Economia

Istat: a settembre in calo ordini e fatturato

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(Teleborsa) – L’Istituto nazionale di statistica comunica che, sulla base degli elementi finora disponibili, nel mese di settembre gli indici destagionalizzati del fatturato e degli ordinativi hanno registrato, nel confronto con il mese precedente, un calo dello 0,3 per cento, il primo, e dell’1,2 per cento, il secondo. Lo si legge in una nota dell’istituto statistico italiano. Il fatturato è aumentato dell’1,0 per cento sul mercato interno ed è diminuito del 3,2 per cento su quello estero; gli ordinativi nazionali hanno registrato un incremento del 3,1 per cento e quelli esteri una flessione del 7,8 per cento. Nel confronto degli ultimi tre mesi (luglio-settembre) con i tre mesi immediatamente precedenti (aprile-giugno) le variazioni congiunturali sono state pari a più 2,0 per cento per il fatturato e a più 2,1 per cento per gli ordinativi. L’indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario ha registrato in settembre una crescita tendenziale del 10,8 per cento (i giorni lavorativi sono stati 22, come a settembre 2009). Nel confronto tendenziale relativo al periodo gennaio-settembre, l’indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario ha segnato una variazione positiva del 9,3 per cento. Gli indici grezzi del fatturato e degli ordinativi hanno registrato incrementi tendenziali, rispettivamente, del 10,9 e del 17,9 per cento. Gli indici destagionalizzati del fatturato per raggruppamenti principali di industrie hanno segnato variazioni congiunturali positive per l’energia (più 8,8 per cento), per i beni di consumo (più 0,6 per cento, con meno 2,0 per cento per quelli durevoli e più 1,2 per cento per quelli non durevoli) e per i beni intermedi (più 0,5 per cento) e una variazione negativa per i beni strumentali (meno 5,6 per cento). L’indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario in settembre è aumentato in termini tendenziali del 23,6 per cento per l’energia, del 18,0 per cento per i beni intermedi, dell’8,0 per cento per i beni di consumo (più 6,5 per cento per quelli durevoli e più 8,3 per cento per quelli non durevoli) e dell’1,4 per cento per i beni strumentali.