“La più grande truffa di sempre”: così l’uomo che ha legato la sua fama al nome di Lupo di Wall Street, il penny stock broker Jordan Belfort, ha definito il fenomeno delle Ico, le Initial coin offerings con le quali molte startup hanno raccolto fondi per avviare le proprie attività. In cambio le società hanno emesso “token”, ovvero gettoni che dovrebbero divenire la “moneta” attraverso cui vendere i propri servizi (non sono quote di proprietà come le azioni).
Il controllo istituzionale sulle Ico è assai blando rispetto a quelli richiesti dalle società che intendano quotarsi in borsa o raccogliere fondi di venture capital. Questo, a detta di molti critici, espone queste operazioni al rischio di forti speculazioni.
“È la truffa più grande di sempre, una così enorme truffa che salterà in volto a tante persone: è peggio di tutto quello che io abbia mai fatto”, ha detto Belfort al Financial Times.
Nel frattempo il mondo del grosso risparmio gestito si tiene alla larga dall’esposizione alle criptovalute, nessun investitore istituzionale ha ancora puntato su questa emergente categoria di asset. Dati alla mano, investire nel settore ha dato risultati positivi dal 2011 ogni anno, eccetto il 2014. A raccogliere la sfida, sono invece, una crescente platea di fondi hedge: dall’inizio del 2017 i cripto-hedge fund fondati sono ben 84, per quanto di piccole dimensioni. In totale sono 2,2 i miliardi in gestione.
Contro le Ico si è già schierata con forza la banca centrale della Cina che le ha dichiarate illegali lo scorso settembre, con l’obbligo di annullare gli effetti di quelle già effettuate in passato.