Società

S&P: outlook America “negativo”. In netto calo azioni e bond globali

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

NEW YORK – Chiude in calo Wall Street, con l’indice Dow Jones che cede 140,24 punti a quota 12.201,59 in flessione dell’1,14%. Il Nasdaq perde 29,27 punti a 2.735,38 (-1,06%). Lo S&P 500 lascia sul terreno 14,54 punti e termina a quota 1.305,14 con un calo dell’1,10%. La seduta ha segnato la flessione maggiore da un mese a questa parte, per effetto della revisione in negativo dell’outlook Usa operata da Standard & Poor’s, da ‘stasbile’ a ‘negativo’.

L’agenzia di rating S&P ha ribadito il rating di tripla A per il debito degli Stati Uniti, ma ha contestualmente ridotto l’outlook da stabile a negativo. E’ quanto riporta la televisione Bloomberg. Immediata la reazione dei mercati: i primi soffrire sono stati i Treasury, che sono al momento sotto pressione, colpiti da un forte sell off. Di conseguenza, i rendimenti dei titoli a dieci anni sono balzati subito al 3,452% dopo aver testato il minimo overnight al 3,36%.

Immediata la replica anche della Casa Bianca al giudizio di S&P. La decisione di Standard and Poor’s di rivedere in negativo il rating a tripla A degli Usa è un «giudizio politico» sostiene il consigliere economico della Casa Bianca, Austan Goolsbee. Parlando in tv , Goolsbee dice di non essere d’accordo con S&P e si è detto sicuro che gli Stati Uniti raggiungeranno un’intesa a lungo termine sulla riduzione del deficit di bilancio.

Intervistato da Class Cnbc, Peter Cardillo, di Avalon Partners da New York, ha sottolineato che la decisione di S&P è di fatto una “minaccia che avrà l’affetto di mettere in guardia il Congresso degli Stati Uniti, affinché si muova per tagliare il deficit”. Si tratta di un “warning, che in realtà era stato già scontato dal mercato dei metalli (che hanno continuato a puntare infatti verso l’alto). Non mi sorprenderei dunque di vedere toccare il dollaro scivolare del 2-3% nel corso di questa settimana”.

E di fatto l’oro arriva a salire fino al nuovo record a $1489 l’oncia dopo la decisione di S&P, con gli investitori che tornano a propendere per i beni rifugio. “Non si intravede una chiara intenzione da parte del governo e del Congresso americano di combattere il problema del debito e del deficit Usa e sui mercati….è panico”.

Immediata intanto la risposta del Tesoro Usa: “S&P sottovaluta la volontà di tagliare il debito”. In ogni caso, prosegue il dipartimento del Tresoro, “entrambi i partiti politici sono d’accordo che è arrivato il momento di iniziare ad agire per portare al ribasso il deficit, in termini di percentuale del Pil”.

Intanto, in questo momento, Cardillo consiglia gli investitori di continuare a puntare sui metalli e sugli energetici . “Dobbiamo posizionarsi verso investimenti che diano una certa sicurezza”. Alta la volatilità, con il Vix, l’indice di volatilità, che mette a segno un balzo del 21%.

Negativa invece la performance dei futures sul petrolio con scadenza a maggio quotati sul Nymex – che in realtà erano già in ribasso stamattina – eche ora però incrementano le perdite scendendo fino a $107,13 al barile, in flessione di più del 2,3%.

“Una notizia come questa non ce l’aspettavamo, è stato il timing che ci ha sorpresi, visto che gli Stati Uniti sembrano finalmente uscire dalla crisi, e i dati parlano di una economia in espansione – ha commentato a Wall Street Italia Carlo Aloisio, broker presso Unicredit MIB Brokerage – queste vendite si spiegano dunque con il timing di questo annuncio. Il momento è caratterizzato infatti già da una elevata volatilità, c’è preoccupazione per le sorti dell’Europa, e ovviamente l’effetto sorpresa del giudizio di S&P rende i mercati ancora più nervosi”.

