(Teleborsa) – Sono significativi i dati statistici che continuano ad emergere sul fronte occupazionale. In termini quantitativi la percezione generale è per una stagnazione della situazione nel primo semestre del 2010, ma in proiezione la situazione generale dovrebbe migliorare sensibilmente coerentemente ad una situazione più ampia di ripresa economica. Non tutto però è semplice, perché le inefficienze sono molto diffuse e accomunano le grandi imprese e l’amministrazione pubblica. Evidentemente le piccole dimensioni e le realtà private hanno mostrato maggiore vitalità e voglia di sopravvivere alla crisi i cui morsi sono stati letali per chi non l’ha saputa affrontare nei modi più opportuni. La grande impresa mostra tassi di rioccupazione più ridotti delle piccole e medie imprese e soccombe alle lotte sindacali con un +3% rispetto ad una media del 17% delle PMI. L’amministrazione pubblica invece mostra sacche di inefficienza nel sistema di reclutamento; questo evidentemente per una burocrazia che tarda su un processo di ottimizzazione generale divenuto oramai indispensabile e che non permette una perfetta simmetria tra l’offerta e richiesta di lavoro, provocando un totale scollamento tra i bisogni professionali delle aziende e l’offerta formativa pubblica, cioè la scuola, del tutto scollegata con il mercato del lavoro. I dati statistici vanno poi analizzati anche in un contesto sociale mutato negli anni dove emerge il bisogno di status contro la posizione “a stipendio fisso”. Ecco che tutta una serie di attività tradizionali sia nei servizi che nell’industria sono ad appannaggio degli extracomunitari senza i quali non sarebbe possibile coprire tutte le richieste. Un dato sconfortante quest’ultimo che se giustificato alla luce della crisi economica ribadisce le aspirazioni di chi si avvicina al mondo del lavoro, deluse più che mai dall’offerta formativa pubblica che solo in minima parte e comunque a livelli di eccellenza riesce a catturare le posizioni migliori. Per il resto stendiamo un velo pietoso sul sistema scuola in penoso ritardo, funzionale e di risultati, sulle necessità occupazionali del sistema Italia.