Grecia: “Simulazione Default”, gli effetti saranno peggiori del collasso di Lehman Brothers
Roma – Se la Grecia scivolasse in una situazione di default, le “conseguenze sarebbero estreme, possibilmente peggiori del collasso di Lehman. E la stessa osservazione può essere fatta riguardo all’Irlanda e al Portogallo”. Parola di Jeremy Warner, assistant editor del The Daily Telegraph e tra gli opinionisti più noti nel mondo della finanza.
Warner ricorda le parole dell’analista David Owen, di Jefferies, che per semplificare la questione afferma. “Anche la Grecia è troppo grande per fallire”. Un default avrebbe un effetto finanziario tsunami in Europa, in quanto si tradurrebbe in forti svalutazioni dei bond detenuti dalle banche tedesche e di altri paesi: il passo successivo sarebbe dunque la necessità per gli istituti finanziari in questione di procedere a nuovi aumenti di capitale, proprio in un momento in cui le loro casse devono adeguarsi ai parametri di Basilea 3.
A crolllare per prima sarebbero ovviamente le banche greche, visto che esse sono i principali detentori del debito sovrano del paese: in questo scenario, continua Warner, “una svalutazione degli asset di un terzo ma anche della metà del valore totale darebbe il via a una catastrofe e a un vero e proprio collasso del sistema bancario della Grecia”. Ma non solo: il default provocherebbe anche il crollo del sistema pensionistico del paese, che tra i suoi asset ha anche i titoli di debito emessi da Atene.
L’opinionista del quotidiano britannico si interroga allora su una opzione. Visto che la situazione è seria, e visto che i tassi di interesse continuano a salire, si potrebbe riuscire a evitare conseguenze catastrofiche ricorrendo a un “soft default”, ovvero a una ristrutturazione, basata sull’estensione delle scadenze dei titoli di debito e sulla riduzione dei tassi di interesse da pagare su questi bond? Forse, ma per Warner una tale misura potrebbe non rivelarsi sufficiente.
Atene, infatti, si trova ormai in una situazione di “debito non sostenibile. I debiti sono a livelli così elevati che riuscire a dimostrare che la Grecia potrà farcela non è solo difficile e faticoso, ma praticamente impossibile. Gli interessi sono troppo alti perché l’economia riesca a farcela”.
C’è una cosa che però non convince l’opinionista: come è possibile che la dichiarazione del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble, sul rischio che alla fine la Grecia sia costretta a far ricorso a una ristrutturazione, abbia assunto le vesti di una “rivelazione”? “La dichiarazione è infatti talmente ovvia e ormai è conosciuta dai mercati da più di un anno”, continua Warber.
Sta di fatto, prevede l’opinionista, che forse alla fine la Grecia andrà in default, ma eviterà oculatamente una ristrutturazione volontaria almeno fino a quando l’ESM, ovvero il meccanismo di stabilità europea, non diventerà attivo nel 2013. Prima di allora, un ricorso volontario al default non farà bene a nessuno.