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S&P: banche italiane si muovono su terreno difficile

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Milano – S&P emette una nuova nota sulle banche italiane, affermando che il profilo della raccolta è “buono e stabile” e che tuttavia “stanno procedendo su un terreno nuovo e difficile”. E’ quanto riporta il canale televisivo Cnbc.

Secondo quanto precisa l’agenzia di stampa Mf-Dow Jones, la nota dell’agenzia di rating precisa che “i costi di finanziamento stanno crescendo e stanno diventando un fattore prominente nel settore bancario italiano”. S&P spiega che “la redditivita’ continuera’ ad essere ridotta nei prossimi due anni”, aggiungendo che gli utili non dovrebbero riprendersi “nonostante abbiano toccato il fondo lo scorso anno”.

Questo deriva dal fatto che il sistema bancario “sta operando in un nuovo contesto, dove il costo del finanziamento e’ cresciuto significativamente a causa dei timori legati alla crisi del debito sovrano”.

Renato Panichi, credit analyst di Standard & Poor’s, sottolinea che lo sfondo sul quale operano gli istituti finanziari italiani e’ “caratterizzato da una crescita economica interna persistentemente bassa”, da costi di finanziamento “molto maggiori a causa dei timori” sulla crisi del debito sovrano “e dalle piu’ rigide regole sul capitale” stabilite da Basilea III.

Più in generale, il problema delle banche europee è tornato a far sentire la sua voce nelle ultime ore. In particolare, le autorità europee hanno avvertito che analizzeranno con molta attenzione i metodi di valutazione che vengono adottati dagli istituti di credito per stabilire l’ammontare delle possibili perdite derivanti dai bond dei debiti sovrani che detengono. Il monitoraggio avverrà in concomitanza con i nuovi stress test che saranno avviati sul settore quest’anno.

“Si cercherà di vedere se le banche stanno operando con cautela”, ha detto Andrea Enria, presidente della European Banking Authority (EBA), intervistato da Bloomberg. Stando alle previsioni, almeno 90 saranno le banche che manterranno un Core Tier 1 capital ratio sotto il 5%.

I test di quest’anno analizzeranno l’impatto che una eventuale contrazione dell’economia dello 0,5% e una contrazione del 15% del valore dei mercati azionari nel 2011 potrebbe avere sulle banche. Verranno inoltre analizzati gli effetti di un aumento di 75 punti base dei tassi di interesse sui bond europei e un aumento del tasso interbancario di 125 punti. Le banche che falliranno i test, avranno tempo fino alla fine del 2011 per mettersi in linea con i requisiti.

Intanto il Wall Street Journal lancia l’allarme su due istituti di credito tedeschi, che potrebbero fallire negli stress test: si tratta di NordLB e Helaba. Queste due banche, secondo quanto riporta il WSJ, sarebbero tra le poche sopravvissute ad aiuti pubblici dopo la crisi finanziaria. Al momento starebbero cercando di ristrutturare il capitale sociale prima della fine di aprile, ma probabilmente non riusciranno nell’intento.

Parole rassicuranti sugli stress-test arrivano invece da Peter Praet, nuovo membro della banca centrale europea, in un’intervista alla CNBC. La decisione di diverse banche di procedere ad un adattamento del capitale prima dei risultati dei test sarebbe un dato rassicurante sul sistema e che dovrebbe essere raccolto positivamente dal mercato.

Praet ha inoltre criticato la politica accomodante della BCE, con bassi tassi di interesse, spiegando che non aiuterà a migliorare la situazione dell’area euro e che la priorità deve essere data a combattere la crescita dei prezzi. Praet ha speso due parole anche sulla moneta unica, dicendosi convinto che non cadrà e che il mercato la pensa nella stessa maniera. Il valore attuale dell’euro, in giornata sopra 1,45 contro il dollaro, rappresenterebbe proprio questa fiducia del mercato.