Spiega intanto S&P nella nota: “l’outlook negativo sul rating del debito sovrano degli Stati Uniti segnala che riteniamo che ci sia almeno una possibilità su tre che potremmo abbassare il nostro giudizio di lungo termine sugli Stati Uniti entro i prossimi due anni. L’outlook riflette la nostra opinione secondo cui assistiamo al rischio maggiore che le trattative politiche su quando e come affrontare le sfide fiscali sia del medio che nel lungo termine persistano almeno fino al periodo successivo alle elezioni del 2010”.

Detto questo, “alcuni compromessi che potrebbero portare al raggiungimento di accordi sul programma di consolidamento di budget – dunque sull’ammontare del contenimento del deficit vicino a quello che è stato recentemente proposto, insieme a passi in avanti significativi nel raggiungere risultati entro il 2012- ci inducono a pensare che potremmo anche riportare l’outlook da “negativo” a “stabile”. Sicuro di questo è lo stesso gestore Aloisio, che ribadisce come quello di S&P possa essere stato anche un monito, affinchè il governo e il Congresso agiscano per mostrare ciò di cui sono davvero capaci fare. Aloisio afferma dunque che la tripla A non è affatto in pericolo e che, come ha anticipato S&P, potremmo assistere nei prossimi mesi anche a un ribaltamento del giudizio, quindi al ritorno di un out look a “stabile”.

Ma è anche vero che poi S&P continua: “Ma la mancanza di un qualsiasi accordo o un deterioramento fiscale ulteriore dovuto a qualsiasi motivo potrebbe portarci a esprimere altri giudizi negativi”. Intanto arriva il commento di Hugh Johnson. “Questo è un evento bomba. In realtà anche se non arriva alla stregua di una grande sorpresa, darà sicuramente una scossa ai mercati. Nel corso della settimana potremo assistere allo S&P che sfonda al ribasso quota 1.298 e scendere fino a 1.285; possibili flessioni ovviamente anche sul dollaro e nuovi acquisti sull’oro”, ormai vicino a toccare la soglia dei $1.500 l’oncia”.

Intanto le borse europee si allineano alla performance negativa di Wall Street e registrano pesanti perdite: a Milano il Ftse Mib perde il 2,68%, Londra fa -2,05%, Francoforte -2,27%, Parigi -2,45% e Madrid -1,91%.

”Ci sono il 33% di probabilita’ che il rating venga declassato entro due anni”, hanno detto gli esperti di S&P intervistati dalle Tv. Per S&P, l’approssimarsi delle elezioni presidenziali (novembre 2012) rende molto difficile, prima di quella data, un accordo bipartisan tra Congresso e Presidente per risanare i conti pubblici. Inoltre il piano del presidente Barack Obama di tagliare 4 mila miliardi di deficit federale in 12 anni potrebbe rivelarsi ”uno sforzo insufficiente” hanno rincarato la dose gli esperti di S&P.

Piccata la reazione del governo americano: ”S&P sottovaluta la capacita’ dei leader politici Usa di agire insieme per risolvere i problemi di bilancio del paese”, ha scritto il Tesoro in una nota. Poi, il consigliere economico della Casa Bianca, Austan Goolsbee, intervistato dalla rete tv Cnbc, ha accusato l’agenzia di rating di ”dare un giudizio politico”.

Di tutt’altra opionione la Dagong, la maggiore agenzia di rating cinese che, lo scorso novembre, ha declassato il debito pubblico Usa da AA ad A+. Il numero uno della Dagong, Guan Jianzhong, intervistato da Market News International, ha spiegato che se la sua societa’ utilizzasse la stessa medotologia delle agenzie di rating americane, ”gli Usa avrebbero sempre la tripla A”.

”Il piano di risanamento proposto da Obama non cambia la tremenda situazione del deficit pubblico (oltre il 10% del Pil, ndr) e non puo’ dunque servire per mantenere l’attuale livello del rating sul debito”, ha spiegato Guan. Senza altre misure correttive, ha spiegato Guan, la Dagong potrebbe tagliare ancora il merito di credito degli Usa.