Congelare gli asset che la Libia detiene in Italia, che sono a dir poco ingenti. E’ questo, secondo alcune fonti, l’obiettivo della commissione economica e di stabilità finanziaria che si è riunita oggi.
La riunione è stata voluta dal ministro degli Affari esteri Franco Frattini: si tratta di un primo passo per un’azione del governo contro gli asset presenti in Italia in mano alla Libia. Indiscrezioni rivelano che il governo italiano potrebbe riunirsi poi più tardi in settimana, per autorizzare il suddetto congelamento.
Complessivamente, la Libia – riporta il sito Fox- ha più di tre miliardi di euro di asset in Italia, inclusa la partecipazione del 7,5% che possiede in Unicredit, attraverso la banca centrale e il fondo sovrano del paese. Ma la Libia ha anche una partecipazione del 2% in Finmeccanica e una del 7,5% in Juventus.
Ma a rischio anche le partecipazioni del 26% di Olcese e del 14,8% di Retelit.
Tripoli deterrebbe infine anche una quota del capitale di Mediobanca, inferiore al 2%.
Di seguito la descrizione dei legami economici tra Libia e Italia e il modo in cui si sono evoluti negli ultimi anni.
ENI: la compagnia petrolifera numero uno in Italia ha diverse attività in Libia tra cui contratti a lungo termine take or pay. Il cane a sei zampe aveva illustrato un piano di investimenti fino a 25 miliardi di dollari nel paese. Tripoli aveva anche manifestato l’intenzione di acquistare una partecipazione nell’azienda.
IMPREGILO, ASTALDI: Impregilo, la società di costruzioni numero uno in Italia, dovrebbe beneficiare dei rapporti amichevoli tra Berlusconi e Gheddafi, in quanto pre-qualificata per la realizzazione di un progetto autostradale in Libia finanziato da Roma e del valore di 5 miliardi di euro. La società di costruzioni numero due in Italia, Astaldi, ha anche manifestato un interesse a partecipare al progetto. Impregilo era stata citata inoltre come possibile target di investimento da parte dei libici.
FINMECCANICA: la società aerospaziale italiana ha siglato nel 2009 un accordo con la Libia per la cooperazione nel settore aerospaziale e di altri progetti in Medio oriente e Africa. L’accordo prevede la creazione di una joint venture 50-50 di cui faranno parte Finmeccanica e il Libia Africa Investment Portfolio. Finmeccanica ha anche vinto diversi contratti dalla Libia, tra cui uno, l’anno scorso, per la costruzione di ferrovie del valore di 247 milioni di euro. D’altro canto, la Lybian Investment Authority detiene una quota del 2,01% in Finmeccanica.
UNICREDIT. La partecipazione libica nel gruppo bancario è pari al 7,5%, dopo l’acquisizione da parte del Lybian Investment Authority (LIA) del 2,59% del capitale. La banca centrale della Libia è altro azionista di Unicredit, con una quota pari al 4,988%.
FIAT. La Libia corse in soccorso della Fiat nel 1977, sotto invito di Giovanni Agnelli, con l’acquisizione di una partecipazione del 15% circa da parte del Lybian Arab Foreign Investment Company (Lafico). L’investimento alimentò una forte ondata di critiche. Lafico vendette così la sua partecipazione nel 1986, ma nel 2002 riacquistò una quota appena superiore al 2%. Al momento la sua partecipazione è inferiore al 2%.
La Libia, infine, è attiva anche nel calcio. Lafico detiene infatti una partecipazione di ben il 7,5% nel capitale della Juventus. Al-Saadi Gheddafi, figlio del colonnello, un tempo f giocatore per il Perugia e l’Udinese – sedette anche nel board della Juventus. La Libia a un certo punto pensò anche di investire sulla Lazio e iniettò fondi sulla Triestina.