Chiusura contrastata e segnata da volumi bassi per la borsa azionaria americana, che viene da due settimane di guadagni, con gli indici che hanno scambiato in un range ristretto per tutta la seduta. Gli occhi erano tutti puntati sul piano di bilancio fiscale per il 2012 (VEDI VIDEO SOTTO).
Obama ha presentato un programma da $3.730 miliardi che – a partire dal primo ottobre – prevede tra le altre cose il congelamento per cinque anni di molti programmi di investimento nazionali. Il piano ha l’obiettivo di ridurre il deficit di circa $1.100 miliardi in 10 anni.
Inoltre il governo americano ha intenzione di presentare un progetto di legge che impone una tassa sulle grandi banche e sulle societa’ finanziarie che servira’ a restituire il prestito concesso dallo stato per uscire dalla crisi. E’ quanto emerge dalla finanziaria inviata in Congresso dal presidente Barack Obama. Per ripagare i soldi ai contribuenti per il salvataggio e’ prevista un’imposta da 30 miliardi di dollari in 10 anni.
Il Dow ha ceduto lo 0,04% a quota $12.268, il Nasdaq ha guadagnato lo 0,28% in area 2.817, mentre l’S&P 500 lo 0,24% a 1.332 punti. Trattenuto dai cali di Wal-Mart, che paga il declassamento degli analisti di JP Morgan, il Dow ha chiuso poco variato, mentre l’S&P si e’ avvicinato a livelli pari a circa il doppio dei 666 punti toccati ai minimi di 12 anni nel marzo del 2009. Sul paniere delle blue chip si fanno sentire anche i ribassi di Verizon e Coca Cola, mentre Alcoa e Exxon Mobil sono stati particolarmente richiesti. Quanto al Nasdaq, ha aggiornato il record di tre anni messo a segno venerdi’.
L’indice di volatilita’, considerato misura attendibile della paura che aleggia sui mercati, e’ sceso sotto quota 16. Tra i settori, utility, telecomunicazioni e sono stati presi di mira dai ribassisti, mentre gli energetici e tecnologici sono stati abbastanza richiesti.
In Europa le piazze finanziarie proseguono contrastate, dopo che l’azionario asiatico ha registrato ingenti guadagni, favorito dalle speculazioni secondo cui le cifre sull’inflazione si dimostreranno piu’ basse delle attese, facendo rientrare i timori di nuove strette nelle maggiori economie del continente.
Gli annunci sul fronte societario in Usa sopratutto sono stati relativamente pochi e gli indici si trovano quindi a dover cercare di aggiornare i massimi da meta’ giugno 2008 in un contesto poco movimentato, con un calendario macro Usa scarno di dati importanti.
In assenza di appuntamenti clou in America, ad attirare l’attenzione e’ stato il piano di bilancio dell’anno fiscale 2012 che prevede tagli dolorosi in molti programmi governativi, ma non andra’ troppo a colpire i tre principalli ‘fardelli’ del deficit, ovvero i programmi di assistenza medica e previdenza Medicare, Medicaid e Social Security.
Dal fronte societario americano si segnalano accordi di M&A: General Electric (GE) comprera’ l’inglese John Wood Group (UK:WG) per $2,8 miliardi. EchoStar (SATS) acquisira’ Hughes Communications (HUGH) per circa $2 miliardi incluso il debito. I titoli tecnologici soffrono anche per il calo di Nokia (NOK). Tutta colpa della bocciatura degli analisti di JP Morgan dopo la partnership annunciata venerdi’ con Microsoft.
Fuori dal paniere principale salta subito all’occhio il balzo dei titoli Netflix. Alla base di tale prova le notizie riguardanti la decisione di Qualcomm di sviluppare una tecnologia che consentira’ di guardare i film a noleggio in streaming che offre il servizio Netflix sui dispositivi portatili con sistema operativo Android (sia smartphone che tablet). Naturale che l’azione sia stata molto richiesta e si sia temporaneamente arrampicata su nuovi massimi a quota $247.39. Seduta positiva anche per Qualcomm.
Sullo sfondo resta la rivoluzione dei paesi del mondo arabo. Dopo Tunisia ed Egitto, continuano le proteste in Yemen, Bahrein, Algeria e Iran, dove secondo la Bbc e’ “il caos totale”. Nel weekend l’esercito egiziano, che ha preso il potere dopo le dimissioni del presidente Mubarak, ha sciolto il parlamento e sospeso la costituzione. La borsa resta chiusa almeno fino alla prossima domenica. Le banche non apriranno i battenti almeno fino a mercoledi’ dopo le proteste alle porte della Banca Nazionale. Il mercato non ha affatto messo da parte i timori legati a un’effetto domino in tutto il Medio Oriente.
In Europa, sotto i riflettori c’e’ l’incontro dell’Eurogruppo per discutere sulla riforma del Patto di stabilita’ e di crescita dell’Ue. Si ricorda lo scivolone dell’euro sotto $1,35. I trader sembrano attribuire la colpa alla banca tedesca WestLB, in difficolta’ nel mettere a punto un piano di ristrutturazione credibile e da presentare alla Commissione Europea per poter essere salvata. “Le notizie riguardanti WestLB non offrono alcuna possibilita’ di essere ottimisti per l’euro”, ha spiegato a Reuters Jeremy Stretch, strategist valutario per CIBC. “Aspetti negativi strutturali nell’Eurozona non sono scomparsi e alcuni di questi rischi sono dovuti al settore bancario. I problemi che sta incontrando WestLB ne sono il riflesso”, ha aggiunto Stretch.
Sugli altri mercati i prezzi dell’oro nero sono tornati a correre sul Brent londinese dopo che i dati sulla bilancia commerciale cinese hanno indicato un progresso delle importazioni di greggio, dovuto anche alle proteste in atto in molte regioni del Medioriente. I futures scambiati sul Brent hanno guadagnato due dollari a quota $103,08.
Restando nel comparto energetico i futures con scadenza marzo segnano un calo dello 0,77% a $84,11 il barile. I contratti con scadenza aprile dell’oro chiudono in progresso dello 0,4% a $1.365,10 l’oncia mentre il rame ha toccato nuovi record a quota $4,63. Sul fronte valutario l’euro lascia sul campo lo 0,5% a $1,3482. Quanto ai Treasury, il rendimento sul decennale cede 3,2 punti a 3,614%.