione del valore di 9,5 miliardi di dollari. Con un patrimonio netto stimato di 677 milioni di dollari, quest’anno è arrivato al 192° posto nella lista Rich 250, la classifica delle personalità più ricche australiane.

Le parole di Gurner

Secondo Gurner:

I dipendenti pensano che il datore di lavoro sia estremamente fortunato ad averli, mentre invece dovrebbe essere il contrario. Dobbiamo eliminare questo atteggiamento, e perchè questo avvenga si deve danneggiare l’economia. Dobbiamo ricordare alle persone che lavorano per il datore di lavoro e non viceversa.

Per il CEO, il crescente tasso di disoccupazione è un fattore positivo in quanto i licenziamenti si traducono secondo lui in “meno arroganza nel mercato del lavoro”, auspicando addirittura ancora più licenziamenti. nonostante Gurner chieda un tasso di disoccupazione del 40-50%, per fortuna il tasso di disoccupazione australiano è solo al 3,7%, secondo i dati di luglio.

Ma nel discorso di Gurner non c’è stato solo un attacco ai lavoratori. L’imprenditore australiano ha criticato anche i commercianti, affermando che la produttività è diminuita dopo la pandemia:

Le persone hanno deciso che non volevano più lavorare così tanto durante il Covid e questo ha avuto un enorme problema sulla produttività. Il settore commerciale ha decisamente rallentato la produttività. Negli ultimi anni sono stati pagati molto per fare meno e dobbiamo rivedere questo cambiamento.

Non è la prima volta che Gurner sale alla ribalta delle cronache internazionali per le sue dichiarazioni controverse: nel 2017 nel programma 60 Minutes attaccò duramente i millennial, affermando che avevano abitudini di spesa non realistiche e, criticando il loro stile di vita, suggerì loro di “smettere di mangiare avocado schiacciato se volevano comprare una casa“.

Le reazioni: critiche anche da Alexandria Ocasio-Cortez

Le parole di Gurner hanno ovviamente suscitato indignazione in Australia e non solo. Il deputato dei Verdi Stephen Bates in un post sui social ha affermato che i profitti aziendali e le retribuzioni degli amministratori delegati sono ai massimi storici e che “i lavoratori meritano una fetta più grossa e giusta della torta“. Anche il deputato laburista Jerome Laxale ha duramente criticato Gurner, dicendo che dovrebbe dedicare più tempo alla gestione della sua azienda invece di utilizzare un forum pubblico per affermare errate teorie economiche.

Ma la polemica ha travalicato i confini australiani: anche la deputata statunitense Alexandria Ocasio-Cortez ha duramente attaccato l’amministratore delegato australiano; su X, la deputata, rispondendo a un video dei commenti di Gurner, ha scritto:

I principali amministratori delegati hanno aumentato alle stelle le loro retribuzioni così tanto che il rapporto tra la retribuzione dell’amministratore delegato e quella dei lavoratori è ora ai livelli più alti *mai* registrati

I licenziamenti in massa nel mondo del lavoro

Che ci siano stati negli ultimi anni un aumento dei licenziamenti è un dato innegabile e riconosciuto da molti esperti. Il tema delle “grandi dimissioni“, dall’inglese “Great Resignation”, rappresentano una tendenza economica in cui numerosi lavoratori scelgono di dimettersi in modo volontario dai loro attuali impieghi. Un fenomeno nato nell’estate del 2021 negli Stati Uniti d’America e che ha avuto origine in risposta all’atteggiamento del governo, che ha rifiutato di fornire adeguate protezioni ai lavoratori durante la pandemia di Covid-19. 

In molti paesi dell’Unione Europea, come è emerso da un report dell’European Data Journalism Network (Edjnet), si è osservato un aumento significativo nel numero di dimissioni. In Francia, ad esempio, il numero di dimissioni è passato da 354.000 all’inizio del 2021 a ben 523.000 all’inizio del 2022. Anche in Spagna si è verificato un fenomeno simile. Tuttavia, non tutti gli Stati membri hanno registrato tendenze analoghe. In Germania e in Belgio, ad esempio, non è emersa una vera e propria ondata di dimissioni come in altri paesi.

Secondo Eurostat, in Europa, in media, l’11% delle persone al di fuori del mercato del lavoro ha recentemente abbandonato il proprio posto di lavoro durante il terzo trimestre del 2022. Questo dato ha mostrato un lieve incremento del 0,5% rispetto all’anno precedente. In Spagna, la percentuale supera il 20%, mentre in Italia si posiziona poco al di sotto del 10%.