Il balzo dei prezzi del greggio ha messo sotto pressione i listini azionari americani, che gia’ avevano aperto la seduta sottotono, con gli investitori che non sono rimasti soddisfatti dai dati sul mercato del lavoro. A meta’ seduta i listini scambiano pertanto in calo di un oltre un punto percentuale.
Introno alle 18 italiane il Dow cede l’1,41% a quota 12.0864, il Nasdaq l’1,05% in area 2.769, mentre l’S&P 500 lascia sul campo l’1,31% a 1.314 punti. Il report sul lavoro del governo ha evidenziato un tasso di disoccupazione in calo all’8,9% dal 9,2% del mese precedente e la creazione di piu’ posti di lavoro delle previsioni. Tuttavia la strada e’ ancora lunga prima che la situazione torni alla normalita’.
Cosi’ gli operatori hanno messo in secondo piano le notizie macro e si sono concentrati sui nuovi sviluppi geopolitici. Il valore dell’oro nero e’ arrivato ai massimi di due anni e mezzo mentre proseguono gli scontri in Libia, ma anche in Yemen e Bahrein, mentre l’Arabia Saudita, il maggiore esportatore di petrolio al mondo, sta vivendo il suo “venerdi’ della collera”. La paura e’ che le scorte di petrolio vengano ridotte drasticamente e non riescano a soddisfare la domanda di voraci consumatori come Cina, Europa e Stati Uniti.
Uno dei motivi per cui il greggio e’ tornato a correre oggi e’ da ricercare nell’esplosione avvenuta a un impianto petrolifero a sud di Bengasi, in Libia. La piattaforma ora e’ danneggiata e i pozzi di oro nero sono in fiamme. Il derivato con consegna aprile sul petrolio scambiato al WTI newyorchese ha cosi’ sorpassato quota $103 al barile e si avvicina in area $104, erodendo altre decine di miliardi di dollari dal pil, compromettendo i margini societari e alimentando il nervosismo sui mercati. Chiaro che oro e argento, per contro, abbiano iniziato a guadagnare terreno, con quest’ultimo che ha toccato i massimi post-Lehman sopra quota $35 l’oncia.
Intanto le forze filogovernative fedeli al colonnello Gheddafi hanno iniziato a sparare sulla folla dei manifestatni a Tripoli. Al momento il petrolio sul WTI scambia in rialzo dell’1,55% a quota $103,49 il barile dopo aver toccato i massimi di 103,98. Si tratta dei massimi intraday dal 29 settembre 2008, quando i prezzi toccarano i livelli di $106,91. Il contratto sul Brent sale dell’1% in area $115,93 al barile e in seduta ha toccato punte di $116,40.
Il Dow Jones cede circa 100 punti trainato al ribasso da Hewlett-Packard, DuPont e JP Morgan, all’indomani della seduta migliore dell’anno e in una giornata che e’ stata caratterizzata oggi da dati migliori delle attese sul fronte del lavoro. Merck e’ l’unica a scamparla nel paniere delle blue chip.
L’indice di volatilita’ del Vix, considerata misura affidabile della paura che aleggia sui mercati, e’ salito sopra quota 19. A livello settoriale particolarmente colpiti sono i finaziari, gli industriali e il comparto delle utility.
Sul fronte valutario non senza qualche sbandamento l’euro, dopo la pubblicazione del report occupazionale, e’ tornato a guadagnare quota sul dollaro e si e’ portato in area a $1,40.