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Libia: Tremonti-Bossi contro l’Innominabile. ‘Non ci sono soldi’

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Roma – Per finanziare nuove missioni all’estero non ci sono fondi, a meno che non si aumentino di due centesimi le accise sul carburante. Giulio Tremonti ha fermato Silvio Berlusconi. Anche per questo il Consiglio dei Ministri previsto per venerdì è slittato alla settimana prossima. Così stamani, durante la riunione del pre-consiglio, non è stata formalizzata nessuna data di convocazione. Sul tavolo c’è la questione Libia. E lo scontro tra il premier, favorevole ai bombardamenti, e Umberto Bossi, fermamente contrario a un ulteriore coinvolgimento del Paese, si è spostato così nell’esecutivo. Sullo scacchiere politico il carroccio ha deciso di muovere Tremonti. Ma anche Maroni a fine pomeriggio è intervenuto chiedendo il voto in aula.

Mostrando così con ulteriore evidenza la contrapposizione con il Pdl. Il ministro del Tesoro, infatti, è stato oggetto di un pesante attacco da parte del quotidiano di casa Berlusconi settimana scorsa, accusato dal ministro Galan di bloccare ogni iniziativa del governo per mancanza di fondi. La mossa di Tremonti di stamani è dunque una sfida aperta al premier. Bossi da giorni ormai mostra insofferenza nei confronti dell’alleato. Il Senatùr ha disertato i comizi milanesi del Cavaliere a favore di Letizia Moratti perché infastidito dai ripetitivi attacchi alla magistratura. “Meglio evitare, se vuole dire quelle cose le dica quando non ci sono io”, ha confidato ai suoi. Passi pure il rimpasto promesso ai Responsabili e annunciato dal premier e ora slittato a settimana prossima. Ma sulla questione Libia, Bossi si è infuriato. Soprattutto perché non ne sapeva nulla: il Cavaliere alleato non condivide più le decisioni, annuncia impegni difficili da mantenere e sta facendo una campagna elettorale a esclusivo interesse del Pdl. Con dei risultati apparentemente positivi: un sondaggio rivela che il partito di Berlusconi ha guadagnato 4 punti percentuali in una settimana grazie al caso Lassini. A Milano. Proprio dove la Lega puntava a raggiungere il 10-12%. “Ora basta”, ha sbottato. E così al “siamo diventati una colonia francese” tuonato ieri si è aggiunto oggi lo stop a ogni annuncio: “Non ci sono fondi”, messaggio fatto trasmettere da Tremonti.

Contemporaneamente però Bossi porta avanti anche la mediazione, evitando quindi lo scontro. E usa “l’ambasciatore” Roberto Calderoli che atterra a Roma insieme a Berlusconi, dopo la trasferta ad Alba per i funerali di Ferrero. E di Tremonti, fra l’altro, i due hanno parlato. Così arriva il segnale di distensione del Carroccio, affidato a Marco Reguzzoni: “Noi siamo con il governo, ma la Lega è e rimane contraria alla guerra in Libia”, ha dovuto ribadire il capogruppo alla Camera dopo un balletto di dichiarazioni che apparivano come un allineamento al governo. Tanto da mostrare il fianco all’opposizione, con il Pd che ha definito il Carroccio “a braghe calate”. Per chiarire che la posizione della Lega non è cambiata, è dovuto intervenire Roberto Maroni a metà pomeriggio. “La linea sulla Libia è e rimane quella dettata da Umberto Bossi, il resto sono variazioni sul tema” ma la partecipazione italiani ai raid è una “decisione sbagliata” adottata da Palazzo Chigi. “Non si può chiedere alla Lega di dire sempre sì”, ha aggiunto Maroni, “noi non siamo lì a schiacciare il pulsantino, siamo partner di Governo”. Non solo, ma Maroni chiede anche il voto in aula: “Mi sembra inevitabile che ci sia un passaggio parlamentare su una cosa così rilevante”. Che suona come una minaccia al premier sulla eventuale tenuta della maggioranza. Se qualcuno ha dei dubbi, basta leggere la Padania.

