Milano – Giornata di panic selling sui mercati azionari e delle commodities globali. Non solo l’azionario ha accusato gli effetti del crollo di Tokyo , che ha visto il Nikkei scivolare del 10,55%; ma anche le materie prime hanno assistito a un forte ribasso delle loro quotazioni, con l’oro che è capitolato al di sotto della soglia $1.400.
Riguardo ai listini del Vecchio Continente, Londra è riuscita comunque nel finale a limitare i danni, con il Ftse 100 che ha perso l’1,38%; decisamente peggio hanno fatto invece Milano (-2,01%), Parigi (-2,51%) e Francoforte: quest’ultima, dopo essere scivolata del 5% circa durante la mattinata, ha terminato la sessione in ribasso del 3,19%.
Pesanti cali anche per il petrolio, con i futures con scadenza ad aprile scivolati del 2,38% a $98,79 al barile. Di fatto, nella giornata di ieri, i contratti erano arrivati a scivolare fino a $97.81 al barile, testando il valore più basso in due settimane, ovvero dallo scorso primo marzo. Sotto pressione, con una perdita superiore al 3% anche il Brent, $sceso a 110.20 al barile.
I forti ribassi di Wall Street , che ha visto gli indici scendere nelle prime ore di contrattazioni tra il 2% e il 3%, in attesa della riunione della Fed , non hanno aiutato affatto il sentiment globale.
Tutti gli occhi sono rimasti puntati ancora una volta sul Giappone, sull’allarme nucleare nella centrale di Fukushima e sulle nuove scosse che sono tornate a colpire il paese.
Il Vecchio Continente si è così definitivamente arreso ai sell off, in preda a una volatilità che non si vedeva da parecchio: l’indice VStozz Index (V2X), poi, -che misura il costo per proteggersi contro i cali dei vari titoli – è balzato del 28%.
Sotto pressione a livello settoriale ancora gli industriali e i titoli legati al nucleare. Sulla borsa di Francoforte, in particolare, hanno pesato i ribassi di quasi il 5% di E.On, società attiva nel settore delle utility, dopo la decisione della cancelliera Merkel di sospendere per tre mesi la decisione sulla possibile estensione dei 17 impianti nucleari al di là delle date fissate.
Intanto riguardo alla Fed, si fa sempre più difficile il compito di Ben Bernanke . Sembra aumentare il solco tra i pochi falchi preoccupati per l’inflazione e il resto del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed. Tanto che il guru di Wall Street Marc Faber , facendo riferimento a un presidente della Fed che probabilmente guarda ogni giorno la performance dello S&P 500, non esclude che, nel caso in cui ci fosse una correzione dell’indice pari al 20%, il timoniere della Banca centrale Usa arriverebbe ad adottare un QE18, continuando a stampare ininterrottamente nuova moneta. Riguardo alla Bce, invece, la tragedia giapponese potrebbe cancellare la prospettiva di un rialzo dei tassi a fine anno, come dimostra l’andamento dei futures sull’Euribor.
Sul fronte valutario l’euro ha perso sul dollaro a 1.3960, calando anche contro lo yen a 112,90. Anche il dollaro è sceso contro la moneta nipponica, con il rapporto di cambio in flessione a 80,88.
Tornando nello specifico a Piazza Affari, il listino si è tinto quasi tutto di rosso, a eccezione di Enel Green Power (per l’interesse che sta tornando sui titoli delle società a energie rinnovabili, causa il dibattito sul nucleare), di Ansaldo (oltre +1%) e Prysmian (+1,25%). Bene anche Tod’s (+0,5%).
Forti vendite invece sull’assicurativa Intesa SanPaolo (-4,73%), Fiat Industrial (-4% circa), Fondiaria-sai (-4,3% circa), Banco Popolare (-4%), Luxottica (-3,7% circa), Fiat Spa (-3,5% circa), Fiat Industrial (quasi -4%) e Exor (-3,3% circa).