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Wall Street frena con le banche, Fed non da’ fiducia

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I guadagni osservati nel corso della giornata a Wall Street sono stati cancellati con gli operatori che hanno preferito alleggerire qualche posizione dopo la decisione della Fed di lasciare invariati tassi di interesse e piano di allentamento monetario.

“Tipicamente gia’ si conosce cosa sta succedendo” ha spiegato Art Hogan, chief market strategist di Jefferies&co a proposito delle aspettative secondo le quali la banca centrale americana non avrebbe modificato la propria politica monetaria.

A livello settoriale si sono messi in mostra i titoli dell’health care (+0.9%) seguiti dalle tlc (+0.46%). I finanziari nel pomeriggio hanno ampliato le perdite lasciando sul terreno lo 0.42%, -0.13 le risorse di base mentre chiudono invariate i titoli energetici.

Per quanto la Fed resti aperta a prendere provvedimenti per il momento non resta che fare un bilancio parziale del suo operato da quando ha annunciato lo scorso tre novembre il secondo piano di allentamento monetario. L’azionario ha guadagnato terreno. Cio’ e’ positivo per l’economia perche’ portafogli di investimento piu’ sostanziosi, soprattutto tra i piu’ ricchi, rendono le persone piu’ propense a spendere. Contemporaneamente pero’ i tassi sui mutui sono aumentati, tradendo uno degli obiettivi della banca centrale e del suo programma di acquisto di titoli di stato per $600 miliardi.

Contemporaneamente il tasso di disoccupazione si e’ portato sui massimi di sette mesi al 9.8% a novembre. Il dato si e’ mantenuto sopra il 9% per 19 mesi consecutivi. Mai un periodo di tempo cosi’ lungo era stato registrato. Tra l’altro la stessa Fed ha recentemente rivisto al rialzo le stime sul dato, visto al 9.1% l’anno prossimo e all’8.2% nell’anno delle elezioni presidenziali. Non e’ mancato il monito secondo cui ci vorranno 4 o 5 anni per vedere il tasso di disoccupazione scendere a un livello storicamente normale e pari al 5-6%.

Si guarda anche agli effetti dei tagli fiscali, frutto del compromesso tra Repubblicani e amministrazione Obama. La misura comprende l’estensione per due anni della sforbiciata alle tasse decisa nel 2001e 2003 dall’ex presidente Bush e i benefici per la disoccupazione per ulteriori 13 mesi.

L’euro intanto ha esaurito l’effetto dell’alert di Moody’s sugli Usa, che rischiano di perdere la tripla A dopo l’ok al Senato all’estensione dei tagli alle tasse dell’era Bush. L’avvertimento aveva messo sotto pressione il dollaro.

Dal fronte macro Usa, massimi di marzo per i prezzi alla produzione. Sopra le stime le vendite al dettaglio di novembre mentre sono cresciute meno delle attese le scorte di magazzino.

La fiducia tra le piccole aziende americane e’ cresciuta a novembre ai massimi di tre anni fa, prima dell’esplosione della recessione grazie a migliori prospettive su economia e vendite. Lo ha comunicato The National Federation of Indipendent Business, il cui indice dell’ottimismo tra le pmi ha toccato quota 93.2, top dal dicembre 2007, dalla lettura di ottobre pari a 91.7. Durante la passata fase di espansione economica il valore in media era a 100.7. Si ricorda che l’indice Russell 2000, su cui sono quotate le piccole aziende, e’ cresciuto del 28% dal 31 agosto contro il +18% dell’S&P 500.

Dal fronte societario, Amgen (AMGNE) ha corso grazie al buon esito dello studio del gruppo biotecnologico sul farmaco Xgeva: aiuta i pazienti con un tumore alla prostata a vivere piu’ a lungo senza che il cancro vada a intaccare le ossa.

Il colosso farmaceutico Pfizer (PFE) ha alzato il dividendo del primo trimestre di circa l’11% a $0.20 per azione. Brutte notizie da Best Buy (BBY), che in apertura ha ceduto il 15%: nel terzo trimestre fiscale ha registrato profitti in calo a $217 milioni da $227 milioni dello stesso periodo dell’anno prima. In termini di Eps, si tratta di $0.54 per azione da $0.53 contro attese per $0.60. Le vendite sono scese a $11.9 miliardi da $12.02 miliardi rispetto a stime per $12.5 miliardi. Tagliate le previsioni per l’anno tra $3.20 e $3.40 mentre gli analisti si aspettavano $3.58.

Tornando in Europa, S&P ha tagliato l’outlook del Belgio a negativo da stabile alla luce delle incertezze sul fronte politico nel paese. Confermato a AA+ il giudizio sul debito di lungo termine e a A-1+ quello di breve. “Crediamo che la prolungata incertezza politica ponga dei rischi sulla tenuta del credito soprattutto viste le difficolta’ di mercato che molti paesi dell’Eurozona stanno affrontando”, ha scritto l’analista dell’agenzia di rating Marko Mrsnik.

In Germania l’indice Zew è risultato migliore delle stime e con l’istituto di ricerca Ifo che ha alzato le previsioni sulla crescita del pil tedesco relative al 2010 e al 2011. Ma le indicazioni positive non hanno dato slancio ai mercati. Inoltre, proprio pochi minuti fa sono arrivate notizie dal tono totalmente opposto: l’asta spagnola si è tradotta in un brusco aumento dei rendimenti dei titoli di stato del paese.

Tornando a Piazza Affari, da segnalare le stime degli analisti sul futuro del Ftse Mib, che ha perso dagli inizi dell’anno il 10% del suo valore contro il +18% del Dax di Francoforte. Il banchmark di Milano oggi ha reagito positivamente alla tenuta del governo Berlusconi

Nel comparto energetico, ifutures sul petrolio con consegna gennaio sono calati di $0.33 (-0.4$) a quota $88.28 il barile. Il derivato con scadenza febbraio dell’oro ha segnato -0.5% a $1404.30 l’oncia. Quello con scadenza marzo dell’argento ha guadagnato lo 0.6% a $29.78 l’oncia. Si segnala il +1.4% dei metalli industriali. Sul fronte valutario l’euro, dopo una mattinata in rialzo, ha chiuso in calo dello 0.06% a quota $1.3382. Quanto ai Treasury, il rendimento del decennale si attesta a quota 3.4550% dal 3.2830%.