Come avevano lasciato intendere i futures, la partenza a Wall Street e’ all’insegna delle vendite anche se le flessioni sono marginali. A pesare sono per il momento soprattutto i titoli energetici mentre Coca Cola e ancor di piu’ Disney si mettono in mostra grazie ai conti.
L’agenda macro, oltre alle scorte di petrolio, e’ scarna. L’appuntamento clou resta alla Camera dove il numero uno della Fed Ben Bernanke, terra’ il primo discorso alla Camera da quando i Repubblicani hanno preso posto dopo le elezioni di Mid-Term. Il confronto potrebbe essere particolarmente serrato.
Nel frattempo gli strategist si interrogano sul trend a cui e’ destinato l’azionario. Alcuni sono pronti a scommettere che oggi la corsa, almeno per oggi, si fermera’. Lo stop e’ considerato pero’ fisiologico all’indomani di una seduta in cui il Dow ha chiuso la settima seduta consecutiva in rialzo. “Avendo visto massimi che non si toccavano da due anni e mezzo, una correzione e’ sempre probabile che si verifichi. Senza una ricca agenda macro gli investitori potrebbero vivere la giornata odierna come un’opportunita’ per vendere”, ha dichiarato a Marketwatch Ben Citchley, trader di IG Index.
Deboli tutti i listini europei. Sui listini asiatici, all’indomani della stretta monetaria della People’s Bank of China, lo Shanghai Composite cinese ha perso lo 0,9% alla riapertura dopo il lungo poste festivo. A Hong Kong l’Hang Seng ha ceduto l’1,4%. In Giappone il Nikkei ha lasciato sul terreno lo 0,2%.
In generale si teme che un rallentamento dell’economia cinese possa avere ripercussioni sull’intera congiuntura globale. Preoccupate sembrano essere soprattutto l’Australia e la Cina: entrambe fornitrici di materie prime, le due economie temono infatti che in caso di indebolimento della Cina, le loro forniture di materie prime andrebbero a diminuire, provocando a catena una flessione delle esportazioni, del Pil e delle divise di riferimento.
Non mancano notizie anche dal Giappone, alle prese con i suoi debiti pubblici colossali e anche le condizioni precarie in cui versano le sue banche: sia il Fondo Monetario Internazionale che Moody’s oggi hanno strigliato il governo, invitandolo a fare di più per mettere un freno a un debito che rappresenta il 200% rispetto al prodotto interno lordo.
Sugli altri mercati, i futures con scadenza marzo del petrolio segnano un rialzo dello 0,35% a $87,24 il barile. I contratti con scadenza analoga dell’oro guadagnano lo 0,10% a $1.365,50 l’oncia. Sul fronte valutario l’euro avanza dello 0,48% $1,3690. Quanto ai Treasury, il rendimento sul decennale vale il 3,7070% dal 3,725% di ieri.