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Nobel per la pace provocatorio e anti-Cina va al dissidente N.1

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(WSI) – Il Nobel per la pace è stato assegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo, simbolo della battaglia per i diritti umani e civili in Cina. L’attivista si trova in prigione, dove sta scontando una condanna ad 11 anni per “sovversione”, ma secondo testimonianze raccolte via Twitter la polizia è giunta subito nella sua abitazione per impedire alla moglie di parlare con i giornalisti. Subito dopo l’annuncio, in Cina le trasmissioni di Cnn e Bbc sono state oscurate.

Una scelta destinata a provocare una dura reazione da parte di Pechino, che ha commentato che la decisione è “contraria ai principi del premio” e l’ha definita “un’oscenità”, ma attesa: in mattinata il presidente del comitato Thorbjoern Jagland aveva detto alla televisione norvegese di aspettarsi di dover difendere la scelta, che sarebbe stata controversa proprio come era accaduto la scorsa edizione, quando a ricevere il premio fu Barack Obama: troppo presto, secondo l’opinione di molti.

Le motivazioni. Il Comitato di Oslo “crede che ci sia una connessione tra diritti civili e pace nel mondo”, queste le parole con cui è stata spiegata la scelta. “Durante gli ultimi decenni – si legge nelle motivazioni – la Cina ha fatto enormi progressi economici, forse unici al mondo e molte persone sono state sollevate dalla povertà. Il Paese ha raggiunto un nuovo status che implica maggiore responsabilità nella scena internazionale, che riguarda anche i diritti politici. L’articolo 35 della Costituzione cinese stabilisce che i cittadini godono delle libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso, ma queste libertà in realtà non vengono messe in pratica”.

Per oltre due decenni, continua il Comitato del Nobel, “Liu è stato un grande difensore dell’applicazione di questi diritti, ha preso parte alla protesta di Tiananmen nell ’89, e’ stato tra i firmatari e i creatori del Manifesto 08 della democrazia in Cina. Liu ha costantemente sottolineato questi diritti violati dalla Cina. La campagna per il rispetto e l’applicazione dei diritti umani fondamentali è stata portata avanti da tanti cinesi e Liu è diventato il simbolo principale di questa lotta”.

Le reazioni. Felicissimo l’avvocato Teng Biao, amico personale di Liu Xiaobo e firmatario di Carta08: “Questo premio incoraggerà sicuramente la società civile della Cina e sempre più gente si batterà per la pace e la democrazia”, ha detto. La moglie di Liu, la signora Liu Xia, in un commento riportato dal quotidiano di Hong Kong Mingbao si è detta “orgogliosa”. Del tutto diverse le reazioni delle autorità di Pechino, da cui era arrivata in prima battuta una fredda “presa d’atto”, dopo le pressioni esercitate sul Comitato di Oslo, cui erano seguite minacce di serie conseguenze sulle relazioni fra Cina e Norvegia in caso il prestigioso riconoscimento fosse andato a Liu.

Difficile, invece, contenere l’entusiasmo delle organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani: Reporters sans frontières parla di un gesto di portata storica, “felicissima” Amnesty International, che con l’occasione ha fatto un nuovo appello alle autorità cinesi la liberazione di tutti gli altri dissidenti in carcere, mentre per Human Rights Watch si tratta di una vittoria per i diritti dell’uomo.

Il personaggio. Esponente di punta del movimento di piazza Tiananmen, soffocata nel sangue dal regime nel 1989, Liu Xiaobo si trova in carcere per essere stato uno dei 300 firmatari della “Carta 08”, documento che rivendicava una Cina democratica. La sua condanna è stata energicamente denunciata dalle organizzazioni di difesa dei diritti umani e dai paesi occidentali.

Nato a Changchun, nella provincia di Jilin, nel 1955, si laureò nel 1982 in letteratura presso l’Università di Jilin e nel 1986, dopo la laurea magistrale a Pechino, ottenne il dottorato all’Università la Normale di Pechino per poi lavorare per la Columbia University, l’Università di Oslo, l’Università delle Hawaii e altre ancora. Quando nel 1989 i carri armati del governo cinese marciavano su Piazza Tiananmen, Liu Xiaobo era tra i manifestanti e aveva partecipato agli scioperi della fame attuati dagli studenti. In quella occasione fu arrestato la prima volta con l’accusa di “tentativo controrivoluzionario”. Nel 1991 fu condannato per “propaganda ed istigazione controrivoluzionarie”, senza finire in carcere. Nel 1996, a causa delle sue critiche al Partito comunista cinese, fu condannato a tre anni in un “campo di rieducazione” per “disturbi alla quiete pubblica”.

L’attivismo di Liu ha ricevuto molti consensi all’estero e nel 2004 è stato premiato da Reporter Senza Frontiere con il premio “Fondation de France” per il suo costante impegno nella difesa della libertà di stampa. E’ in carcere dall’8 dicembre 2008 per aver contribuito a diffondere l’appello di ‘Carta 08’, documento in cui si chiede al governo di Pechino di rispettare i diritti umani, attuare riforme politiche e garantire l’indipendenza del potere giudiziario.

Liu invoca un lento, ma progressivo cambiamento che deve condurre il gigante asiatico verso la democrazia. Per questo la sentenza con cui è stato condannato lo accusa di aver “superato i limiti della libertà d’espressione consentita” e a nulla sono valse le argomentazioni della difesa che ha sottolineato le sue intenzioni assolutamente pacifiche.

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