Società

Inflazione e crescita: il grande dilemma di tutte le banche centrali

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(WSI)- La giornata di ieri è stata caratterizzata dalle notizie provenienti dalla banche centrali di Inghilterra, Svizzera e Stati Uniti. Ma andiamo in ordine cronologico.

Nella mattinata la BoE ha manifestato un minore ottimismo riguardo le aspettative di crescita: tale prospettiva si è palesata in conseguenza al rallentamento inaspettato mostrato nel quarto trimestre del 2010. Nonostante ciò, l’economia reale dovrebbe gradualmente migliorare nel corso dell’anno con i prezzi che dovrebbero rimanere stabili almeno fino alle seconda metà del 2012 (seppur al di sopra del 2%).

Come sottolineato dal Governatore King, i rischi di un riscaldamento dei prezzi si concentrano sul fronte energetico ma le autorità monetarie si attiveranno per prevenire il propagarsi dell’inflazione e per agevolare una crescita sostenibile dell’economia. Ovviamente, lo stesso King, nell’ipotizzare nel futuro un rialzo dei tassi, ha evidenziato come l’incertezza sulla crescita non consenta di mosse troppo azzardate e che la normalizzazione dei tassi stessi avverrà in parallelo con un’economia in maggior salute.

In questo senso, non dovrebbero esserci cambiamenti nella politica monetaria inglese nel primo semestre di quest’anno.

Anche la banca centrale svizzera è intervenuta ieri, sottolineando nuovamente come un rafforzamento eccessivo del franco non sia visto con favore dall’autorità monetaria elvetica.

In serata, invece, sono state rilasciate le minute del FOMC, dalle quali esce un’economia americana in crescita (le previsioni per l’anno in corso sono migliorate e vedono un PIL attestarsi tra il 3.4% ed il 3.9%) anche se la disoccupazione desta ancora preoccupazione (è vista tra 8.8% ed il 9%). Anche i prezzi dovrebbero restare sotto controllo (tra 1.3% e l’1.7%, al di sotto della forbice della FED) nonostante il recente aumento dei prezzi energetici ed alimentari.

La FED ha confermato che continuerà ad acquistare titoli di Stato (per almeno 600 miliardi di dollari) e che ogni revisione di tale politica dovrà essere confermata da dati macroeconomici in miglioramento. La ripresa è comunque in atto, anche se ad un tasso non sufficiente da comportare una ripresa del mercato del lavoro.

Nella giornata di oggi ci aspettano alcuni dati macroeconomici importanti: il primo è il CPI americano (Consumer Price Index), poi alcuni indici di fiducia USA (Leading indicators e Philadelphia FED).
Passiamo ora all’analisi grafica.

EurUsd dopo essere sceso ieri fino a 1.3460 ha iniziato una fase di ripresa che l’ha portato dapprima sopra 1.3600 per poi ritracciare ai livelli attuali a ridosso di area 1.3550. Non è ancora ben chiaro cosa voglia fare questo cambio: dall’inizio del mese, infatti, la moneta unica si è tendenzialmente indebolita in confronto al biglietto verde lasciando comunque spazio a rimbalzi che, in un ottica di breve periodo, possiamo definire importanti.

Se propendiamo per un rafforzamento del dollaro nel medio termine, è chiaro che tutti i rimbalzi dell’euro possono essere considerati come opportunità per l’acquisto di dollari. Bisogna comunque prestare molta attenzione al mercato ed essere pronti a cambiare idea di fronte ai fatti. Allo stato attuale, solo una rottura confermata di 1.3425 potrebbe spingere il cambio verso livelli ancora inferiori con obiettivo area 1.3000-1.2875. Un’inversione favorevole all’euro, invece, sarebbe confermata sopra 1.3750-1.3850.

EurUsd – grafico 60 min

UsdJpy continua a restare nel canale laterale compreso tra 80.25 e 84.50, posizionandosi vicino all’estremo superiore: sono ormai più di tre mesi che il cambio fluttua all’interno di quest’area quindi è lecito attendersi un’accelerazione direzionale solo in concomitanza con la violazione di uno dei due livelli sopra riportati. Nel caso di rafforzamento pro dollaro, la rottura di 84.50 dovrebbe essere confermata anche dalla rottura al rialzo della media mobile esponenziale a 200 periodi che attualmente passa in are 85.00.

EurJpy (che risente dell’andamento di EurUsd e UsdJpy) si attesta in prossimità della media mobile di lungo periodo vicino a 113.30: una rottura di tale livello spingerebbe il cambio fino a 115.60 (resistenza di medio periodo). Un rafforzamento della moneta giapponese, invece, acquisterebbe valore solo dopo la violazione al ribasso di 111.50.

Passiamo ora a GbpUsd: in questo caso il livello di 1.6300 rappresenta un livello di resistenza importante. Attualmente il mercato si attesta attorno a 1.6100 e nel breve periodo abbiamo un supporto a 1.5960. La rottura al ribasso del supporto consentirebbe una discesa fino a 1.5750-1.5350 mentre la rottura al rialzo avrebbe come obiettivo 1.6450.

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