Manovra: spunta un altro condono edilizio. Lotta nel governo, il partito della spesa alza la voce
L’ammontare della manovra complessiva e’ di 27 miliardi, 6 dovrebbero arrivare – secondo quanto si apprende – da un nuovo condono edilizio. Al momento le percentuali di intervento non sono ancora consolidate e il ministro dell’economia e’ a colloquio con Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli proprio per limare la manovra e cercare di portare in consiglio dei ministri da tenere martedi’. Il premier, riferiscono fonti parlamentari del Pdl, preferisce che ci sia un passaggio della manovra nel partito e intende convocare o la Consulta economica o l’ufficio di presidenza di via dell’Umilta’ prima del varo della manovra stessa. In questo modo e’ possibile che i tempi di approvazione della manovra siano piu’ lunghi.(AGI)
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di Roberto Petrini – La Repubblica
(WSI) – Drammatico scontro sulla manovra, con il ministro del Tesoro Giulio Tremonti che minaccia le dimissioni. Dopo giorni di indiscrezioni e tensioni sopite, ieri in consiglio dei ministri la situazione è precipitata dando vita ad una vera e propria resa dei conti. Pensioni, statali, dirigenti pubblici, invalidi, ministri e sottosegretari: la manovra messa a punto dal Tesoro si profila come una vera e propria stangata. Troppo per il grosso dei ministri di spesa ma anche, a quanto pare, per Silvio Berlusconi, che ieri si sarebbe detto “sorpreso” per la drammatizzazione ma che avrebbe perorato la causa di una manovra in due tranche, per diluire l’impatto dei tagli.
Così il grosso dei ministri di spesa, durante la riunione dell’esecutivo di ieri, ha avanzato rilievi sulla pesantezza dei tagli alla spesa approntati dal Tesoro: troppe cifre nasconderebbero, a conti fatti, misure ben più pesanti di quelle di cui si parla da giorni. Il ministro dell’Economia Tremonti, stretto dall’esigenza di far quadrare il bilancio, non ha esitato a replicare con una drammatica dichiarazione e a mettere sul tavolo le dimissioni: “La crisi è peggiore di quello che si pensa – avrebbe detto – domani vado a Bruxelles, la Germania potrebbe addirittura minacciare l’uscita dall’euro, la manovra va fatta in unica soluzione: 24 miliardi e con un unico provvedimento. Prendere o lasciare”.
La giornata, che avrebbe dovuto segnare uno snodo decisivo verso il varo della manovra, è andata avanti con tensione crescente. Dopo il consiglio dei ministri, Berlusconi, Tremonti, Bossi e Calderoli si sono riuniti a lungo nell’intento di trovare una quadratura del cerchio sempre più difficile.
Nel frattempo le dichiarazioni ufficiali facevano trasparire la tensione solo ad una lettura “dietrologica”. “Tremonti è il ministro più apprezzabile e credibile in Europa, lavoriamo collegialmente”, dichiarava il ministro della Funzione pubblica Brunetta dopo le 19. Ministri in ordine sparso, come Giorgia Meloni, giuravano: “Tremonti non ha aperto bocca in consiglio dei ministri”. Emergevano dichiarazioni di Silvio Berlusconi che lamentava un certo disagio per le indiscrezioni sulla stangata per pensioni e statali prevista dalla manovra, invitava a non far circolare “messaggi sbagliati”, perché sulla manovra “ci giochiamo la fiducia degli italiani” e chiedeva “compattezza”. Inoltre, secondo alcune indiscrezioni circolate ieri sera Berlusconi non avrebbe gradito in particolare la fuga di notizie sui tagli agli stipendi dei politici e dei dirigenti pubblici.
Neanche la visita al Quirinale, dove Tremonti insieme a Letta si è recato al termine della riunione del governo per illustrare la manovra, ha messo la parola fine alla giornata e in tarda serata Berlusconi, il titolare dell’Economia e gli altri ministri sono tornati a riunirsi per ancora trenta lunghi minuti. Ora il timing della manovra è a rischio: le voci più o meno ufficiali annunciavano ieri un varo per martedì prossimo di un decreto e un disegno di legge. Ma ora le complicazioni politiche potrebbero far slittare la manovra che comunque dovrà essere approvata entro i primi di giugno per dar tempo al Parlamento di convertire il decreto prima della pausa estiva.
Intanto il clima di austerity comincia a fare le prime vittime tra i settori del pubblico impiego considerati più “privilegiati”. Ieri i presidenti di Camera e Senato hanno deciso di bloccare circa 200 prepensionamenti di dipendenti del Senato e circa altrettanti della Camera. Nella convulsa giornata il governo è riuscito a varare in via definitiva il decreto sul federalismo demaniale.
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Il governo serra le fila. Il varo dei provvedimenti che dovrebbero rimettere in sesto i conti pubblici non ha più una data certa: si pensava a martedì, ma potrebbe slittare fino a giovedì o venerdì della prossima settimana.
Berlusconi ora vuole che sul testo vi sia la massima coesione nella maggioranza e nello stesso Pdl e – prima del Consiglio dei ministri – intende riunire la consulta economica del partito o l´ufficio di presidenza. Rallentamenti che si riverseranno anche sulla presentazione del testo alle parti sociali prevista inizialmente per lunedì.
