Cina sempre più anti-Usa: il QE della Fed? Uno shock, si rischia un collasso economico globale
Cina sempre più all’attacco degli Stati Uniti, a pochi giorni dalla riunione del G-20 in Corea, a Seul, che vedrà forse protagonisti soprattutto gli attriti crescenti tra le due super potenze mondiali. Fa forse un po’ sorridere sapere che da anni l’America accusa Pechino di manipolare lo yuan (un’accusa di fatto tacita, visto che le autorità Usa non hanno mai pronunciato la fatidica frase).
Ora, infatti, è la Cina stessa che accusa gli Stati Uniti di manipolazione. Un editoriale pubblicato sul People’s Daily, versione internazionale del quotidiano del partito comunista cinese, ha infatti scritto che l’ultima decisione di Washington di stampare moneta – dunque l’ultimo quantitative easing annunciato dalla Fed per un valore di 600 miliardi di dollari – è una forma di manipolazione indiretta: manipolazione, precisa, che potrebbe scatenare una nuova fase della guerra valutaria già in corso e tradursi addirittura in un collasso economico globale.
E come se non bastasse, il vice ministro delle finanze cinese Zhu Guangyao, ha sottolineato che la manovra della Fed provocherà uno “shock” all’economia globale, aumentando flussi “di denaro bollente verso le economie emergenti. Secondo Zhu, gli Stati Uniti non hanno “compreso davvero” il possibile impatto delle loro decisioni.
Non che Obama e company abbiano dalla loro parte grandi sostenitori. La scorsa settimana, poche ore dopo l’annuncio della nuova iniezione di liquidità nel sistema finanziario americano, altri paesi, come il Brasile e la Germania hanno rimproverato la Banca centrale americana per il suo intervento. In particolare Wolfgang Schauble, ministro della Finanze tedesco, si è così espresso “Non credo proprio che gli americani risolveranno in questo modo i loro problemi, ne stanno solo creando degli altri”, ha detto Schauble in un’intervista alla rete televisa Ard. “Ne discuteremo al prossimo G20” ha continuato il ministro.
Detto questo, il contenuto dell’editoriale pubblicato sul quotidiano cinese e firmato da Shi Jianxun della Tongji University di Shanghai è chiaro. “Nella sua essenza, questo aumento incontrollato dell’offerta di moneta, è uguale a una manipolazione indiretta dei tassi di cambio”.
Tutto questo mentre lo stesso presidente americano Barack Obama difende la manovra della Fed, affermando che il mandato della sua presidenza e anche della Federal Reserve è quello di far crescere l’economia: un mandato dunque che alla fine avvantaggia non solo gli Stati Uniti, ma tutto il mondo.
Ma pochi sono convinti della reale efficacia del quantitative easing: e la conclusione è che al tavolo del G-20, l’America dovrà dare più di una spiegazione.