Ue: “Ripensare il nucleare”. E l’Italia? Neanche di striscio. Ma il 68% degli italiani e’ contro
ROMA – Alla luce di quanto sta accadendo in Giappone l’Europa si interroga sul futuro del nucleare. La cancelliera tedesca Merkel ha deciso la chiusura provvisoria di sette reattori e la Ue staprendendo in considerazione l’ipotesi di stress test per lecentrali. Anche la Russia ha avviato verifiche.
GERMANIA; IN PROSSIMI 3 MESI ATTIVI SOLO 9 IMPIANTI – Oltre la metà degli impianti nucleari tedeschi sarà fuori uso nei prossimi tre mesi in seguito alla decisione della cancelliera Angela Merkel di ‘spegnere’ temporaneamente tutte le centrali messe in servizio in Germania prima del 1980. Questa decisione, infatti, riguarda sette impianti su 17, ma un impianto – quello di Kruemmel, nello Schleswig-Holstein (nord), inaugurato nel 1983 – è già chiuso dal 2009 a causa di problemi tecnici. Il settore nucleare tedesco, quindi, opererà solo con nove impianti nei prossimi tre mesi, durante i quali verranno eseguiti i controlli sulla sicurezza dei reattori annunciati dalla stessa Merkel. Controlli, questi, che verranno estesi comunque anche alle centrali che rimarranno in attività. I sette impianti che verranno disattivati sono quelli di Neckarwestheim I e Philippsburg I nel Baden-Wuerttemberg, di Isar I in Baviera, di Biblis A e Biblis B in Assia, di Unterweser nella Bassa Sassonia e di Brunsbuettel nello Schleswig-Holstein. Nel complesso, i 17 impianti tedeschi forniscono il 23% del fabbisogno energetico del Paese.
FRANCIA; MINISTRO,CONTROLLEREMO CENTRALI UNA A UNA – Dopo quanto successo alla centrale giapponese di Fukushima, il governo francese ha deciso di controllare ”tutte le centrali” nucleari del Paese, ”una a una”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Ambiente, Nathalie Kosciusko-Morizet. ”Una riunione di crisi su questo tema avra’ luogo appena possibile, il Primo ministro me l’ha confermato” ha spiegato stamattina la Kosciusko-Morizet, ai microfoni della radio Rmc Info. La Francia, ha confermato davanti all’Assemblea nazionale il Premier Francois Fillon, non eludera’ ”nessuna delle domande sollevate” dalla catastrofe in Giappone. ”Ogni crisi, ogni incidente e’ l’occasione per rivedere la sicurezza delle nostre centrali” ha spiegato la Kosciusko-Morizet, durante un question-time all’Assemblea nazionale. Gli impianti francesi, ha aggiunto, sono ”dimensionati per resistere a certi tipi di rischio ai quali possono essere esposti in funzione della storia delle regioni”, e ”la trasparenza e’ organizzata dalla legge del 2006 intorno a un’autorita’ di sicurezza nucleare”, che puo’ arrivare fino alla decisione di chiudere un sito, se lo ritiene necessario. ”Ogni minima anomalia, ogni minimo incidente – ha concluso – in questo contesto, in Francia, dev’essere segnalato”.
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Nucleare, 68,4% degli italiani contrari alle centrali
Sette italiani su dieci sono contrari alla costruzione di centrali nucleari. Lo rivela un sondaggio realizzato da Fullresearch nei giorni dell’emergenza degli impianti in Giappone dove c’è il rischio di una nuova Chernobyl a seguito dei danni provocati dal terremoto. Il 68,4% dei mille intervistati si è detto contrario alla costruzione in Italia di centrali nucleari, mentre il 20,3% è favorevole. Il restante 11,3% non ha ancora sviluppato un’opinione al riguardo o preferisce non rispondere.
Il dato è indicativo se si considera che tra tre mesi, il 12 giugno, gli italiani saranno chiamati a votare il referendum abrogativo sul piano del governo per il ritorno al nucleare. Il quesito era stato presentato dall’Idv per abrogare la norma per la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. Si tratta di una parte del decreto legge recante “disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” firmato il 25 giugno 2008 e convertito in legge “con modificazioni” il 6 agosto dello stesso anno.
Nel quesito referendario ai cittadini è chiesto: “Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”.
Lo scorso dicembre la Corte di Cassazione aveva accolto l’iniziativa, dopo che la Corte Costituzionale a giugno aveva respinto i ricorsi presentati da 10 regioni (Emilia Romagna, Umbria, Toscana, Lazio, Liguria, Marche, Puglia, Basilicata, Molise e Calabria) contro la legge delega del 2009 che disciplina la localizzazione e l’autorizzazione agli impianti nucleari nel nostro paese
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I drammatici eventi in corso in Giappone portano i leader europei a interrogarsi sull’utilizzo del nucleare. Ieri la Merkel ha annunciato di prorogare di tre mesi la decisione di prolungare le operazioni dei 17 impianti nucleari al di là delle date fissate; e oggi ha parlato il commissario all’energia dell’ Unione europea, Guenther Oettinger.
