(Teleborsa) – La Corte di giustizia della UE ha stabilito che la tariffa agevolata per l’energia elettrica, concessa alle società succedute alla società Terni, costituisce un aiuto di Stato che l’Italia deve recuperare. Il tutto risale al lontano 1962, quando pè stato nazionalizzato il settore elettrico, istituendo l’ENEL in posizione di monopolio. All’epoca, la società a maggooranza statale Terni, che possedeva e gestiva impianti idroelettrici e operava nei settori della siderurgia, del cemento e dei prodotti chimici, vedeva nazionalizzato il suo ramo idroeletrico ed otteneva un indennizzo mediante una tariffa agevolata per l’energia elettrica per il periodo compreso tra il 1963 e il 1992. Le società nate in seguito alla scissione della Terni nel 1964 – la Terni Acciai Speciali, produttrice di acciaio, la Nuova Terni Industrie Chimiche, operante nel settore chimico, e la Cementir, produttrice di cemento, successivamente privatizzate e riacquistate dalle società ThyssenKrupp, Norsk Hydro e Caltagirone – hanno continuato a godere della tariffa agevolata. Con decisione del 2007, la Commissione ha dichiarato illegittima la tariffa agevolata concessa alle tre società ex-Terni, in quanto aiuto al funzionamento. Sebbene la misura costituisse un indennizzo che non attribuiva ai beneficiari nessun vantaggio per tutto il periodo inizialmente previsto (ossia, sino al 1992), viceversa, la tariffa concessa a partire dal 2005 costituiva un aiuto di Stato.