Emblematico l’editoriale di stamani de La Padania in cui Bossi è descritto come “d’umore assai più nero del consueto”. I padani intuiscono i “chiarissimi segnali di guerra. Bersaglio del malumore (termine assai soft) del leader del Carroccio sono le scelte non concordate, benché meno condivise del premier Silvio Berlusconi. Le missioni di cui Bossi non sapeva. E la questione “francese”. Il quotidiano di via Bellerio elenca il lungo “cahier de doleances che i vertici leghisti recapitano a Palazzo Chigi”. Questo “tocca tutti i dossier che hanno visto contrapposti, in questi mesi, gli interessi italiani e quelli francesi – si spiega – l’accusa, circostanziata e netta, nei confronti del Cavaliere è quella di non aver difeso minimamente le nostre posizione, di essersi fatto travolgere dalla prepotenza d’Oltralpe, ottenendo in cambio solo l’ok per Mario Draghi alla Bce. E’ un contentino inaccettabile”. Inoltre, si critica la “progressiva perdita delle eccellenze nazionali a favore di Parigi”, citando i casi di Parmalat ed Edison (“che è di Milano”, ha sentenziato Bossi). Ma ciò che ha fatto infuriare il senatur, “la goccia più pesante delle altre”, è stato l’annuncio della partecipazione italiana ai raid in Libia. “Vicende che dividono nel merito, e con tutta evidenza, le posizioni leghiste da quelle berlusconiane – spiega Passera – ma che richiamano a loro volta anche gravi questioni di metodo, per almeno due aspetti: primo le scelte del premier non sono state ne’ annunciate ne’ discusse e, tantomeno, vi è stato su di esse il semaforo verde del Carroccio, che è alleato fedele e responsabile, non certo cieco e sordo passacarte di qualsiasi stravaganza; secondo: tali scelte travolgono l’ottimismo in senso contrario di alcuni tra i migliori ministri di questo esecutivo, come Giulio Tremonti e Roberto Maroni.

“Insomma, – concldue La Padania – un vero disastro che in Via Bellerio è stato percepito come tale, in tutta la sua evidente gravita’ politica. L’articolo si conclude con la descrizione di Bossi impegnato in una doppia telefonata all’ora dei tg della sera: da una parte “intento a raccontare la propria posizione a Napolitano; dall’altra, con il direttore del quotidiano, Leonardo Boriani che “spiegava il senso dell’irritazione bossiana allo stesso ministro dell’Economia, Tremonti”. E sempre su La Padania, oggi, è apparsa una tabella sui costi delle missioni estere. Con la precisazione: “La missione in Libia non ha ancora un suo capitolo nel bilancio pubblico”. (da Il Fatto Quotidiano)

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Un colloquio telefonico ieri ”all’ora dei telegiornali” tra Umberto Bossi ed il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ne da’ conto la Padania che nel lungo editoriale a firma di Carlo Passera descrive l’ira’ del Senatur per ”le vicende che dividono nel merito, e con tutta evidenza, le posizioni leghiste da quelle berlusconiane”.

In merito alla telefonata con il Capo dello Stato, il quotidiano leghista scrive che il leader del Carroccio ha ”raccontato la propria posizione” a Napolitano, ovvero ha sottolineato che – sono parole virgolettate di Bossi – ”il Consiglio dei ministri non ha mai detto si’ ai bombardamenti”. La Padania sottolinea anche le ”gravi questioni di metodo” nelle decisioni del governo: ”le scelte del premier – si legge – non sono state ne’ annunciate, ne’ discusse e tantomeno vi e’ stato su di esse il semaforo verde del Carroccio, che e’ alleato fedele e responsabile non certo cieco e sordo passacarte di qualsiasi stravaganza”. Il quotidiano del Carroccio riporta poi un altro virgolettato di Bossi che si lamenta per come il premier si e’ comportato nei confronti di ”alcuni tra i migliori ministri come Giulio Tremonti e Roberto Maroni”.

”Ha fatto far loro – dice Bossi – la figura dei cioccolatai”. ”Dopo le dichiarazioni di Berlusconi, Gheddafi ci riempira’ di clandestini”, dice ancora il ministro delle Riforme, mentre il quotidiano sottolinea come ”l’efficacia delle misure di contenimento ideate dal Viminale e approvate ieri da Roma e Parigi, unico aspetto veramente positivo di un vertice chiusosi, per il resto, con un vero e proprio disastro”.

SLITTAMENTO CDM, FORSE PROSSIMA SETTIMANA – Salvo sorprese dell’ultima ora questa settimana non ci sara’ il Consiglio dei ministri. La riunione potrebbe tenersi, a quanto si apprende da fonti di governo, i primi giorni della prossima settimana. Questa mattina si e’ riunito il pre-consiglio dove pero’ non e’ stata formalizzata nessuna data di convocazione. Stando alle indiscrezioni circolate ieri il Consiglio dei ministri doveva tenersi venerdi’. Sul tavolo c’e’ sicuramente la questione Libia e le tensioni con la Lega Nord contraria ai bombardamenti. Oltre ai malumori del Carroccio, Berlusconi avrebbe dovuto fare i conti con i mal di pancia di alcuni ministri del PdL che avrebbero colto l’occasione per porre il problema di una maggiore collegialita’ nelle decisioni.

