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Smentita la Fed: impatto del rincaro delle commodity duraturo

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New York – Interpellati sulle opportunita’ di investimento nel 2011 e oltre, gli analisti concordano sul fatto che il “superciclo inflativo” non sara’ solo un fenomeno transitorio. La parola d’ordine per proteggersi e’ come sempre diversificare, ma soprattutto “go global” e farlo nei mercati emergenti che hanno valutazioni convenienti ai livelli attuali.

Tali paesi non vanno solo tenuti d’occhio per i prezzi vantaggiosi pero’. Le potenzialita’ sono enormi perche’ milioni di persone stanno entrando a far parte della classe media e consumeranno sempre di piu’. Nei mercati in via di sviluppo si assistera’ di conseguenza a un boom dell’uso delle carte di credito.

La video conference “Striking the right balance” organizzata da Legg Mason sulle “opportunita’ di investimento mondiali nel 2011 e oltre” non poteva capitare in un momento migliore. Un team all star di analisti e money manager con un’ottica globale e’ stato intervistato nel tardo pomeriggio di mercoledi’ proprio in concomitanza con la decisione della Federal Reserve di mantenere i tassi invariati allo zero e confermare le strategie straordinarie di allentamento monetario sino a fine giugno, come previsto fin da novembre.

Il vero cambiamento nel linguaggio utilizzato dal comitato FOMC e’ stato quello riguardante i prezzi al consumo, che “sono aumentati negli ultimi mesi”. Ciononostante i tassi sono stati lasciati li’ dove sono. E proprio su questo punto sia Tim Schuler, Senior Vice President and Investment Strategist di Permal Asset Management, che Stephen Smith, Managing Director & Portfolio Manager di Brandywine Global, che David Nadel, Portfolio Manager & Director of International di Research per Royce & Associates, che Claudio Brocado, money manager per i paesi emergenti di Batterymarch Financial Management, sono d’accordo: il rincaro delle commodity non e’ affatto un fenomeno transitorio e sara’ la chiave per gli investimenti dell’anno in corso e di quelli successivi.

Alla Federal Reserve ovviamente “piacerebbe che l’inflazione fosse transitoria e che le pressioni sui redditi finissero di farsi sentire”, dice Schuler, ex direttore delle alternartive di business in Australia e Asia per Credit Suisse. Ma la banca centrale ha molto lavoro da fare: “Se il settore privato non ce la dovesse fare da solo a trascinare la ripresa, infatti, dovra’ essere stabilizzato tutto” e la politica monetaria subirebbe un cambiamento drastico.

Per Nadel l’inflazione delle materie prime e’ un “superciclo destinato a durare”. Per questo i consumatori da tenere d’occhio sono quelli dei mercati emergenti, con l’attenzione dei money manager che si dovrebbe spostare li’ e non essere piu’ solamente focalizzata sui consumi della maggiore economia mondiale.

“Quando si analizzano i movimenti parabolici di alcune commodity, come ad esempio l’argento, di solito si e’ portati a pensare che non possano essere sostenibili. Ma questo e’ un caso differente. Un po’ come successo nel 2003, quando gli Usa invasero l’Iraq si pensava che fosse un effetto temporeaneo (effetto della guerra) e invece sappiamo come e’ andata a finire”. Ovvero, il livello dei prezzi e’ rimasto su livelli molto elevati.

Per parola di Brocado, analista specializzato nei mercati in via di sviluppo, “il rialzo dei prezzi delle materie prime e’ qui per rimanere” ed e’ la tendenza principale dei mercati oggi come oggi. Non e’ un segreto che il rincaro del greggio e’ un rischio. “Nel nostro portafoglio sono presenti societa’ europee che fanno soldi con i mercati emergenti e anche molte aziende americane esportano nei paesi in via di sviluppo, quindi non prevediamo un crack del settore emergente, pero’ c’e’ da stare attenti”. Smith sostiene anch’egli che “il rincaro del petrolio e’ molto negativo per la crescita economica: e’ un fenomeno anche globale che non riguarda solo gli Usa”.

Cosa fare pertanto? Brocado e’ convinto che compensare il portafoglio con asset che beneficeranno di un tale rincaro e’ la scelta piu’ ovvia. Ad esempio puntando sulla crescita dei consumi nei paesi emergenti: “Milioni di persone in Brasile, ma anche Cina e India, stanno entrando nella categoria della middle class, bisogna approfittarne”. A rappresentrare una sfida per i portafogli di investimento sono invece le strette nei paesi industrializzati conseguenti proprio all’inflazione”.

Perche’ se e’ vero che gli stati del G-20 dipendono dai mercati in via di sviluppo allo stesso tempo si puo’ anche dire il contrario. A questo proposito, assicura Brocado, i paesi piu’ in pericolo sono gli industrializzati, dove “la nuova fase di rialzi dei tassi infliggera’ un duro colpo ai mercati, mentre la maggior parte dei paesi emergetni si avvia verso la fine del processo di stretta”.

Il “consumer debt” nei paesi emergenti, ovvero l’utilizzo delle carte di credito, “e’ un processo che richiedera’ del tempo per maturare, ma quando lo fara’ l’effetto sara’ positivo per i consumi in quelle economie”, dichiara Brocado che aggiunge: “Le implementazioni delle politiche di stretta in Europa e Usa sono un pericolo che non e’ ancora scontato nei mercati” invece e sara’ un duro colpo per i mercati emergenti”.

Cambiando argomento, concentrandosi sul tema delicato delle strategie piu’ specifiche da attuare, come lo stock picking, Nadel vede le Small Cap ormai vicine ai massimi e pertanto da evitare se possibile. “E’ un investimento rischioso se si guarda alle valutazioni di prezzo”. Ma come per tutti i settori, “c’e’ sempre un posto dove trovare valore, ad esempio tecnologici Usa e Giappone piu’ di recente”. Nel Russel, tuttavia, e’ sempre piu’ difficile fare stock picking. Il modo ci sarebbe, sottolinea l’analista di Royce & Associates, ma rappresenta un pericolo.