ROMA (WSI) – Non potremmo più circolare liberamente nell’area dei 26 paesi di Schengen. Il trattato fondatore dell’Unione Europea, Schengen, verrà riformato per rispondere alla minaccia terrorista. Dopo gli attentati di Parigi il governo francese aveva chiesto all’Europa di non essere lasciato solo ma ostacolare – in qualunque misura – la libera circolazione degli individui equivale a dichiarare un fallimento delle politiche europee.
Prima degli attentati di venerdì 13 novembre, che sono costati la vita ad almeno 129 persone, l’Europa ha certamente sottovalutato i rischi che infiltrati dell’ISIS, che ha reclutato migliaia di cittadini europei tra le sue file, potessero organizzare e perpetrare attentati nel suo territorio, sfruttando proprio le frontiere aperte.
I ministri oggi erano chiamati ad accettare le misure sui controlli potenziati delle frontiere. Se le nuove misure passeranno i cittadini dei 26 paesi che hanno aderito al Trattato di Schengen dovranno farsi controllare i passaporti documenti di identità con uno scanner quando lascieranno e entreranno nell’area. L’agenzia europea dei controlli alla dogana, Frontex, avrà più poteri. Vedrà infatti potenziato il suo mandato.
Il ministro francese degli Interni Bernard Cazeneuve, durante un incontro di emergenza tra i suoi omologhi dell’Ue, ha detto che “i terroristi attraversano le frontiere dell’Unione Europea” e che “non c’è tempo da perdere“. Il sistema di informazione sui passeggeri dei voli nell’area a 29 va rivisto. “È una questione urgente”.
Il primo ministro Manuel Valls aveva avvertito che “se l’Europa non si assume le sue responsabilità, il trattato di Schengen è minacciato”. E infatti il trattato di Schengen verrà con ogni probabilità riformato entro fine anno. “Vogliamo che l’Europa, che ha perso troppo tempo in certe questioni, capisca l’urgenza della situazione e prenda una decisione oggi”, ha esclamato Cazeneuve, con il leader ungherese Orban che ha aggiunto: “il trattato fondatore dell’Ue è al momento un ostacolo e penso che vada riformato”.
Dopo le misure draconiane decise in Belgio in seguito agli attentati di Parigi e lo stato di emergenza prolungato in Francia, nell’edizione odierna La Stampa prova ad anticipare le mosse europee, parlando di proposte come “schedare i passeggeri dei voli e più controlli ai passaporti” alla dogana.
Oggi Dimitris Avramopoulos, il Commissario Ue agli Affari Interni e migrazione, ha dato un esempio di come le autorità vogliono rispondere alla minaccia terrorista intestina all’Europa. La commissione – l’organo esecutivo dell’area a 29 – potrebbe proporre l’istituzione di un’agenzia di intelligence comune a tutti i paesi membri, un’idea che incontrerà sicuramente la resistenza di alcuni governi che grideranno alle violazioni della sovranità nazionale.
Con un intervento straordinario in risposta agli attacchi di Parigi, le autorità del Belgio hanno deciso di mettere in carcere tutti gli individui che tornano dalla guerra in Siria e di applicare dei braccialetti elettronici alle persone che rappresentano una minaccia terrorista. Alcuni degli attentatori, compreso il super ricercato Salah Abdeslam che è in fuga, erano cittadini belgi.
Potrebbero volerci mesi per finalizzare il nuovo regime di controlli a livello legislativo, e ci saranno sicuramente delle battaglie politiche intense a Bruxelles. In passato riforme simili, proposte dopo gli attacchi alla sede di Charlie Hebdo, non sono state approvate proprio per l’opposizione incontrata nelle aule parlamentari.
La domanda da porsi ora è: siamo davvero disposti e pronti a rinunciare alle nostre libertà e alla libera circolazione nell’area di Schengen (area in blu e azzurro nella cartina sopra riportata) in nome della lotta al terrorismo? Non è forse proprio così facendo che ci dichiariamo sconfitti?