“Dobbiamo sollevare un interrogativo – ha detto il funzionario in un’intervista televisiva al canala ARD – la domanda è se nel in futuro noi potremmo soddisfare i nostri fabbisogni energetici senza l’energia nucleare”. La crisi europea porta dunque l’Europa a riconsiderare il ricorso alle centrali nucleari dopo il disastro ancora in atto a Fukushima.
Preoccupazioni anche dall’Austria, che ha proprosto che gli impianti nucleari europei vengano sottoposti a stress test, al fine di rassicurare il popolo sulla loro sicurezza.
Tutto questo, mentre il presidente francese Nicolas Sarkozy ha proposto alle 20 maggiori economie del mondo di riunirsi il mese prossimo per discutere le conseguenze globali del terremoto, dello tsunami e della minaccia nucleare che hanno colpito il Giappone, terza economia del mondo. Un meeting di emergenza del G20 prevede anche la partecipazione di ministri dell’energia.
Anche la Francia dunque valuta la situazione e ragiona sul modo di gestire il nucleare. Non lo fa però l’Italia, che ha deciso di andare diritta per la sua strada, come ha confermato ieri il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo.
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(AGI) L’onda lunga dello tsunami nucleare giapponese e’ arrivata in Germania: il cancelliere Angela Merkel ha annunciato una moratoria di tre mesi sulla decisione, gia’ presa, di allungare di 12 anni la vita delle 17 centrali nucleari ancora in funzione, e a giorni saranno chiusi due degli impianti piu’ vecchi.
“Seguiamo muti e sconvolti gli apocalittici eventi del Giappone”, ha affermato il cancelliere.
L’energia nucleare e’ da tempo stato un argomento delicato in Germania, frutto di dibattiti accesi e proteste. L’anno scorso una presentatrice televisiva, la 32enne Charlotte Roche, si e’ offerta di andare a letto con il presidente Christian Wulff, in cambio della promessa di non rinnovare le vecchie centrali nucleari in funzione.
Inevitabile pertanto che la catastrofe in Giappone riaccendesse il dibattito sul futuro energetico del paese.
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(TMNews) – Le polemiche sul nucleare in Italia continuano, l’emergenza delle centrali giapponesi continua ad alimentare il dibattito sul progetto del Governo, confermato oggi dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Una presa di posizione che ha fatto scattare la reazione di Pd e Idv. “Non cambia la linea del governo rispetto al rientro nel sistema nucleare europeo”, ha affermato il ministro Prestigiacomo a Bruxelles: “I programmi del governo non devono essere e non saranno modificati”. Eppure i danni alle centrali giapponesi stanno riaprendo la riflessione un po’ in tutti i Paesi, a cominciare dalla Germania, e questo dà forza al fronte del no anche in Italia.
“Non capiamo l’ostinazione del governo e la sordità anche alla richiesta di buon senso di prendere del tempo per valutare quanto sta succedendo in Giappone”, ha detto la responsabile ambiente del Pd Stella Bianchi. “Il Governo si fermi in tempo, – ha affermato Antonio Di Pietro – altrimenti saranno i cittadini a bloccare questa follia suicida”. Stessa linea da Verdi e Sel, che per domani ha organizzato un sit-in davanti a Montecitorio. Il leader di Api Francesco Rutelli, poi, ha affermato che “alla luce di quanto sta accadendo in Giappone, un punto interrogativo enorme si proietta sul programma nucleare in Italia”, mentre la radicale Emma Bonino ha risolto la faccenda con poche parole: “Investire 30 miliardi di euro pubblici per ottenere il 4% di consumo finale di energia tra vent’anni non ha senso economico”.
Osservazioni che il Governo non sembra intenzionato ad ascoltare. Il ministro Prestigiacomo è tornata ad accusare “gli ambientalisti, le associazioni e i politici di centro sinistra” di “alimentare le paure” e “fare allarmismo”, evocando la tragedia in Giappone per attaccare i piani nucleari del governo con “macabre speculazioni a fini domestici”. Eppure, la questione comincia ad essere oggetto di discussione anche nel centrodestra: il deputato Fabio Rampelli ha detto che “una riflessione interna in materia non c’è stata” e ha chiesto di “lasciare libertà di coscienza” ai referendum su cui si voterà prima dell’estate. E anche Francesco Storace ha detto: “Sul nucleare la riflessione va fatta e seriamente. Sarebbe sbagliato ignorare quanto accade”.
Ma il ministro Renato Brunetta ha chiuso ogni spiraglio: “Si strumentalizza a fini politici e referendari”, e se la Germania ha chiuso due vecchie centrali, “c’è molta ipocrisia in queste decisioni. Se tutti dicessero ora stop al nucleare che fine farebbe il prezzo del petrolio?”.