BOSSI, NO ALLE BOMBE. COLLE, RAID NATURALE SVILUPPO IMPEGNO ITALIA – Umberto Bossi e’ contrario alla decisione del governo di partecipare ai bombardamenti in Libia e annuncia battaglia in Consiglio dei Ministri, smentendo le parole del premier che aveva liquidato i contrasti con l’alleato con uno sbrigativo ”e’ tutto a posto”. Ieri sera il leader leghista ha rincarato la dose affidando una dichiarazione a ‘La Padania’ dove tira fuori tutta la rabbia verso il presidente del Consiglio.

”Siamo diventati una colonia francese- afferma -. E l’aver ceduto alle richieste di Parigi avra’ ”conseguenze gravissime”, a partire dall’arrivo massiccio di profughi. Poi la stoccata finale: ”Non e’ dicendo sempre si’ che si acquisisce peso internazionale”. “L’ulteriore impegno dell’Italia in Libia annunciato dal presidente del Consiglio Berlusconi costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall’Italia a meta’ marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio supremo di Difesa da me presieduto e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento”, aveva detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sostenendo con queste parole la decisione dell’Italia di partecipare a bombardamenti in territorio libico. Napolitano ha fatto riferimento al “piano di interventi della coalizione postasi sotto la guida della Nato”.

LA RUSSA, LEGA? CI PENSERA’ PREMIER, SPERO NO FRATTURA – Le ripercussioni sulla tenuta del Governo conseguenti alla contrarietà della Lega ai bombardamenti italiani in Libia sono “un problema che affronterà il presidente del Consiglio, il Consiglio dei ministri, ma non bisogna drammatizzare”. Lo dice a Mattino Cinque il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che aggiunge: “una frattura credo non ci sarà, anzi lo spero”.

Secondo La Russa “non bisogna drammatizzare” perché “La Lega non ha fatto mai mancare un voto. A differenza del Governo Prodi, il nostro Governo non ha mai avuto un contrasto in termini di voti su un problema di politica internazionale. Se poi non è neanche consentito aprire un dibattito e discutere, avere una diversa sensibilità, mi sembra eccessivo. Certo anch’io – ha aggiunto La Russa – avrei preferito che non ci fosse questa diversità di opinioni, ma quello che conterà alla fine sarà la capacità del Governo di rimanere unito e coeso. L’opposizione non potendo dire niente sulla linea della maggioranza, sta puntando su una eventuale frattura che credo non ci sarà, anzi spero non potrà esserci”.

I caccia italiani impiegheranno il proprio armamento in Libia “solo contro obiettivi chiaramente identificabili come militari, altrimenti non potremmo utilizzare i nostri assetti”. Ha detto il ministro della Difesa rispondendo ad una domanda sul rischio di vittime civili in seguito ai bombardamenti. “Un rischio – ha comunque precisato il ministro – che c’era già” perché finora gli aerei italiani hanno fornito copertura a quelli degli altri Paesi che effettuavano i bombardamenti e “non è che partecipare ad una missione con il ruolo di coprire quelli che utilizzavano i missili fosse eticamente diverso da quello che facciamo adesso. E’ come chi gioca a centrocampo e un altro a centravanti, ma la squadra è tutta una e il centravanti può fare gol solo se c’é il centrocampo che gli fornisce l’assist. Noi cambiamo ruolo ma continuiamo a giocare nella stessa squadra”.

Il fatto, poi, “che fino adesso non abbiamo messo a disposizione assetti di questo genere, non è dipeso – ha ribadito La Russa – da un fatto etico. Io, come ministro della Difesa, avevo concordato di mettere a disposizione certi assetti e fintanto che non ce n’é stata la necessità e non ce l’hanno chiesto insistentemente tutto è andato tranquillamente: avevamo un altro compito, in accordo con gli alleati. Nel momento in cui però ce lo chiedono, se l’Italia vuole continuare a svolgere il suo ruolo nella missione, non potevamo tirarci indietro”. In questo senso, ha precisato, “non abbiamo voluto, né potuto, dire di no”.

BERSANI, VERIFICARE MAGGIORANZA IN PARLAMENTO – “Davanti a contingenze così rilevanti non abbiamo una maggioranza né un governo che tiene la barra; e pertanto bisognerà verificare in Parlamento lo stato delle cose”. Lo dice il segretario del Pd Pierluigi Bersani intervistato da Sky tg24 sulle divisioni nella maggioranza sulla Libia.

