(Teleborsa) – Pepite d’oro per combattere la crisi: questa sembra essere la ricetta preferita da investitori e governi. La corsa febbrile del metallo giallo, oltre i 1.380 dollari l’oncia, manifesta in pieno il disagio generalizzato di fronte all’incertezza economica degli ultimi tempi. L’economia americana boccheggiante, necessita di nuove misure a sostegno della crescita e la Fed giura di essere pronta a prolungare le misure di quantitate easing, senza però riuscire ad allontanare lo spettro di una doppia recessione. Il famoso economista Nouriel Roubini si aspetta un double dip negli Stati Uniti con una probabilità tra il 35-40%. In una conferenza a Seul il professore dell’Università di New York ha detto che “poiché la crescita del Pil Usa nel secondo trimestre dell’anno è stata solo dell’1,7% e che nella seconda metà dell’anno l’economia si indebolirà , la crescita nel quarto trimestre potrebbe essere di appena l’1%”. Alla luce di tutto questo c’è chi pensa sia il momento giusto per i governi, Stati Uniti in primis, di vendere le proprie riserve auree per ridurre in un colpo solo il debito e gli squilibri sul mercato delle materie prime. A formulare questa teoria Edwin Truman in un commento sul Financial Times, specificando che al valore attuale l’oro detenuto dagli Usa varrebbe circa 340 miliardi di dollari, per molti troppo poco di fronte ai 13.500 mld di dollari del debito pubblico americano. I governi sembrano però non essere dello stesso avviso di Truman, visto che molte nazioni stanno incrementando le proprie riserve in oro per sfuggire alla volatilità del dollaro. Russia e India nell’ultimo anno hanno riempito i forzieri, aumentando le riserve auree del 30% e 56% rispettivamente. La corsa all’oro non sembra essere finita qui. La banca d’affari statunitense Goldman Sachs vede il metallo giallo oltre i 1.400 dollari l’oncia entro fine anno, specificando che fintanto che la Fed non ricomincerà ad attuare una politica monetaria restrittiva, l’oro non potrà far altro che salire. Molti parlano di una bolla speculativa ma secondo gli analisti di Nomura, è la domanda ad essere cambiata. Dalla Cina arriva una forte domanda soprattutto per il settore della gioielleria per l’aumento del reddito pro capite. Questo trend è destinato a continuare ancora per molto tempo, visto che il consumo a persona del metallo giallo risulta ancora inferiore del 50% rispetto a quello degli Stati Uniti.
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