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Il verdetto di Roubini: Cina, una crescita sbilanciata e non sostenibile

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Roma – “L’economia (cinese) si sta surriscaldando ora, ma sono convinto che nel medio termine gli investimenti eccessivi avranno effetti deflazionistici sia internamente che a livello globale”. E’ quanto scrive in una nota ottenuta da Wall Street Italia, dal titolo eloquente “China’s Unbalanced, Unsustainable Growth Model”, l’economista Nouriel Roubini, dopo il recente viaggio nel paese.

Di fatto, il professore della NYU suggerisce alla Cina di procedere al più presto verso un apprezzamento della valuta, di ridurre i risparmi e aumentare i consumi. Il problema principale, infatti, è la non sostenibilità di una crescita basata sugli investimenti.

Ecco i punti citati dal professore della NYU.

– “A discapito di quanto effettivamente annunciato, di voler alzare la quota dei consumi interni sul Pil, i dettagli del nuovo piano di sviluppo continuano a puntare sugli investimenti, che includono la costruzione di case popolari, piuttosto che puntare su una revisione del sistema fiscale, su significativi trasferimenti fiscali o anche sulla riduzione della pressione fiscale”.

– “Nessun paese può essere talmente produttivo da reinvestire il 50% del Pil in nuovo capitale senza rischiare alla fine di far fronte a un massiccio eccesso di capacità e a un forte problema di crediti non esigibili. Di questo passo la Cina subirà un “hard landing”, ovvero una forte ricaduta già dopo il 2013. Il paese deve risparmiare meno e ridurre la quota delle esportazioni nette sul Pil, aumentando i consumi”.

– “Pechino ha investito eccessivamente in infrastrutture e proprietà. Chiunque visitasse il paese potrebbe notare che ci sono nuovi aeroporti e treni veloci praticamente inutilizzati, autostrade che portano nel nulla e palazzi governativi immensi”.

– “Ci vorranno circa due decenni di riforme per ridurre gli investimenti. I motivi per cui il tasso di risparmio è elevato sono i seguenti: i servizi pubblici scarsi, l’invecchiamento della popolazione, il sottosviluppo del credito al consumo, i servizi pubblici limitati”.

– “Un altro problema è rappresentato da alcune politiche adottate dal governo centrale, che hanno trasferito parte del reddito dalle famiglie (che da un punto di vista politico sono deboli) alle grandi aziende (che hanno un forte potere politico). Il risultato è una situazione in cui una valuta deprezzata rende le importazioni più costose mentre i bassi tassi di interesse sui depositi e i bassi tassi sui prestiti per i costruttori e per le aziende corporare si tramutano in una tassa sui risparmi e in una repressione della forza lavoro: quest’ultima si è già tradotta in un rialzo dei salari che è decisamente inferiore rispetto alla produttività”.

– “Per facilitare un aumento del reddito delle famiglie, la Cina deve consentire un movimento più flessibile della valuta, liberalizzare i tassi di interesse e aumentare i salari. Sarà inoltre fondamentale il processo di privatizzazione di alcune aziende statali”