VERSO SLITTAMENTO CDM, FORSE PROSSIMA SETTIMANA – Salvo sorprese dell’ultima ora questa settimana non ci sarà il Consiglio dei ministri. La riunione potrebbe tenersi, a quanto si apprende da fonti di governo, i primi giorni della prossima settimana. Questa mattina si è riunito il pre-consiglio dove però non è stata formalizzata nessuna data di convocazione. Stando alle indiscrezioni circolate ieri il Consiglio dei ministri doveva tenersi venerdì. Sul tavolo c’é sicuramente la questione Libia e le tensioni con la Lega Nord contraria ai bombardamenti. Oltre ai malumori del Carroccio, Berlusconi avrebbe dovuto fare i conti con i mal di pancia di alcuni ministri del PdL che avrebbero colto l’occasione per porre il problema di una maggiore collegialità nelle decisioni.

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Base del Pdl in rivolta sul web “Berlusconi che fai? No a diktat da Usa e Francia” (da Il Fatto Quotidiano)

Su ‘Spazio azzurro’, la bacheca online del sito del Pdl, diversi utenti appoggiano la posizione della Lega, contraria alla partecipazione dell’Italia ai bombardamenti in Libia. “Berlusconi zimbello di Obama e Sarkozy. Loro fischiano e lui ubbidisce”

La questione Parmalat, il caso Libia e le tensioni con la Lega Nord non agitano solo la maggioranza. A dividersi è anche il popolo di militanti che frequenta ‘Spazio Azzurro’, la bacheca online sul sito del Pdl. La maggioranza dei cyber-militanti boccia su tutta la linea le decisioni prese ieri dal premier Silvio Berlusconi nel bilaterale italo-francese.

“Silvio, sei troppo buono e così non va bene. Sarkò si è preso tutto. Ha ragione Bossi!!!!!”, scrive Claudio49. Un post intitolato ‘Berlusconi pasticci’ recita: “Il risultato del vertice sarà che i pazzi di Bruxelles avranno più potere sull’immigrazione. Pdl fuori di testa in politica estera ed immigrazione”. Mentre un altro è ancora più diretto: “Baci, abbracci, amicizia, ma la Francia la fa da padrone e noi – si legge – la prendiamo in quel posto. Come (quasi) sempre ha ragione Bossi”. Ad essere prese di mira sono poi le parole del Cavaliere sulla possibilità che Parmalat diventi francese: “Sarkozy ha vinto su tutta la linea: Libia, immigrati, Lactalys – scrive cesen42 – Silvio perché hai abdicato? Per favorire Draghi e l’Enel che oltretutto non sono tuoi amici? Sono deluso”. Critico pure l’utente Fr/I, che scrive: “Ho capito una cosa per levarci dalle scatole Draghi abbiamo ceduto Parmalat, incamerato immigrati e partecipato a una guerra che regalerà il petrolio ai francesi”. Anche un altro militante, Giorgio, decide di lasciare il suo sfogo sul web: “Opa Actalis truffa, con i nostri soldi di Collecchio. Trattasi di attività strategica anche per Edison. Si applichi la norma protettiva francese: decreto Tremonti”.

A scatenare il dibattito sono poi le tensioni con Umberto Bossi e la decisione di procedere con bombardamenti mirati sulla Libia. Una decisione che il popolo del Pdl sul web non gradisce: “Chiaramente se Berlusconi si fa convincere da Obama e Sarkozy e bombarda la Libia io voterò Lega Nord’’. In un altro che si firma dal maso si legge: “Sono molto preoccupato e deluso da questo vostro desiderio di fare la guerra alla Libia. Non sono d’accordo che bombardiate i libici. Ripensateci”. In un altro post intitolato proprio Libia c’è l’invito: ‘Non facciamoci comandare dalla Francia e dagli Usa. La seconda guerra mondiale è finita da un pezzo. Vediamo di non far cominciare la terza. L’Italia aborrisce la guerra”. Meno diplomatico è Perplexus: “Sono dispiaciuto e deluso di vedere Berlusconi diventato lo zimbello di Obama e Sarkozy. Loro fischiano e lui ubbidisce”.

