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Eur/usd: il target da cui dipende il futuro del cambio

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(WSI)-Le problematiche relative all’area euro rimangono il tema dominante sul mercato e tutti gli occhi erano puntati sul meeting che si sta tenendo in questi due giorni. Quello che verrà guardato con più attenzione dagli operatori sarà la proposta di Junker/Tremonti sui cosiddetti eurobond, titoli sovrani europei che dovrebbero stemperare le tensioni che si stanno creando sui titoli statali dei singoli Paesi membri e che segnerebbero un punto in più, a favore della salvezza dell’euro, aiutando ad evitare gli attacchi speculativi soprattutto sui paesi periferici.

Per darvi dei numeri che vi facciano comprendere quanto stia diventando critica la situazione, concentriamoci sulla Spagna, che dopo il cartellino giallo ricevuto da Moody’s, a causa dell’elevato fabbisogno nel 2011 ed un rischio di impossibilità di riuscire a rifinanziarsi sul mercato (si parla di scadenze per 110-120 miliardi di euro), ieri ha affrontato la realtà di una nuova asta di titoli a lunga scadenza. Le serviva reperire 3 miliardi di euro, è riuscita a raccoglierne 2.4.

Se analizziamo brevemente anche gli impatti sui rendimenti, ci accorgiamo come il premio per il rischio che stanno richiedendo gli operatori, per annoverare nei propri portafogli delle attività spagnole, è salito, ed è salito molto. Sul fronte 10 anni siamo passati a 5.48% dal precedente 4.63%, ed il bid to cover ratio è diminuito rispetto ad ottobre di 0.17 punti, passando a 1.67.

Sul quindicennale è successo lo stesso, con rendimenti offerti pari a 5.98% contro il 4.55% di ottobre. Se in ultimo diamo un’occhiata anche allo spread tra il già citato 10 anni ed il bund tedesco, troviamo un valore di circa 2.5%.

Queste tensioni devono venire in qualche modo stemperate in quanto non sarà possibile continuare su questa riga senza andare a creare delle possibilità per le economie domestiche di ripartire e di permettere l’autofinanziamento ed il ripaga mento dei debiti contratti e, francamente, pensare adesso che qualcosa del genere possa accadere, ci risulta molto difficile.

EurUsd – grafico orario

Va da sé che le preoccupazioni non verranno spazzate via a breve, tanto più che Germania e Francia non sembrano essere d’accordo con la proposta che verrà ripresentata dal capo dell’eurogruppo. Dal fronte macroeconomico ci arrivano dati sostanzialmente in linea con le aspettative dagli States, con il neo sull’immobiliare delle housing starts per novembre, inferiori alle aspettative di +6%, ma comunque cresciute del 3.9% rispetto al precedente mese in cui si era registrato un -11.1%. Oggi niente di importante previsto a parte l’IFO tedesco stamattina.

Facciamo un salto nell’analisi tecnica iniziando dall’immancabile eurodollaro. Abbiamo avuto ieri un’ennesima riconferma di quanto il mercato senta il livello di supporto di 1.3180 e quanto, alcune volte le cose più semplici, come i fondamenti dell’analisi tecnica, siano gli indicatori più affidabili.

Stiamo parlando del nuovo test di 1.3180, da cui dipendono a questo punto tutte le future evoluzioni del cambio, toccato ancora una volta ieri pomeriggio e livello di supporto statico degli ultimi dieci giorni di scambi.

Nell’immediato le percentuali di ritracciamento, molto utili una volta individuata un’inversione di tendenza, indicano un prossimo importante livello di resistenza a 1.33 (38.2%) a 1.3340 (50%) ed infine il più importante, anche perché coincide con un massimo chiave durante la discesa, 1.3380 (61.8%).

Grande illusione, quella mostrata dal cambio UsdJpy i giorni scorsi. Credevamo fosse giunto il momento di una ripartenza (dopo settimane che ci troviamo in neanche 200 punti di range) ed invece è stato superato nuovamente il supporto di breve ed i prezzi sono scivolati nuovamente al di sotto di 84 figura.

Per abbandonare definitivamente lo scenario rialzista ipotizzato ultimamente dobbiamo attendere che i prezzi ritornino al di sotto della trendline che sta guidando la ripresa dai minimi di inizio novembre: il livello dinamico da considerare per la giornata è suggerito quindi a 83.20.

Passiamo a vedere il cambio EurJpy, dove la profonda risalita iniziata ieri sera e conclusasi nella notte ha allontanato i prezzi dal primo supporto utile di 111.10-20, avvicinandoci di fatto alla più importante resistenza dell’ultimo mese, 112.10-20.

Un’eventuale rottura aprirebbe le porte ad un ritorno in forza della moneta unica sino all’importante area di 115, dove si sono concentrati una buona serie di massimi negli ultimi sette mesi di scambi.

Vediamo ora il cable, dove se quella di ieri è stata l’inizio di un movimento di ripresa, possiamo individuare in 1.5675 il più importante livello di resistenza. A questo livello siamo giunti osservando la media mobile di lungo (exp a 100 periodi su grafico orario), che combacia con il 38.2% di ritracciamento del movimento ribassista iniziato a 1.5910 e terminato a 1.5535 (ampia e molto importante area di supporto) e corrisponde infine ad un precedente picco di minimo che ha permesso ai prezzi durante la fase positiva del cambio della prima metà del mese, di portare ad una ripresa della volatilità.

Un movimento speculare di GbpUsd e UsdJpy ha permesso al cambio GbpJpy di rimanere sostanzialmente invariato rispetto ai livelli a cui lo abbiamo trovato ieri mattina. Siamo infatti ancora a 131.20 e possiamo ipotizzare che il più importante livello di supporto sia il picco di minimo di due giorni fa, visto a 130.80.

Niente da fare per l’euro nei confronti del franco. Per il momento la tanto sperata figura di doppio minimo, su grafico giornaliero, tarda ad arrivare avendo infatti toccato un nuovo picco a 1.2735.

L’unico segnale forte che potremmo andare a ricercare sarebbe una divergenza sugli oscillatori stocastici di lungo (20-12-6 per esempio) su grafico giornaliero, che se dovessero ripartire dai prezzi attuali segnalerebbero un movimento di ripresa confermato dal raggiungimento del nuovo minimo storico, inferiore a quello fatto registrare l’8 settembre scorso.

Concludiamo con il dollaro, nei confronti del franco. In questo caso la continua forza della moneta elvetica ci ha riportato di gran passo al picco di minimo, a 0.9550, di inizio novembre.

Anche in questo caso non sono presenti molti spunti rialzisti che potrebbero lasciar pensare ad un’inversione di questa forte tendenza ribassista, se non il rimbalzo su precedenti livelli di minimo come quello appena indicato ed il successivo 0.9465.

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