Società

Prova di forza a Wall Street, formidabile recupero degli indici

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La giornata sembrava essere delle piu’ difficili, ma Wall Street nell’ultima ora di contrattazioni ha messo un freno alle vendite limitando le flessioni. Merito anche del cambio di rotta del settore finanziario, che proprio in apertura aveva pesato negativamente. Il Dow riesce cosi’ sul filo del rasoio a riportarsi sopra la soglia psicologica dei 10000 punti.

Il Dow chiude in calo di 21 punti a 10045 (-0.22%), il Nasdaq lascia sul terreno lo 0.12% a 2210 (-2.6 punti) e l’S&P 500 e’ cresciuto di 0.6 punti a 1074 (+0.04%).

Il settore finanziario riesce a chiudere con un progresso dello 0.84%, quello tecnologico limita le perdite con un -0.28%, le utilities hanno ceduto mezzo punto percentuale. Buona reazione dei materiali di base.

Ad aiutare il comparto bancario sono state le parole pronunciate da Barney Frank, presidente del Commissione dei servizi finanziari alla Camera, secondo cui con ogni probabilita’ la proposta di impedire alle banche di condurre attivita’ di scambio ad altro rischio comparira’ nella versione finale della proposta di riforma di Wall Street, ma non un provvedimento che comporti lo spin-off delle attivita’ speculative sui derivati. Le sue dichiarazioni, riportate dal Wall Street Journal, assumono particolare importanza visto il ruolo chiave di Frank nel riconciliare la proposta di legge approvata alla Camera in dicembre con quella che ha superato il test del Senato una settimana fa.

Secondo uno dei soliti pessimisti, Marc Faber, autore del rapporto Gloom, Bloom & Doom, i listini azionari “sono ipervenduti sul breve termine” e con ogni probabilita’ rimbalzeranno sui livelli vicini ai massimi del 2010. L’S&P 500 ha ceduto il 12% dai massimi di 19 mesi toccati il 23 aprile scorso. Nel frattempo sui mercati gli investitori hanno assistito ad un vero e proprio crash delle materie prime, in particolare rame e petrolio.

La paura e’ che la ripresa sara’ messa in pericolo dalle difficolta’ dei leader dell’Unione Europea a mettere in sesto i deficiti di bilancio dei Paesi periferici della regione.

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Molti i fattori che si sono fatti sentire nel corso della seduta, con il Nasdaq arrivato a perdere il 3% e il Dow il 2.7%. Oltre agli ormai consueti timori per il debito sovrano in Europa, al comparto finanziario sotto pressione dopo il salvataggio della spagnola CajaSur, oggi si sono aggiunte anche tensioni geopolitiche in Corea.

Dimostrazione della tensione sui mercati e’ l’andamento del VIX. Nel corso della seduta l'”indice della paura” del CBOE di Chicago e’ schizzato a quota 40, piu’ in alto del valore registrato a ridosso del crack di Lehman Brothers nel settembre 2008.

Le cifre migliori del previsto della fiducia dei consumatori, salita sui massimi di oltre due anni, e dell’indice dei prezzi immobiliari hanno contribuito a contenere le perdite ma non sono questi i fattori cruciali monitorati dagli operatori.

Si guarda ai problemi fiscali dei PIIGS, che potrebbero limitare la crescita europea e mondiale. Tali timori sono stati scontati immediatamente dall’euro, che e’ arrivato a toccare poco il minimo in quasi nove anni contro lo yen e ha riportato indietro di quattro anni le lancette sul dollaro. La situazione si e’ riflessa anche sul Libor, che si e’ riportato sui massimi del luglio scorso.

Non a caso domani, in visita prima a Londra poi in Germania, il segretario al Tesoro Geithner potrebbe chiedere (stando a quanto anticipato da Cnbc) alle autorita’ Ue di condurre degli stress test sulle banche: esami che pero’ dovrebbero essere diversi da quelli condotti nella primavera 2009 negli Usa visto che le banche europee non hanno goduto del Troubled Asset Relief Program (Tarp), il piano salva-finanza da $700 miliardi.

Il presidente della Fed di St. Louis, James Bullard ha nel frattempo tentato di rassicurare sulla crisi europea: non fara’ deragliare la ripresa americana e mondiale.

Il colpo di reni messo in atto da Wall Street potrebbe essere interpretato come “un rimbalzo tecnico”, ha spiegato a Bloomberg Ryan Detrick, analista di Schaeffer’s Investment Research a Cincinnati. “Stiamo monitorando i minimi di febbraio a quota 1044 per l’S&P 500”. Per l’esperto, se ci fosse stata una chiusura sotto tale livello, i principali supporti sarebbero stati violati aprendo a una nuova ondata di vendite che potrebbe spingere l’indice sotto 1000.

“Non penso che si troviamo alla fine del mercato toro”, ha riferito Dan Seiver, professore di finanza all’Universita’ statale di San Diego.

In Asia nel frattempo le tensioni tra le due Coree, si sono parzialmente attenuate dopo che la NBC ha riferito che i soldati nordcoreani non sono stati messi in stato di allarme, come invece precedentemente riportato.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico le quotazioni del greggio registrano una seduta in calo. I futures con consegna luglio segnano un -$0.83 attestandosi a quota $69.38 al barile (-1.18%). Sul valutario la moneta unica si attesta a $1.2342 (-0.24%). L’oro ha segnato un +$4.60 attestandosi a $1198.60. Quanto ai Treasury, il rendimento sul benchmark decennale si trova al 3.17% dal 3.231% di ieri.