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Terrorismo, colpo di grazia per l’Ue? “Regno Unito più sicuro con Brexit”

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ROMA (WSI) – Gli attacchi terroristici rivendicati dall’ISIS che hanno colpito Bruxelles rischiano di rendere sempre più concreta la minaccia Brexit, ovvero l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Anche perchè, allo stato attuale delle cose, aumentano gli esperti che ritengono che, per il Regno Unito, la minaccia non sarebbe uscire dall’Ue. La minaccia sarebbe rimanerci.

A sostenerlo è lo stesso Sir Richard Dearlobe, ex responsabile dell’MI6, il servizio segreto di intelligence noto anche come Secret Intelligence Service, nel periodo compreso tra il 1999 e il 2004. In un’opinione pubblicata sul Prospect Magazine, poi riportata dal Telegraph, Dearlove ha fatto notare che, in caso di vittoria del fronte favorevole a lasciare l’Ue, il Regno Unito potrebbe essere libero di rafforzare le proprie frontiere e anche di deportare molto più facilmente gli estremisti e potenziali terroristi.

A suo avviso, con lo scenario Brexit ci sarebbero “guadagni sul fronte sicurezza”, a fronte di costi che, alla fine, sarebbero bassi.

“Lo scenario Brexit si tradurrebbe in due guadagni sulla sicurezza potenzialmente importanti: la possibilità di liberarsi della Convenzione europea sui Diritti Umani e, fattore ancora più importante, l’esercitare un controllo maggiore sul fenomeno dell’immigrazione rispetto a quanto lo stia esercitando l’Unione europea”.

E a suo avviso si tratterebbe di una conseguenza oggettiva, che non avrebbe nulla a che fare con l’essere europeisti convinti o no.

“Che si sia un europeista convinta o no, la verità riguardo al Brexit da una prospettiva di sicurezza nazionale è che il costo, per il Regno Unito, sarebbbe basso”.

Sir Richard si è mostrato molto scettico sul ruolo delle agenzie di sicurezza di Bruxelles come l’Europol, affermando che il loro operato avrebbe comunque poca efficacia. E sul fatto che l’informazione non sia condivisa tra i 28 paesi dell’Unione europea, il motivo è che alla fine ciò che si ha in mano è spesso semplicemente un “colabrodo”.

Non c’è dubbio che la visione del super 007 sia sempre più condivisa nel Regno Unito. Proprio ieri, lo stesso Boris Johnson, sindaco di Londra e convinto sostenitore della soluzione Brexit, ha lanciato un alert, avvertendo che la Corte europea di Giustizia sta impedendo al governo britannico di deportare i terroristi e di svolgere maggiori controlli contro i sospetti.

L’orrore che ha travolto Bruxelles è stato accompagnato dallo choc per le falle presenti nel sistema di sicurezza del Belgio manifestato da più parti. La stessa candidata democratica alle presidenziali Usa, Hillary Clinton, ha affermato che gli ultimi attacchi sferrati dai terroristi non fanno altro che “ricordare in modo brutale” la minaccia Isis, e ha così proposto la creazione di un confine e di una guardia costiera europei: europei, nel senso che i controlli dovranno essere coordinati.

Dal canto suo, il candidato repubblicano Donald Trump ha definito l’Europa “un disastro” a causa della politica di immigrazione “non regolamentata”. Il suo rivale Ted Cruz ha lanciato un appello per un maggiore controllo da parte delle forze dell’ordine sulle aree caratterizzate da una elevata presenza di musulmani.

Gli ultimi attacchi terroristici rischiano di smembrare l’Ue con la chiusura delle frontiere, e dunque, dare maggiore forza a uno scenario in cui il Regno Unito decida di staccarsi da un blocco la cui unità, tra terrorismo e crisi dei migranti, è a forte rischio.

Un coro di proteste si è levato da ogni parte del mondo contro la gestione belga e più in generale europea della piaga del terrorismo.

Il ministro dell’intelligence israeliana, Yisrael Katz, ha detto che il Belgio “continua a mangiare cioccolata e a divertirsi con la sua democrazia e la sua tolleranza”, senza rendersi conto di aver perso del tutto il controllo sulle questioni attinenti alla sicurezza.

Sconcerto e pioggia di polemiche, in tutta l’Europa, per il caso dei fratelli El-Bakraoui, i kamikaze che si sono fatti esplodere a Bruxelles, uno nell’aeroporto di Vantenem, l’altro nella stazione della metro di Maelbeek, vicina ai quartieri generali di Bruxelles.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha riferito che le autorità belghe erano state informate sul fatto che Ibrahim el-Bakraoui, uno dei due attentatori, fosse un “foreign fighter”. Secondo le ricostruzioni della Turchia, Ibrahim, 29 anni, parte di una cellula dell’Isis, avrebbe sfruttato proprio la crisi dei rifugiati e della libera circolazione in Europa, per recarsi in Siria e tornare, al fine di pianificare gli attacchi.

Anche suo fratello Khalid, il presunto kamikaze che si è fatto esplodere nella stazione della metropolitana, era noto alla polizia. Tanto che è stato lo stesso procuratore belga ad ammetterlo, citando “un passato di atti criminali pesanti”.

E mentre le forze dell’ordine brancolavano nel buio, sia i fratelli el-Bakraoui che il pluri ricercato Salah Abdeslam, tra gli autori della strage di Parigi dello scorso 13 novembre – prima del recente arresto- si nascondevano in diversi appartamenti di Bruxelles. Tanto che sembra che Abdeslam sia riunito a sfuggire a un raid del 15 marzo scorso salendo semplicemente sui tetti, insieme a uno o entrambi i fratelli.

I timori dei mercati finanziari sulla maggiore probabilità che vinca il fronte Brexit sono stati scontati in questi giorni dalla sterlina, con la volatilità implicita a tre mesi, balzata al 14,5% – nel rapporto con il dollaro -, al record dal 2010, dunque in sei anni. La volatilità implicita a tre mesi del rapporto euro/sterlina vola al 13,70%, al record dall’aprile del 2009, dunque in sette anni.

Diversi economisti ritengono che in caso di Brexit la sterlina crollerebbe ulteriormente nei confronti del dollaro, da $1,41 di oggi a $1,2 o anche più in basso.

E lo scenario si fa sempre più realistico. L’ultimo sondaggio stilato da ICM mette in evidenza come il fronte “Leave” (ovvero Lasciare l’Ue) sia in vantaggio con il 43% rispetto al fronte contrario al Brexit, al 41%. Mentre il 16% degli elettori è ancora indeciso.