In minoranza chi difende le scelte del Cavaliere. Scrive alba: “Basta con questi leghisti o legaioli… sanguisughe del ns grande Silvio che debba sopportare ancora via la lega dal governo… cosa vuole Bossi… sa solo abbaiare!”. E su un altro post si legge: “Bene Berlusconi al vertice con Francia concreto e diretto, niente pillole indorate. Pragmatico e realista. Lo vorrei sempre così”. Pro Berlusconi anche l’intervento di Avanti: “Silvio continua così e scarica quello zappaterra di Bossi. La Lega è una sanguisuga; rivada nella melma dove stava”. Tra i naviganti c’è chi si chiede come si faccia “a votare Lega. Sono furbi – si legge – quindi Bondi, Verdini e Cicchitto svegliatevi. Campano sulle disgrazie altrui i leghisti. Senza di noi non esisterebbero”. “Bravo Silvio – recita un altro post – finalmente hai deciso di bombardare Gheddafi; non ti preoccupare di quelli della Lega che se continuano a dire di no, perderanno una valanga di voti”. Infine c’è chi prova a mettere pace tra i due alleati: “L’Italia non deve bombardare. La Lega deve smettere di favorire la sinistra. Pdl e Lega devono vincere le elezioni, basta litigare per far vincere la sinistra!”.

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Durissimo scontro Bossi-Innominabile e spaccatura nel governo. Il Senatur: ‘L’Italia e’ diventata una colonia francese’. Una telefonata con il premier non placa l’ira del leader Lega (falso quindi che “sia tutto a posto” come sbandiera Palazzo Chigi): “Non si acquisisce peso internazionale dicendo sempre sì”. Tra il premier e il presidente francese un do-ut-des con cui hanno giocato partite per soli vantaggi personali, in politica estera ed economia. Sul piatto: 1) bombardamenti in Libia; 2) Draghi alla Bce; 3) Parmalat ai francesi. Napolitano si fa trascinare in questa arrogante politica di interessi di parte.

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Il suo no ai bombardamenti italiani in Libia l’ha espresso gia’ ieri, a caldo, attraverso il ministro Roberto Calderoli. E le telefonate di Silvio Berlusconi di oggi non l’hanno fatto arretrare di un passo: Umberto Bossi era e resta contrario alla decisione di Palazzo Chigi.

”Non sono d’accordo”, dice senza mezzi termini il Senatur annunciando battaglia in Consiglio dei Ministri e smentendo le parole del premier che, nel pomeriggio, aveva liquidato i contrasti con l’alleato con uno sbrigativo ”e’ tutto a posto”. In serata il leader leghista rincara la dose affidando una dichiarazione a ‘La Padania’ dove tira fuori tutta la rabbia verso il presidente del Consiglio. ”Siamo diventati una colonia francese – afferma -. E l’aver ceduto alle richieste di Parigi avra’ ”conseguenze gravissime”, a partire dall’arrivo massiccio di profughi.

Poi la stoccata finale: ”Non e’ dicendo sempre si’ che si acquisisce peso internazionale”. Dunque, quella che sembrava essere all’inizio una normale dialettica tra alleati si e’ via via trasformata in un vero e proprio scontro che potrebbe trovare una soluzione solo dopo un vertice tra i due leader. Una distanza quella tra Bossi e Berlusconi che e’ anche lessicale.

”Guerra”, la chiama esplicitamente il leader del Carroccio; mentre il Cavaliere preferisce parlare di ”intervento su obiettivi militari”. ”Le guerre non si fanno e comunque non si annunciano cosi”’, aveva detto Bossi nel pomeriggio contestando al premier anche un errore di metodo e rivelando tutto il suo malumore verso la scelta di Palazzo Chigi di affidare a un comunicato l’annuncio della decisione di bombardare che, si legge tra le righe, evidentemente il Senatur ha appreso a cose fatte. Una sorta di appunto alla mancanza di collegialita’ che dovrebbe sottendere passi politici importanti che ricorda le critiche di esponenti del Pdl alla ”gestione personalistica” di Tremonti.

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“Dopo le dichiarazioni di Berlusconi, Gheddafi ci riempirà di clandestini”. Non è positivo il giudizio del leader della Lega, Umberto Bossi, sulle dichiarazioni rese dal presidente del Consiglio durante il vertice intergovernativo di questa mattina a Villa Madama con il presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy. Chiuse a fatica le polemiche con il vicino d’oltralpe sulla gestione dei migranti – con la decisione di rivedere il trattato di Schengen per i cittadini tunisini – si apre così per Berlusconi uno scontro tutto interno alla maggioranza.

A non piacere a Bossi è stata soprattutto la decisione del governo italiano – o almeno di una parte – di avere un ruolo attivo nelle operazioni militari in Libia. “Non sono d’accordo sui bombardamenti. – ha detto Bossi – E dobbiamo pensare, oltretutto, che se andiamo a bombardare poi ci toccherebbe pure ricostruire”. A nulla sono servite le spiegazioni di Berlusconi durante il vertice, che ha sottolineato come quelli italiani saranno “inteventi con razzi di estrema precisione su singoli obiettivi militari, dove si possa eslcudere con certezza la possibilità di danni alla popolazione civile”.