Il governo quindi resiste alle pressioni del ministro Tremonti – che ieri sera ha avuto una cena a palazzo Grazioli con il premier e Gianni Letta – e prende tempo. Ma in attesa di limare il contenuto del testo e trovare gli accordi si accendono le polemiche e si moltiplicano le proteste.
Ma il governo smentisce le accuse: «Non ci saranno nuove tasse, né interventi sulle pensioni» ha ribadito il ministro Sacconi. Ma le sue parole non sono bastate a calmare le polemiche della categorie interessate: dirigenti pubblici in primis, chiamati (se con stipendio superiore agli 80-100 mila euro annui) ad un contributo di solidarietà del 10 per cento. Una misura, a detta dei tecnici, di applicazione non scontata perché a parlare di taglio secco dello stipendio si può incorrere nel rischio di anticostituzionalità per mancato rispetto dei contratti collettivi di lavoro: più facile, semmai, agire sui fondi per i risultati raggiunti o con un´una tantum fiscale.
Comunque sia, i dirigenti sono sul piede di guerra: «Se ci mettono un dito nell´occhio arriveremo allo sciopero – promette Antonio Zucaro, vicepresidente del sindacato di categoria Cida-Fp – non ci stiamo ad essere additata come l´unica categoria detentrice di sprechi e privilegi». Alta tensione anche nella scuola, dove la Flc-Cgil annuncia la mobilitazione e pensa ad un possibile sciopero generale.
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di Roberto Petrini – La Repubblica
(WSI) – Mail, tabelle, scambi concitati di telefonate, tecnici mobilitati: il lungo week end della «Finanziaria» 2011-2012 da 27,6 miliardi è cominciato ieri e, se la tabella di marcia imposta da Tremonti in modo ultimativo, sarà rispettata si concluderà nella notte di lunedì. Anche se, secondo voci circolate ieri, non è escluso che la data di martedì salti e si vada verso un mini rinvio. E nelle ultime ore è spuntata anche l´ipotesi di un condono edilizio ben più consistente di quello relativo alle cosiddette case fantasma: la sanatoria potrebbe essere allargata ad altre fattispecie e portare nelle casse dello Stato fino a 6 miliardi di euro.
«Sacrifici», aveva annunciato, per primo Calderoli, e per pensionati e statali sarà così. La parola chiave che emerge con maggiore nettezza nelle ultime ore è «una tantum», o meglio «due tantum», giacché il prelievo straordinario varrà per il 2011 e 2012. Le categorie interessate sono molte (sebbene alcuni avanzino questioni di costituzionalità): in primo luogo gli statali che guadagnano più di 80 mila euro lordi annui, si tratta di una platea di circa 20 mila individui tra i quali figurano dirigenti di prima fascia, magistrati, professori universitari, dirigenti di seconda fascia delle agenzie fiscali, diplomatici e prefetti.
Per la parte eccedente gli 80 mila euro di queste buste-paga il prelievo una tantum sarà del 10 per cento. L´altra una tantum biennale riguarderà le pensioni d´oro: è possibile che il tetto oltre il quale si sarà sottoposti al prelievo del 10 per cento salga dai 3.500 ai circa 5.000 euro. Dalla «tassa» tuttavia resterebbe escluso il settore privato: un intervento sarebbe possibile sugli stipendi alti attraverso i sostituti di imposta, ma in questa fase viene categoricamente escluso ogni intervento patrimoniale.
Sta lievemente cambiando nelle ultime ore il profilo dell´intervento sulle finestre pensionistiche che frutterà 1,6 miliardi. Le finestre per l´uscita in «vecchiaia» (65 anni) dovrebbero scendere da 4 a 1 (e non essere solo dimezzate come si è detto fino ad oggi), mentre per quelle di anzianità si valuta un dimezzamento (da 2 a 1) oppure un mantenimento dell´attuale livello.
Nell´ambito previdenziale, oltre alla riforma del sistema di erogazione delle indennità di accompagnamento per gli invalidi che saranno legate al reddito, si prepara una cancellazione degli enti previdenziali minori, come quelli dei marittimi, dei musicisti e dei dipendenti postali. Altri risparmi verranno dall´accorpamento degli enti di ricerca, come l´Isae e l´Isfol, da taglio alle consulenze, alle missioni e da un sforbiciata del 15 per cento alla spesa corrente. Oltre alla riforma del patto di stabilità per gli enti locali e tagli per 4 miliardi per Regioni e Comuni.
Resta confermato anche il congelamento del contratto di lavoro per gli statali, il blocco degli automatismi per il 2010, il raddoppio (da tre a sei mesi) dei tempi di attesa per ottenere la liquidazione e la conferma del blocco del turn over. Colpite anche le indennità di ministri e sottosegretari: il taglio sarà del 10 per cento, il doppio di quanto annunciato in un primo momento dal governo. Dalla manovra naturalmente non sarà esente la spesa sanitaria che dovrebbe subire un taglio di 2,5 miliardi con una stretta sui farmaci e l´istituzione dei centri di acquisto regionali. Resta in bilico l´ipotesi della reintroduzione di un ticket sulla specialistica da 7,5 euro.
Sulla lotta all´evasione si preannunciano misure «forti»: oltre all´intensificazione degli strumenti di contrasto come il «redditometro», si parla di una reintroduzione della tracciabilità del denaro contante introdotta dal governo Prodi. Una misura che non sorprenderebbe perché nei giorni scorsi è stato reintrodotto l´obbligo di segnalare l´elenco dei clienti e dei fornitori.
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