(Teleborsa) – Le borse europee restano sotto pressione a metà giornata, tornando ad interrogarsi sulla sostenibilità di una ripresa economica mondiale, dopo l’outlook molto cauto offerto ieri dalla Federal Reserve. Il timido tentativo di rimbalzo, evidenziato questa mattina, si è dissolto come neva al sole, in scia ai rinnovati timori di un aggravamento della crisi europea. Ed ecco che tornano ad aggiornare i record storici i CDS sul debito greco, mentre l’euro torna a scendere al di sotto degli 1,23 dollari. Il quadro disegnato dal FOMC, il comitato di politica monetaria della FED, non è certo confortante, segnalando possibili ripercussioni della crisi finanziaria europea sull’economia reale. In effetti, i dati sul mercato immobiliare visti negli ultimi giorni appaiono disastrosi, ma anche il mercato del lavoro si conferma sotto pressione. Cresce ora l’attesa per il dato finale del PIL statunitense del primo trimestre, che verrà pubblicato domani, mentre si attendono i dati sugli ordini di beni durevoli questo pomeriggio. I futures USA non lasciano sperare per una partenza positiva di Wall Street, che ieri ha reagito con un moderato pessimismo alle risultanze dell’incontro di politica monetaria. La cautela evidenziata dai mercati si giustifica anche con l’approssimarsi del meeting del G20, al via questo fine settimana a Toronto, che dovrebbe affrontare due temi egualmente spinosi: la crisi europea e la rivalutazione dello yuan. Quest’ultimo è un tema molto caldo nell’agenda dei Venti leader mondiali, che potrebbero non accontentarsi della disponibilità di Pechino a rivalutare la propria moneta con tempi biblici. Fra le piazze europee la peggiore è Madrid che scivola dell’1,5%, mentre Parigi cede l’1,1% e Bruxelles l’1,05%. Deboli anche Amsterdam e Lisbona con decrementi dello 0,8%, mentre Londra e Francoforte cedono uno 0,7%. Tiene meglio Zurigo con un calo di circa mezzo punto. A livello settoriale i peggiori sono i minerari, in contrasto con l’ottima performance messa a segno dal settore a Sidney, sulla notizia di un ribaltone al Governo. Giù anche le banche ed i tech. Tengono i settori più difensivi come i farmaceutici e le tlc.