Una decisione che ha invece trovato completamente d’accordo il presidente Sarkozy, tra i primi a spingere per un forte intervento in Libia. “Ma non è dicendo sempre di sì che si acquisisce peso internazionale – ha continuato Bossi – Ormai siamo diventati una colonia francese”. Se quindi da un lato per Berlusconi il vertice di oggi è stato “un incontro molto positivo”, non la pensano così i suoi alleati. E più freddo è stato anche lo stesso Sarkozy, che ha ammesso: “Tra Italia e Francia ci sono delle tensioni, non ha importanza sapere di chi è la colpa, ma non hanno motivo di esistere”. Un passaggio dell’incontro tra i due leader è stato dedicato anche alla Siria, nuovo fronte caldo di proteste anti-regime. “Siamo molto preoccupati per gli sviluppi e le numerose vittime. – ha dichiarato Berlusconi – Facciamo un appello forte alle autorità di Damasco affinché diano un seguito concreto e immediato alle riforme annunciate”.

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La Merkel tace sulla candidatura di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea, mentre in una Berlino che sarebbe rimasta “sorpresa”, secondo il quotidiano tedesco Handelsblatt, dall’aperta presa di posizione della Francia a favore del governatore di Bankitalia, un portavoce del governo tedesco ribadisce che sulla successione a Jean-Claude Trichet si deciderà “a giugno”.

Oggi il presidente francese Nicolas Sarkozy, al termine del bilaterale con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Roma, ha annunciato che sosterrà Draghi come successore di Trichet. Il governo tedesco – scrive l’Handelsblatt – ha reagito con prudenza: “Su una successione dell’attuale presidente della Bce si deciderà al prossimo vertice Ue a giugno”, ha dichiarato il portavoce del governo Steffen Seibert. Interpellato sulla questione, rileva per parte sua il Financial Times Deutschland (Ftd), Berlino continua ad evitare una presa di posizione ufficiale. “E’ evidente – scrive l’Handelsblatt nell’edizione online – che il governo tedesco è rimasto sorpreso dal sostegno pubblico dato da Sarkozy a Draghi”. Appena la settimana scorsa un portavoce della cancelleria aveva rassicurato che non c’era fretta sulla questione dei candidati alla Bce. Sugli eventuali candidati il governo tedesco si “esprimerà a tempo debito”, secondo Seibert. Sul tutto la cancelliera Angela Merkel resta quindi “nascosta”, almeno fino al vertice dell’Ue in programma il 24 giugno. (TmNews)

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Vertice Italia-Francia, Sarkozy: “Creare gruppi europei, sì a Draghi alla Bce”

Convergenza anche sugli altri temi. Berlusconi cede sulla modifica di Schengen e il presidente francese si dice soddisfatto della scelta italiana d’intervento in Libia. Pronta una lettera per i vertici Ue: necessario un maggiore coinvolgimento.

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

“Un incontro molto positivo”. Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi ha definito il vertice intergovernativo a Villa Madama con il presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, appena concluso. Quasi “un cappotto micidiale” invece per il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Quella che per Bersani è una vittoria della Francia su tutta la linea, per i due leader riuniti oggi è “una convergenza totale” sui tanti temi affrontati, come ha dichiarato il premier italiano durante la conferenza stampa a margine della riunione. Durante il suo intervento, il presidente del Consiglio ha anche accennato alla recente decisione del governo di frenare sull’energia nucleare, nonostante “siamo assolutamente convinti che sia il futuro per tutto il mondo”, ha detto.

Berlusconi ha così spiegato il motivo della moratoria governativa: il timore dell’opinione pubblica dopo il disastro di Fukushima avrebbe reso il nucleare “impossibile per anni”. Meglio aspettare “uno o due anni perché si tranquillizzino”, ha concluso. “Il governo si è messo a tappetino” con il partner francese, è ancora il commento di Bersani. “Tra Italia e Francia ci sono delle tensioni, – ha dichiarato Sarkozy sul merito dell’incontro – non ha importanza sapere di chi è la colpa, ma non hanno motivo di esistere”.

