New York – In linea con le rivolte e il clima di cambiamento politico in corso nei paesi MENA – Medio Oriente e nord Africa – la stabilità e le opportunità di investimento sembrano ancora lontane. Solo gli ultimi mesi hanno fatto capire al mercato l’importanza cruciale di questi mercati e il ruolo chiave che svolgono in ambito internazionale.
La morte del tanto ricercato Bin Laden potrebbe essere un inizio di questo atteso clima di stabilità nella regione; clima che gli investitori attendono. Certo, il leader di al Qaida è solo una pedina di un quadro assai più grande, vario e problematico, ma c’è chi già intravede un margine di miglioramento sostanziale.
Miglioramento che comunque dovrebbe essere graduale, con l’outlook che indica ancora rischio e volatilità. Un rally che potrebbe durare solo pochi giorni.
Ma le prospettive future sembrano promettenti. “I paesi del Medio Oriente e del nord Africa offrono delle grandi opportunità di investimento nel lungo periodo”, ha detto Paul Herber, co-portfolio manager del fondo Forward Frontier Strategy, in un’intervista concessa a MarketWatch. “Tuttavia, gli investitori dovranno sempre tenere d’occhio le varie problematiche nei singoli paesi, oltre che nella regione”.
Rischi che non dovrebbero esaurirsi in poco tempo, con milioni di persone nel mondo arabo che chiedono maggiori diritti e opportunità economiche. Si pensi che tutto è iniziato in Tunisia, dalla protesta di un venditore di verdure. Dopo pochi mesi sappiamo tutti il livello attuale della situazione nella regione. Dopo i primi due pedoni – re – caduti nelle rivolte, i presidenti di Tunisia ed Egitto, ora anche altri paesi vedono i propri leaders a rischio.
Dunque, sebbene vi siano le basi di lungo, gli investitori avranno bisogno di segnali chiari e decisi prima di investire in questi paesi. La stabilità politica è infatti uno dei fattori chiave in termini economici. Si guardi all’indice azionario dell’Egitto, l’EGX 30, in calo del 30% da inizio 2011. E gli altri indici della regione non sono da meno: Dubai -0,97% , Bahrain -2,5%, Kuwait -6,6% e Marocco -5,3%. L’indice dell’Arabia Saudita, poco colpito dalle rivolte, sembra invece essere rimasto immune (+0,9%).
L’attenzione è ancora concentrata sulla regione, con Libia, Yemen, Iran e Iraq i paesi più a rischio.