PDL 28.6%
Lega Nord 11.4%
La Destra 1.5%
FIL 5.8%
UDC 6.3%
API 1.0%
PD 24.4%
IDV 6.0%
SEL 7.7%
5 Stelle 2.0%
Comunisti 1.8%
Socialisti 1.3%
Altri 2.2%
Totale 100.0%
Sommando i blocchi delle possibili alleanze, ed escludendo il 2% di Altri, la destra e’ al 41.5%, la sinistra al 43.2% e il centro al 13.1%. Il sondaggio e’ stato effettuato da Digis per SkyTG24 tra l’11 e il 12 febbraio 2011 sulle intenzioni di voto ai partiti. Totale casi: 991 (17% dei contatti effettuati pari a 6.147). Rifiuti e/o sostituzioni: 5.156 (83% dei contatti).
Astensione 21.0%
Indecisi 15.0%
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Summit a palazzo Grazioli questa sera fra il Premier Silvio Berlusconi e il vertice della Lega guidato da Umberto Bossi. Con il Senatur, partecipano all’incontro con il Presidente del Consiglio, il ministro Roberto Calderoli, la vicepresidente del Senato Rosy Mauro, i capigruppo di Camera e Senato Federico Bricolo e Marco Reguzzoni.
L’asse con il Colle sempre più saldo, lo spazio dedicato oggi sulla ‘Padania’ all’intervista del segretario del Pd preceduta da un colloquio telefonico tra Umberto Bossi e lo stesso Bersani, e poi l’incontro con Gianfranco Fini e i contatti con l’Udc prima del voto sul federalismo municipale. Tutti pezzi di un puzzle che inizia a delinearsi, facendo emergere la possibile exit strategy della Lega dall’alleanza di ferro con Silvio Berlusconi. Cui si aggiunge l’insolita freddezza mostrata dal Carroccio nel commentare il rinvio a giudizio immediato per il premier, con un silenzio rotto solo nel pomeriggio dal capogruppo in Senato Bricolo.
Insomma, la Lega resta con il premier, ma prepara il dopo, che potrebbe arrivare se la maggioranza non dovesse ulteriormente allargarsi i numeri nelle commissioni non dovessero permettere di andare avanti con le riforme. “Impegno me e il mio partito a portare avanti il processo federalista dialogando con la Lega” e “guardando oltre Berlusconi”: le parole di Pierluigi Bersani alla ‘Padania’ (è stato il leader Pd a chiedere di essere intervistato, con l’imprimatur di Bossi), si aggiungono all’offerta di Fini dal palco del congresso di Fli.
Un corteggiamento, quello delle varie opposizioni che chiedono in cambio la testa di Berlusconi, che ancora non ha sortito effetti sul Carroccio, ma cui la Lega sapientemente non si nega, tenendo aperte le possibili opzioni nel caso in cui la sorte politica di Berlusconi dovesse volgere al peggio. “Con il Pdl governiamo quattro regioni, decine di province e centinaia di Comuni”, ricordano da via Bellerio, ribadendo che difficilmente sarà la Lega a staccare la spina al premier.
Ma al tempo stesso, il mantra bossiano è sempre stato “pronti a tutto per il federalismo”, e di sicuro – spiega più di un parlamentare leghista – Bossi non manderà in fumo l’obiettivo di una vita per affondare con il premier. Insomma, spiega un dirigente della Lega citando una frase del Senatùr di qualche mese fa, “Bossi resta dietro il cespuglio: finchè Berlusconi tiene e ci garantisce il federalismo, noi restiamo dove siamo. Se poi la situazione, per quanto può succedere anche fuori dal palazzo, dovesse cambiare, noi siamo pronti e teniamo aperto il dialogo con tutti”. Tanto che le repliche più dure arrivano dal Pdl, mentre da Luca Zaia a Davide Boni, i dirigenti leghisti che commentano l’intervista di Bersani rimandano tutti al leader: “E’ solo Bossi che decide”.
E l’orizzonte del dialogo, spiega un parlamentare del Carroccio, guarda anche oltre l’eventuale approvazione del federalismo fiscale: “Ieri Calderoli non ha parlato a caso, quando ha ricordato che la maggioranza necessaria è di 330 deputati”. Un modo per ricordare che solo le altre riforme care alla Lega, quella costituzionale con il Senato federale, possono dare senso al proseguimento dell’esperienza di governo. Se invece tra qualche mese la permanenza di Berlusconi al governo dovesse comportare il perdurare di una scontro che rende impossibile una spinta riformatrice, chissà se Bossi, si chiede un dirigente della Lega, non pensi sia arrivato il momento di un governo Tremonti.
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