Nemmeno sulla gestione dell’immigrazione e sulla questione libica, quindi. Proprio su quest’ultimo punto, il presidente francese ha sottolineato di aver accolto positivamente la decisione italiana di un maggiore coinvolgimento militare. Non si tratterà di bombardamenti, ha chiarito ancora una volta Berlusconi, ma di “inteventi con razzi di estrema precisione su singoli obiettivi militari, dove si possa eslcudere con certezza la possibilità di danni alla popolazione civile”. Un passaggio dell’incontro è stato dedicato anche alla Siria, nuovo fronte caldo di proteste anti-regime. “Siamo molto preoccupati per gli sviluppi e le numerose vittime. – ha dichiarato Berlusconi – Facciamo un appello forte alle autorità di Damasco affinché diano un seguito concreto e immediato alle riforme annunciate”.

Il coinvolgimento in Libia. Durante il vertice, Berlusconi e Sarkozy hanno discusso al telefono con il leader del Comitato nazionale transitorio di Bengasi, Mustafa Jalil, per fare il punto della situazione. Entrambi i leader hanno ribadito ancora una volta la necessità di un appoggio internazionale al Cnt e di un passo indietro di Muammar Gheddafi. Jalil ha ringraziato l’Italia per la decisione di utilizzare i propri veivoli in azioni militari in Libia. Scelta del tutto condivisa anche dal presidente francese che, sin dai primi momenti delle operazioni, aveva richiesto un maggiore coinvolgimento.

Una decisione difficile, ha dichiarato Berlusconi, “per il passato coloniale e per i trattati di amicizia siglati con il popolo libico, ma riteniamo che del nostro intervento ci sia bisogno”. Anche perché, ha specificato il premier italiano, era stato richiesto dalla Nato e dagli Stati Uniti. Nessun problema con i vertici della Lega, secondo Berlusconi, nonostante il Carroccio si sia opposto con fermezza. “Ci siamo già sentiti – ha spiegato il premier – e li richiamerò anche tra poco per spiegare la questione”. Ma il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, insiste: “La Lega Nord è contraria alla guerra. Questa è la posizione che porteremo con Umberto Bossi al prossimo Consiglio dei Ministri”. “Calderoli si basa su informazioni complete” è la risposta del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che domani riferirà insieme al ministro degli Esteri, Franco Frattini, davanti alle commissioni riunite Esteri-Difesa di Camera e Senato.

Dichiarazione congiunta sul tema immigrazione. I due leader hanno firmato una dichiarazione congiunta su Libia e Nord Africa, con la richiesta alla Ue di una maggiore cooperazione – anche sul piano degli investimenti – con i paesi della sponda sud del Mediterraneo. Durante il vertice, inoltre, è stata decisa la nomina di due stretti collaboratori di Berlusconi e Sarkozy, che si occuperanno di “affrontare il tema immigrazione, sviluppando i trattati già esistenti”, ha spiegato il premier italiano. Che ha voluto anche porre fine alle polemiche di questi giorni con la Francia a proposito dei permessi temporanei ai migranti tunisini.

“Non hanno diritto all’asilo, è un’immigrazione economica, non dovuta a nessuna guerra”, specificava l’Eliseo. Oggi, Berlusconi ha dato pubblicamente ragione al collega francese, riconoscendo lo sforzo della Francia “superiore cinque volte a quello italiano”. “Nessuna accusa quindi”, ha chiarito. Insieme alla dichiarazione congiunta, i due leader hanno firmato una lettera, indirizzata al presidente dell’Unione europea, Herman Van Rompuy, e al presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, con alcune proposte di modifica provvisoria del trattato di Schengen, in situazioni eccezionali, e la richiesta di potenziamento dell’agenzia Frontex, il sistema di pattugliamento europeo delle frontiere esterne. “E’ necessaria la solidarietà di tutti i Paesi della Ue”, ha concluso Berlusconi.

Lactalis-Parmalat, sì a gruppi italo-francesi. “Crediamo nel futuro dei gruppi europei, l’abbiamo sempre detto”, ha spiegato il presidente francese riguardo al capitolo economico dell’incontro. Che, proprio stamattina, ha visto scendere in campo il gruppo d’oltralpe Lactalis con l’opa lanciata per l’acquisto del gruppo italiano Parmalat. Una proposta “non ostile”, ha spiegato Berlusconi, che pure ha ammesso quanto sia singolare che l’iniziativa sia arrivata proprio questa mattina, data dell’appuntamento tra i due Paesi. La strada che Italia e Francia intendono percorrere, nel caso Lactalis-Parmalat e più in generale, è quella di una co-partecipazione.

Per raggiungerla, secondo Sarkozy, è naturale “un periodo di tensione, per mettersi d’accordo”. “Voi avete le piccole e medie imprese, noi i grandi gruppi. – ha continuato il presidente – Non c’è bisogno di farci la guerra”. Massima disponibilità da parte della Francia, invece, ad appoggiare la candidatura di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea. Il presidente Sarkozy si è detto “molto felice” di sostenere la figura di Draghi, “perché è una persona di grande qualità, e in più é italiano”.

