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Borse Ue affossate da bancari, futures Usa ko

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Prosegue negativa la seduta per le borse europee, attanagliate dai timori sul futuro dell’area euro e, in particolar modo, del settore bancario. Attesa oggi per la riapertura delle contrattazioni a Wall Street, che ieri era rimasta chiusa per celebrare la festività del Thanksgiving.

Non sono attesi dati economici di rilievo. La performance dei futures Usa è al momento decisamente negativa: i futures sul Dow Jones cedono 108 punti, quelli sul Nasdaq arretrano di 22,75 punti e quelli sullo S&P sono in calo di 13,80 punti.

Alle 12.50, condizionata così anche dal ribasso dei mercati americani, Piazza Affari vede il Ftse Mib cedere l’1,77%. Scelgono con decisione la strada delle vendite anche gli altri listini europei. Londra perde l’1,57%, Francoforte arretra dell’1,23%, Parigi fa -1,76% e Madrid -2,56%.

Sul Ftse Mib continuano a soffrire le banche e anche i titoli del lusso: tra i titoli peggiori, si mettono in evidenza Unicredit (-2,85%), Banco Popolare (-2,88%), Mps (-2,68%) Mediobanca (-2,60%), Ubi Banca (-2,58%), Intesa SanPaolo (-2,22%) e Banca Popolare di Milano (-1,99%). Giù anche Fiat, che cede il 3,71% risentendo dell’andamento negativo del settore auto in Europa.

Il listino è praticamente tutto tinto di rosso, ma si segnalano i titoli della galassia Finmeccanica (+0,97%): occhi puntati soprattutto su Ansaldo, che guadagna il 2,79%%, dopo che Finmeccanica ha siglato con Ferrovie Russe (RZD) un MoU per lo sviluppo industriale nell’ambito del segnalamento ferroviario, delle telecomunicazioni, dell’automazione e della safety & security. L’accordo potrebbe superare un valore complessivo di 1,5 miliardi di euro. Tra gli altri pochi segni positivi, StMicroelectronics (+1,02%).

Sul fronte valutario, l’euro continua a rimanere sotto pressione e scivola di nuovo al di sotto della soglia a quota 1,33 dollari, sempre a causa della situazione di crisi dell’Eurozona. Il cross euro/dollaro si attesta ora sui mercati newyorchesi a 1,3204 e rischia dunque di sfondare al ribasso anche la soglia psicologica a quota 1,32. L’euro cede anche nei confronti dello yen a quota 110,70. Il dollaro invece sale sulla moneta nipponica a 83,82.

Sul futuro dell’euro, le opinioni degli analisti non sono affatto confortanti e c’è chi consiglia di prestare attenzione a supporti cruciali, la cui rottura potrebbe corrispondere a una inversione definitiva del rapporto tra le due valute.

Ovviamente la moneta unica continua a scontare i troppi problemi che attanagliano l’Europa: si pensi solo alla dichiarazione di Moody’s di ieri, che
ha messo sotto osservazione per un possibile downgrade il rating di alcune banche irlandesi e di due big del comparto finanziario, dopo aver già messo in review quello di Dublino.

Anche per questo, ma non solo, oggi i titoli bancari affossano l’Europa; d’altronde, gli istituti temono ora i nuovi stress test in arrivo , dopo che quelli effettuati a luglio non sono riusciti a individuare la gravità del sistema finanziario irlandese.

Ma oggi si guarda anche al Portogallo, e alle notizie sul paese seguite però da diverse smentite. Secondo quanto ha scritto oggi l’edizione tedesca del Financial Times, la Bce e l’Ue starebbero facendo pressioni sul paese affinchè
chieda un nuovo piano di aiuti . Ma anche Berlino, così come il Portogallo ha smentito la presenza di pressioni.

La notizia, vera o falsa che sia, ha aumentato però le tensioni sui mercati dei titoli di stato: lo spread tra Germania e Spagna ha toccato nuovi massimi dall’introduzione dell’euro ; ancora, lo yield dei titoli governativi iberici a dieci anni ha segnato il record dallo stesso anno.

In fiamme anche i Credit Default Swap (CDS) a 5 anni, ovvero quanto si deve pagare per assicurare un certo ammontare di titoli iberici. Secondo i dati di Markit, il valore è balzato a 301 punti base, portando la Spagna in cima alla classifica delle nazioni che hanno registrato un ampiamento maggiore.

Riguardo al mercato delle commodities, i futures sul petrolio scambiati sul Nymex cedono a 82,82 dollari al barile, in calo di 1,04 dollari rispetto all’ultima rilevazione. E arretra più di 15 dollari anche l’oro, che sul Comex è scambiato a 1.357,6 dollari l’oncia.