NEW YORK (WSI) – Un anno, il 2015, da incorniciare per il mercato azionario italiano. Con un rialzo del Ftse Mib del 13,23% Milano spicca al secondo posto nella classifica dei mercati mondiali che hanno registrato la crescita piu’ alta, subito dopo Shenzhen (+66,15%), drogata però dalle misure varate dal Governo di Pechino allo scoppio della bolla cinese.
Per la Borsa milanese si tratta di un risultato superiore anche a quello dei Francoforte (+9,56%) e Parigi (+9,46%). Coplessivamente la crescita di pizza Affari e’ stata superiore alla media europea (Euro Stoxx +4,5%) e ben al di sopra di Wall Street (Dow Jones -0,86%) e del Nasdaq (+7,44%).
Ancora meglio hanno fatto gli altri indici di Piazza Affari: Ftse All Share +15,8% e Star +39,5%. In aumento anche la capitalizzazione: lo scorso anno Piazza Affari valeva il 29% del Pil, quest’anno invece sale al 34,8%, con una capitalizzazione di 567,6 miliardi di euro, in rialzo del 17,6% rispetto a fine 2014.
Vivaci comunque gli scambi, che hanno raggiunto una media giornaliera di 3,2 miliardi di euro. Complessivamente nel 2015 sono stati scambiati oltre 801,7 miliardi di euro. Intesa Sanpaolo è stata l’azione più trattata per controvalore, (95,2 miliardi), Unicredit ha primeggiato invece in termini di contratti (3,9 milioni).
Per quanto riguarda invece i singoli titoli, la regina tra le blue chips è stata Italcementi (+107,49% dallo scorso 31 dicembre), seguita da Anima Holding (+92,60%) e Yoox-Net-A-Porter (+87,77%), mentre Mps (-35,58%) è stata la peggiore, preceduta da Saipem (-14,55%) e Tenaris (-12,20%).
Ma non finisce qui. Una nota positiva e’ arrivata anche dai nuovi collocamenti con 356 società quotate sui mercati di Borsa Italiana: 282 sul mercato principale Mta (di cui 71 Star) e 74 su Aim. Le nuove ammissioni sono state 32 (erano 26 nel 2014) di cui 27 Ipo (18 su Aim).
Tra le matricole, che hanno raccolto in totale oltre 5,7 miliardi di euro, Poste Italiane, maggiore Ipo negli ultimi 10 anni con oltre 3 miliardi di capitale raccolto, ha giocato la parte del leone.
Sedici invece le società revocate, tra cui nomi di spicco come Pirelli, uscita di scena lo scorso 6 novembre, Ti Media, fuori dal 1 ottobre e Mediolanum, che ha passato in realtà il testimone a Banca Mediolanum, a seguito della fusione.