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E ora a Bossi chi glielo va a dire? Nessuno l’ha informato della telefonata di Obama, nonostante Palazzo Chigi sapesse con 24 ore di anticipo che il presidente Usa si sarebbe fatto vivo (addirittura, una bozza di comunicato stampa era già stata stilata dai diplomatici). Maroni è caduto dalle nuvole al telefono con La Russa. L’unico leghista ad avere con largo anticipo sentore degli sviluppi era stato Calderoli, sempre con le orecchie dritte. Però chi l’aveva informato era stato respinto con un «ma dai, figurati se Berlusconi davvero manda i nostri aerei a bombardare…».

Invece Silvio li ha mandati. Contraddicendo agli occhi dell’alleato padano tutto quanto aveva sostenuto finora. E nonostante gli fosse ben chiaro il pensiero di Bossi, illustrato durante l’ultimo Consiglio dei ministri: «La Costituzione ci vieta di entrare in guerra. E noi abbiamo già inflitto, con il colonialismo, troppe sofferenze al popolo della Libia. Per quanto ci riguarda, non avremmo dovuto nemmeno mettere a disposizione le basi. Ma di armare gli aerei, non se ne parla…».

Si annuncia per il governo un passaggio da brivido. La formula adottata («aumentare la flessibilità operativa dei velivoli») è sufficientemente ambigua per lasciare margini al compromesso. Inoltre le Camere verranno solo «informate», dunque non ci sarà teoricamente bisogno di un voto in aula. Probabile che lo scontro politico venga condotto a livello di Commissione. Decisivo sarà il ruolo dell’opposizione, e dei centristi in speciale misura. Tuttavia, ben che vada a Berlusconi, lo schiaffo al Carroccio è di quelli destinati a lasciare il segno.

Tanto più che dalle parti di via Bellerio a Milano aleggia un sospetto, quasi una certezza: la svolta bellicista del Cavaliere non è stata imposta da Obama, bensì adottata in previsione del vertice odierno con Sarkozy. E sottintende una sorta di scambio con il presidente francese, un «do ut des» che avrebbe come contropartita dei nostri missili non lo sblocco del contenzioso sugli immigrati, ma il lasciapassare dell’Eliseo a Draghi, governatore di Bankitalia e candidato a guidare la Banca centrale europea.

Niente di peggio, nell’ottica della Lega: le ragioni dei popoli sacrificate a quelle della finanza. Il bello è che fino a quattro giorni fa il Cavaliere la pensava esattamente come Bossi. «Mai e poi mai le bombe sulla Libia», alzava la voce nelle riunioni ministeriali, «abbiamo ricostruito quel Paese e adesso non possiamo raderlo al suolo».

Tuttavia le sue certezze avevano incominciato a vacillare mercoledì scorso, dapprima al telefono col britannico Cameron, e poi nell’incontro con il senatore americano Kerry. Un peso l’ha esercitato La Russa, con un suo ragionamento che nulla ha di guerrafondaio, semmai s’iscrive al realismo politico: «Di fronte a una catastrofe umanitaria di tali proporzioni, puoi tenertene fuori soltanto se gli altri non insistono. Ma se ti chiedono con fermezza di intervenire, come fai a tirarti indietro?».

È l’argomento con cui Silvio tenterà di placare l’Umberto, non potevo fare diversamente gli dirà. Parlerà di «carneficina» a Misurata, riferirà quanto ha saputo dal ministro della Difesa, cioè che perfino i chirurghi di Emergency sono ripartiti via mare dalla città sotto assedio, Gino Strada non se l’è sentita di esporli ulteriormente.

Proverà ad aggiungere, il Cavaliere, che solo i nostri aerei sono dotati dagli strumenti che tutti gli altri ci invidiano, Stati Uniti compresi, missili ad altissima precisione, per cui il rischio di colpire civili è veramente basso, non saremo noi a fare vittime innocenti… Facendo forza a se stesso, Berlusconi spiegherà che gli insorti ci supplicano, «fate qualcosa» è la loro richiesta, e che dire no in queste condizioni potrebbe sembrare un atto di egoismo dovuto a calcoli di politica interna.

Ma allo stato delle informazioni che giungono dalla Lega, la risposta di Bossi è un’incognita politica vera. Allarga le braccia Calderoli: «Chi può sapere come reagirà? Io no di certo». E se non lo sa lui…