Bangkok – Un tonfo, quello delle commodities, a cui non si assisteva da anni, se non da decenni. Il panic selling, perchè si è trattato di questo, ha spinto al ribasso materie prime e metalli preziosi e ha fatto tra le peggiori vittime l’argento.
I futures sul metallo prezioso con scadenza a luglio si preparano infatti a concludere la settimana peggiore da almeno il 1975. Le quotazioni scambiate sul Comex di New York hanno continuato a cedere senza sosta, fino a $34,895 l’oncia. Di fatto, la flessione è stata la quinta consecutiva questa settimana e il bilancio è a dir poco negativo: la perdita totale è pari al 28%.
Ma nemmeno l’oro se la passa bene: era dall’ultima settimana del febbraio del 2009 che non faceva così male, con un calo settimanale di circa il 5%. Guardando alla giornata odierna di contrattazioni, alle 9:05 italiane l’argento scambiava a $35,08, in ribasso di $1,151 (-3,18%). L’oro invece ha iniziato la giornata in leggero rialzo (+0,39%) a $1.487,2.
“Sebbene l’aumento dei requisiti sui margini sia stato il driver principale che ha portato l’argento al ribasso, anche la forza del dollaro ha contribuito al ribasso”, ha scritto poi in una nota Marc Ground, analyst per Standard Bank, secondo quanto scrive Bloomberg. “Il movimento dell’argento ha poi trascinato al ribasso i metalli preziosi”. E Lachlan Shaw, analista del settore commodity prezzo Commonwealth Banok of Australia, ha sottolineato che “ulteriori ribassi nei prezzi dell’argento sono possibili”.
Il crollo delle ultime sedute si spiega ora non solo con l’aumento dei margini richiesti nelle operazioni di trading – questo è il caso dell’argento -, ma anche anche con il recente andamento del dollaro e i timori sull’arrivo di una deflazione. I dati economici comunicati di recente dal fronte americano non hanno convinto infatti gli economisti: e qualcuno inizia a chiedersi se, invece di preoccuparci dell’inflazione, non dobbiamo per caso temere la deflazione. Certo, una importante prova del nove arriverà proprio oggi, con la pubblicazione del rapporto sull’occupazione Usa previsto per le 14.30 ora italiana.
Intanto, le prospettive di una minore domanda a livello globale hanno colpito anche i futures sul petrolio, con il Wti che ieri è scivolato sotto la soglia dei $100 al barile, soffrendo il calo settimanale più consistente del 2011 (-12%). Alle 9:05 italiane, scambia a $99,19, in calo dello 0,61%, mentre il Brent è sui $110,39 (-0,37%).
E che dire poi anche di altri metalli scambiati a Londra: lo zinco è sceso al minimo da novembre, attorno $2.094,50 la tonnellata, mentre il nichel ha testato quota $24.455 la tonnellata, il valore più basso dal mese di gennaio.