Fuga degli investitori dall’azionario dei paesi emergenti? La parola è troppo forte, ma una cosa è certa: a fronte dei guadagni che i mercati dei paesi avanzati hanno inanellato dagli inizi dell’anno, sia in Europa che in America – e anche in Giappone – i BRIC e non solo hanno fatto piuttosto male.
Basti pensare che l’MSCI emerging-market index, l’indice che misura appunto la performance di questi mercati azionari – è sceso del 4% dagli inizi dell’anno. Motivo: la decisione delle banche centrali cinese, brasiliana e indiana di alzare i tassi di interesse di riferimento, al fine di evitare il surriscaldamento della loro economia e di frenare dunque l’inflazione, alimentata soprattutto dal balzo a livelli record dei prezzi alimentari.
Il 2011 non è insomma iniziato all’insegna dei buy per quei mercati che negli anni precedenti venivano considerati una sorta di Eldorado dalla comunità finanziaria internazionale.
Le previsioni non sono poi affatto rosee, dal momento che gli stessi strategist di JP Morgan guidati da Adrian Mowat a Hong Kong hanno -secondo quanto riporta Bloomber – ridotto il target di fine anno per l’MSCI da 1.500 a 1.300 punti.
Jonathan Ravelas, strategist di Unibank a Manila, ribadisce infine che “i portafogli degli investitori attraversano una fase di ribilanciamento che favorisce ora i mercati dei paesi avanzati. Questi mercati stanno diventando infatti più appetibili, beneficiando delle preoccupazioni secondo cui l’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse potrebbero danneggiare la crescita delle economie emergenti”.